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Gabriele Fabbri: Il mutamento climatico. Unità Didattica di Geografia.
24 Giugno 2007
 

La Scuola in TELLUSfolio si arricchisce di agili unità didattiche di Geografia politica ed economica che potranno anche intrecciarsi con altre discipline come la Storia o l’Economia Politica o il Diritto per itinerari pluridisciplinari. Curerà, da ora in poi, questo settore sul giornale on line, il prof. Gabriele Fabbri, docente all’ITC-Liceo “Gottfried Leibniz” di Bormio. Le sue unità didattiche intelligentemente divulgative, da anni proposte in varie scuole valtellinesi, denotano spirito sperimentale e fiducia nelle nuove tecnologie. Poi la sua provenienza da una regione italiana come l’Emilia Romagna, dove si effettuano le maggiori sperimentazioni ottenendo i migliori successi pedagogici in Italia, spiegano tale vocazione illuministica.

 

Claudio Di Scalzo

 

 

IL MUTAMENTO CLIMATICO
NEI SUOI DIVERSI ASPETTI

 

 

MUTAMENTO CLIMATICO

Il clima della Terra si è riscaldato mediamente di 0.6 C° negli ultimi 100 anni.

Il riscaldamento negli ultimi 50 anni può essere attribuito alle attività umane, che hanno causato un aumento dei Gas serra e particolarmente dell’anidride carbonica (Biossido di carbonio: CO2) attraverso: la combustione di combustibili fossili; la deforestazione tropicale, piuttosto che a cambiamenti naturali.

Le attività dell’uomo stanno, inevitabilmente, cambiando le condizioni naturali della Terra.

 

 

INNALZAMENTO DELLE ALPI

I ghiacci delle Alpi continuano a rimpicciolirsi.

Dal 2004 a oggi il ritiro dei ghiacciai della Valle d’Aosta, ad esempio, è stato in media di 30 metri con punte anche di 70-80 metri nei pressi di Cogne.

Ciò, oltre alla naturale spinta della placca africana verso quella eurasiatica, porta ad un ulteriore innalzamento delle Alpi. Questo avviene perché ad una minore pressione sulla crosta terrestre (per la riduzione dei ghiacciai) corrisponde un innalzamento di quest’ultima.

Le Alpi si alzano anche di 1,6 mm all’anno, ma ben 0,9 mm di sollevamento sono legati allo scioglimento dei ghiacciai. Ciò può provocare uno stress geologico, per la rapidità del fenomeno, che può portare ad un aumento dei fenomeni sismici.

Il fenomeno è già ben visibile in Groenlandia.

Fino al 2002 si verificavano non più di 15 sismi all’anno, ma nel 2003 i sismi sono saliti a 20, nel 2004 sono stati 24 e 32 nel 2005.

 

(Articolo “Meno ghiacci, e le Alpi crescono di più”, La Repubblica, 15/6/06)

 

 

SIGNIFICATO E CAUSE DELLA DESERTIFICAZIONE SECONDO L’ONU

In base alla definizione della Convenzione ONU, la desertificazione è un processo di «Degrado dei terreni coltivabili in aree aride, semi-aride, sub-umide in conseguenza di numerosi fattori, comprese le variazioni climatiche e attività umane».

Le principali attività umane responsabili della desertificazione sono: le coltivazioni intensive che esauriscono il suolo; l’allevamento del bestiame che elimina la vegetazione, utile a difendere il suolo dall’erosione. Infatti, su suoli a debole struttura quali sono quelli delle terre asciutte, il sovrapascolamento e l’intenso calpestìo favoriscono l’attivazione di processi di desertificazione attraverso l’erosione eolica, cui segue l’erosione per ruscellamento, il taglio degli alberi che servono invece per trattenere il manto superficiale del terreno, ora invece dilavato dalle piogge.

 

 

INNALZAMENTO DEI LIVELLI DEI MARI

Gli studi che di anno in anno si succedono mostrano un quadro sempre più allarmante.

Gli analisti inglesi sostengono che, se il trend attuale di emissione di gas serra resterà inalterato, entro la fine del secolo ci saranno 8.8 gradi in più.

Un aumento di 8.8 gradi vorrebbe dire catapultare il pianeta in un clima che non è stato sperimentato negli ultimi 45 milioni di anni, epoca in cui non esistevano le calotte polari e i mari erano 150 metri più alti del livello attuale.

Tuttavia le oscillazioni delle varie previsioni per il futuro ci suggeriscono la cautela.

L’IPCC (Task force di scienziati dell’Onu) prevede che la tendenza verso il caldo farà crescere il livello dei mari fino a 88 centimetri entro il 2100.

Significa l’inondazione di grandi città costiere come New York, Venezia… e la fine di interi arcipelaghi come le Maldive, dove l’altezza media del territorio è di un metro s.l.m.

 

(Articolo “2100,New York sott’acqua…”, La Repubblica, 10/7/04)

 

 

RIMEDI

Il cuore del problema sta nel tipo di energia che usiamo.

Dobbiamo uscire dalla dipendenza dal petrolio che è il principale responsabile della crescita dell’effetto serra.

Ma la contro mossa principale consiste nel rilancio delle fonti rinnovabili, a cominciare dall’eolico che oggi è la più economica, ma anche dal sole.

 

(Articolo “2100, New York sott’acqua…”, La Repubblica, 10/7/04)

 

 

L’IMPEGNO DEGLI ENTI LOCALI PER L’AMBIENTE

Mentre tanti governi rallentano il loro impegno contro l’effetto serra in attesa di un accordo globale del Procollo di Kyoto, al contrario tanti enti locali, non solo in ambito nazionale, operano seriamente contro l’innalzamento del clima. Un esempio positivo è Varese Ligure, in provincia di La Spezia, premiata dall’UE perché ricava il 98% dell’elettricità da impianti eolici e fotovoltaici. La Toscana produce il 28% di elettricità sfruttando le energie rinnovabili, record nazionale. Tirano con la prima centrale a biomassa italiana. Alto Adige che con 27 centrali a biomassa produce il 15% del proprio fabbisogno sfruttando energia rinnovabile.

A Faenza (Ravenna), nel nuovo quartiere di Santa Lucia, le case sono state costruite secondo principi di sostenibilità ambientale: utilizzo di materiali naturali e locali, grande cura nell’isolamento termico, recupero dell’acqua… Questa realizzazione è il frutto della partecipazione al progetto europeo “Ecoquartiers”, che coinvolge Francia, Spagna, Grecia, Italia e Tunisia.

Verde pensile”, e cioè quei tetti che, al posto di tegole, lamiere, cemento, consistono in prati e giardini. Assorbe polveri, rumori e inquinamento, migliora il microclima (tiene gli edifici più caldi in inverno e più freschi in estate), e trasforma spazi inutilizzati in superfici fruibili. Diffusissimi in molti paesi europei (soprattutto in Germania, Austria, Svizzera) come pure nel mondo (dal 2001 il comune di Tokyo dà incentivi a chi vi ricorre), i tetto verdi cominciano a prendere vigore anche in Italia. Nel 2006 è entrata in vigore la norma Uni con indicazioni dettagliate per la realizzazione di questi tetti.

 

(Articoli: “2100,New York sott’acqua…”, La Repubblica, 10/7/04; “Sotto i tetti verdi si vive meglio” di Cinzia Toto, Gardenia)

 

Gabriele Fabbri


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