La mostra Ragione e sentimento Sguardi sull’Ottocento in Toscana, curata da Carlo Sisi con Giovanna Giusti, nell’ambito delle manifestazioni del “Genio Fiorentino 2007”, presenta l’Arte dell’Ottocento in Toscana attraverso una serie di autoritratti degli artisti che la rappresentarono e una selezione di disegni degli artisti stessi.
Le opere provengono dal Corridoio Vasariano, dai Depositi degli Uffizi, dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e dalla Galleria d’arte Moderna di Palazzo Pitti.
La mostra è un grande libro d’Arte, unico nel suo genere, una serie di autoritratti, che come un album fotografico, danno volto ad artisti di cui conoscevamo le opere ma non la fisionomia; pagine sfogliate con la riverenza dovuta al genio di un passato che convive con il presente in luoghi insigni e museali, custodi e testimoni di opere non sempre visibili ma non per questo inferiori; le immagini in video ci aprono le porte di questi luoghi in cui lavorarono gli artisti e in cui le opere trovano collocazione: Palazzo Pitti, la Specola, il Giardino dell’orticoltura, Ponte Vecchio, Santa Croce, il Cimitero Protestante detto degli inglesi, l’Atrio di Palazzo Gianfigliazzi e solo per citarne alcuni.
La musica, in sottofondo, fa da cornice allo scenario e ci guida lungo le quattro sezioni alla conoscenza degli artisti e delle loro opere.
Artisti e opere che segnano momenti di intimità e di vita fiorentina: Elisa Baciocchi fra gli artisti della sua corte di Pietro Benvenuti; La peste di Firenze descritta da Boccaccio di Luigi Sabatelli; La morte di Filippo Strozzi di Giuseppe Bezzuoli, ove si legge in basso a penna:<< Filippo Strozzi morto nella Fortezza da Basso in Firenze/ quadro fatto per il cav. Na Puccini 1839. Giuseppe Bezzuoli Signor di Capraia>>/Raimondo Zaballi (Zabagli), autoritratto mentre dipinge il suo gatto. << E’ Raimondo Zaballi/che contando quaranta e poi sett’anni/Sano, scevro d’affanni/E grato alle carezze del suo gatto / Sta pingendo il promessogli ritratto>>; testimoni di evoluzioni e cambiamenti nell’arte, nello stile di vita e nel costume: Domenico Morelli, il raffinato Giovanni Boldini, Giovanni Fattori, l’elegante Raffaello Sernesi, la magnifica Louisa Grace Bartolini tra pizzi, velluti e vezzi e Jean Baptiste Camille Corot, Antonio Canova, Pietro Benvenuti.
La mostra oltre al fattore estetico, sollecita la curiosità e l’informazione: ogni sguardo, ogni disegno diventa strumento di comunicazione di un fatto, di un personaggio, di un momento di intimità, di un episodio storico, di un modo di vivere; una mostra inusuale nel tema e nell’organizzazione espositiva, apparentemente semplice nella lettura, ma profondamente articolata su un materiale ricco di spunti per un’indagine che sotto il tono della curiosità svela, attraverso gli autoritratti, informazioni e verità su fatti e personaggi;un nuovo modo di fare Storia, Arte e Letteratura, linguaggi che il pensiero associa per una conoscenza ad ampio raggio.
La mostra, suddivisa in quattro sezioni, dal Neoclassicismo al Simbolismo, accomuna gli artisti nei rispettivi ambiti epocali che essi stessi contraddistinguono con l’espressione del volto, con la forgia dell’abito, con l’intensità dello sguardo in una molteplicità di stili e di tecniche.
Un percorso utilissimo sotto il profilo didattico e metodologico.
La mostra offre sia ai fiorentini che ai turisti l’opportunità di conoscere una parte del patrimonio d’arte fiorentino e la sua scansione nel tempo, così come dicono i curatori della mostra:
(…) Nella collezione degli Uffizi gli autoritratti dei pittori dell’Ottocento sono particolarmente numerosi, in prova che l’aspirazione ad essere presenti con la propria identità poetica nelle sale della Galleria non si era estinta col venir meno dell’impulso mediceo, ma aveva trovato nuovo alimento nei progetti della politica lorenese e quindi nell’interesse collezionistico dei direttori dell’Italia unita. Si tratta di un panorama pressoché completo, una sorta di dizionario degli artisti italiani e stranieri che consente di attraversare l’intero secolo documentando fisionomie, caratteri e, di conseguenza, i fatti cruciali della cultura figurativa che, in Toscana, ebbe esiti di grande rilievo anche in seno al panorama artistico nazionale.
La mostra raccoglie dunque una selezione di pittori che, nel corso del XIX secolo, furono protagonisti di un dibattito estetico incentrato soprattutto sulla ritornante dialettica fra ragione e sentimento, fra ideale e reale, fra analogia della natura e osservazione oggettiva del dato: componenti che, d’altra parte, impegnarono i teorici del tempo in polemiche non estranee agli altri ambiti della cultura contemporanea, dalla letteratura alla musica ai fatti di costume, tanto che divenne naturale estendere i termini del dibattito critico alla moderna categoria di “arti sorelle”.
