Nel momento in cui leggerete queste note, è possibile che si sappia l’esito dell’iniziativa radicale e di Nessuno tocchi Caino per quel che riguarda la moratoria delle esecuzioni capitali nel mondo. Quale che sia, e anche nella non improbabile ipotesi che il Governo italiano disattenda ancora una volta gli impegni cui Parlamento italiano e Parlamento europeo l’hanno chiamato ad assolvere, registriamo un indubbio dato positivo: la richiesta radicale, contenuta in un appello al Governo è stata fatta propria da una cinquantina di premi Nobel, da altrettante personalità internazionali, da decine di ONG, da centinaia di parlamentari europei e nazionali, da sedici presidenti di regione, da cinque regioni, da una cinquantina di presidenti di provincia, da centinaia di sindaci... L’iniziativa ormai è loro, dalle nostre è passata nelle loro mani. Non è più un SÌ o un NO a noi, ma a loro. A loro bisogna render conto e dare spiegazione.
Non ne siamo soddisfatti: ben altro avrebbe dovuto e potuto essere l’impegno del servizio pubblico radio-televisivo. Però è indubitabile che siano stati strappati spazi di informazione, dibattito e confronto che solo qualche mese fa non erano immaginabili. Se poi si tiene conto che tutto questo è il frutto e il risultato di non più di cento persone, con i mezzi limitati che tutti sappiamo, la vicenda ha del miracoloso.
In parte (minima) siamo riusciti a scalfire l’ostracismo che dura da anni nei confronti di Marco Pannella, che continua a vedersi precluse le trasmissioni di approfondimento politico. Da questo punto di vista, il problema c’è ancora tutto.
Se in questi giorni ci sono stati spazi di informazione su temi e proposte radicali, lo si deve al lungo sciopero della fame e della sete di Pannella; all’occupazione della sede RAI di viale Mazzini a Roma da parte di deputati e esponenti radicali; alla mobilitazione di decine di radicali in tutta Italia. Senza questo, il silenzio e la mancanza di informazione sarebbe stata totale.
Rimane dunque intatta la questione di un risarcimento di informazione da parte del servizio pubblico sulle proposte e i temi dell’iniziativa radicale: dalla giustizia alla libertà di ricerca scientifica, dalla laicità alla moratoria delle esecuzioni capitali: temi in cui c’è stato reale confronto e dibattito.
L’informazione, ancora una volta, come sempre, è la questione con cui dobbiamo fare i conti. Governi, Parlamenti, chi deve e può, certamente verranno “aiutati” nel loro fare, se sanno che l’opinione pubblica dei loro paesi “sa” ed è in condizione di giudicare. Se per quattordici anni si è potuto procrastinare e rimandare ogni impegno, è appunto perché quasi mai si informava, si conosceva, si dibatteva.
Per quel che riguarda noi radicali, la battaglia per la moratoria internazionale delle esecuzioni capitali, è solo un capitolo – grande e nobile – di una più complessa e vasta “agenda”: che comprende “Irak libero” ed “esilio per Saddam”; la proposta perché Turchia, Israele e paesi del Magreb facciano parte dell’Unione europea; il Satyagraha mondiale, la comunità della e delle democrazie, e molto altro. Bisognerà attrezzarsi, prepararsi per il lancio e il rilancio di queste iniziative. La situazione evolve rapidamente, e in direzione che richiede - lo vediamo giorno dopo giorno - risposte urgenti e adeguate. È bene acquisirne coscienza e consapevolezza.
In questo quadro diventa decisiva la campagna di iscrizioni a Radicali Italiani e al Partito Radicale Nonviolento Transnazionale. Mettiamola così: con la vicenda Welby, le marce di Natale e di Pasqua, la battaglia per la moratoria e le mille altre iniziative, abbiamo fatto un’eccellente semina. Ora però è necessario comprendere e far comprendere che tutto ciò rischia di essere pregiudicato in modo irreparabile se non si dà forza e fiducia al soggetto politico. Non è uno slogan, è una scelta di campo: chi è d’accordo con le nostre iniziative e battaglie politiche, o ci sceglie; oppure ci scioglie.
Gualtiero Vecellio
(da Notizie radicali, 18 giugno 2007)