Qui, nel Calamaro Gigante (arthiteutis rex), proponiamo un’esplorazione da ‘Archeologia del linguaggio’ (rubricata in www.archeomedia.it): la parola italiana ‘calamaro’ (In inglese è ‘squid’. In francese è ‘calmar’).
L’idea dello Zingarelli (= 'calamaro o calamaio, per il liquido che contiene') merita un calamaio rovescio in faccia.
È vero che il latino, lingua madre dell’italiano, sembra non avere subito una parola conforme, ma due sinonimi, sepia e, più stretto, lolligo.
Lolligo mostra un possibile LUL ligo ‘avvinco al falso’1 molto più convincente dell’idea che si è preso un calamaio in faccia. Il latino tardo dà però calamariu. Il ‘latino tardo’ è un’espressione che abbiamo imparato a riqualificare ‘trovato in testi tardi’. Parole poco usate non possono, ragionevolmente, venir chiamate autorevolmente ‘di lingua tarda’ che lascia immaginare un’evoluzione tarda.
Calamaucus, cuffia, è in Ernout e Meillet –indoeuropei molto seri; non come il signore che si sta ripulendo il viso–: cuffia è un’idea che il calamaro dà; mot étranger, sans doute oriental. Calamus (indien kalamah). Derivati calamarius, calmar –cioè calamaro-.
Questa espressione ci fa supporre KAL AMAR, ‘toro rinforzato’ in sumero, con IU via del Cielo. Un ‘toro degli abissi’ collegato ad un Cielo ambiguo, ed anche falso (LUL)?
Do ad uno dei SAG GI, teste nere, la possibilità di riempire il calamaio e rilanciarmelo!
Invito tutti i non belligeranti a leggere KAL AM in Lettura sumera di nomi biblici: BA AL dal 1° al 31 luglio su www.siagrio.it /Antares.
Carlo Forin