L’arco di tempo preso in considerazione ha suggerito inoltre di organizzare il percorso in quattro principali sezioni entro le quali distribuire gli autoritratti a loro volta accompagnati da disegni degli artisti stessi – scelti fra quelli conservati al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi – con la funzione di rendere evidente la matrice stilistica di ogni pittore, quasi spiandola nella quotidianità dell’atelier; oppure di rivelare componenti significative della loro indole, o ancora di dimostrare la militanza di alcuni di essi nei movimenti che caratterizzarono il secolo: quelli che appunto scandiscono le “quattro” stazioni della mostra (…) (C.S.: * dal dépliant della mostra)
NEOCLASSICISMO
La corte di Elisa Baiocchi, disegnata e poi dipinta da Pietro Benvenuti, inaugura il percorso alludendo sia al magistero accademico del pittore aretino che allo scenario di eleganza neo-classica entro il quale si muovevano i massimi rappresentanti della cultura del tempo: da Canova, ritratto mentre presenta alla granduchessa la sua effigie ideale, agli stranieri come François Xavier Fabre che dalle stanze della contessa d’Albany diffondevano a Firenze il gusto internazionale del grand tour. L’autoritratto di Giuseppe Collignon ricorda la presenza dei toscani a Roma in anni di grande fervore sperimentale ma anche di gravi sommovimenti politici, che favoriranno l’emigrazione a Firenze dei francesi Louis Gauffier e Bénigne Gagnereaux con il conseguente apporto di aggiornamenti figurativi, sull’onda dell’esperienza davidiana e della cultura mitteleuropea, evidenti ad esempio nella posa “filosofica” di Antonio Fedi.
PURISMO E ROMANTICISMO
Nel lungo periodo del governo di Leopoldo II il dibattito fra “classici” e “moderni” condurrà al superamento delle rigorose analogie neoclassiche in favore prima del purismo di Lorenzo Bartolini, quindi dell’emozione romantica tradotta nelle coinvolgenti narrazioni della pittura di storia o nelle inchieste sulla natura e i suoi aspetti relativi verificabili nelle opere di Luigi e Giuseppe Sabatelli, ma soprattutto in quelle di Giuseppe Bezzuoli, che adeguava i generi della pittura al livello da essi raggiunto nei quadri storici di Francesco Hayez. Il paesaggio trovava nello stesso tempo interpretazioni sentimentali nelle opere di Giuseppe Canella , il cui autoritratto esprime l’intenso temperamento dell’uomo romantico, mentre i puristi militanti nella compagine dei nazareni, come Carl Vogel von Volgestein, avrebbero trovato alla scuola di Luigi Mussini una soddisfacente risposta in merito all’idea di un’arte nutrita dal culto dei “primitivi” e quindi basata sul primato del disegno.
REALISMO
La “scoperta” del vero, sulla metà del secolo, introduce alla crisi dell’autorità accademica e al manifestarsi di concezioni estetiche portate in Toscana dal napoletano Domenico Morelli e fatte proprie dai giovani del Caffè Michelangelo che, sulla base dell’indagine oggettiva sui dati del reale, affidano alla poetica dei colori complementari e alla sintesi della forma la loro aspirazione a superare i resistenti canoni dell’Accademia. Raffaello Sernesi, fra i primi, dipinge vedute essenziali ma vivide di luce naturale; Giovanni Fattori si applica invece ai temi della storia moderna, introducendo nella rappresentazione l’analisi dei sentimenti e la nobilitazione dei gesti del lavoro; di pari passo Amos Cassioli e Giovanni Boldini riformano il genere del ritratto, inteso come folgorante istantanea sulle peculiarità dei caratteri.
NATURALISMO E SIMBOLISMO
La dialettica fra Naturalismo e Accademia, manifestata al massimo grado dal capolavoro di Antonio Ciseri, i Maccabei, provoca con le sue alterne vicende il superamento della poetica macchiaiola a favore di nuovi dialoghi con l’arte europea: la pittura dei campi di Giuseppe Cannicci integra problemi sociali e qualità estetiche nel senso voluto dalle più aggiornate correnti del tempo; la pittura di storia di Ussi e di Sorbi corrisponde alla fortuna dei contemporanei revivals di matrice anglosassone; l’arte fiorentina, nelle sue componenti molteplici dimostra insomma, alla fine del secolo, di aprirsi alla cultura europea condividendone il clima intensamente letterario e favorendo, anche alla presenza in città di pittpri stranieri come Arnold Böcklin, il consolidarsi di inquieti estetismi. Gli sguardi degli artisti ci raccontano questa secolare vicenda e la mostra ne vuole fissare, sullo sfondo di inedite “mattinate fiorentine”, la presenza vitale e coinvolgente.
Artisti: Lorenzo Bartolini, Giuseppe Bezzuoli, William Blundell Spence, Giovanni Boldini, Arnold Böcklin, Giuseppe Canella, Niccolò Cannicci, Antonio Canova, Amos Cassioli,, Antonio Miseri, Giuseppe Collignon, Jean-Baptiste-Camille Corot, François-Xavier Fabre, Giovanni Fattori, Antonio Fedi, Bénigne Gagneraux, Louis Gauffier, Michele Gordigiani, Alessandro Lanfredini, Domenico Morelli, Giuseppe Moricci, Luigi Sabatelli, Giuseppe Sabatelli, Raffaello Sarnesi, Raffaello Sorbi, Stefano Ussi, Willem Henri van Schaik, Carl Vogel von Vogelstein.
Ragione e sentimento. Sguardi sull’Ottocento in Toscana.
Sala delle Reali Poste- Piazzale degli Uffizi.
Firenze 14 maggio-1 luglio 2007
Feriale e Festivo ore 10.00-17.00
Lunedì chiuso
Ingresso libero
Informazioni
Tel.055 213560/284034