Ho partecipato alla conferenza “ADHD, disturbo da deficit d'attenzione e iperattività - Malattia o invenzione?” tenutasi giovedì 14 c.m. presso la sala consiliare del comune di Gassino (TO). I relatori erano sia consiglieri comunali che dottori (medico, psichiatra e neuropsichiatra infantile). A fine conferenza si è aperto un dibattito a volte anche acceso sulla questione ADHD e bambini e la proposta di legge regionale per le “norme in materia di sostanze psicotrope su bambini e adolescenti” (N. 405 presentata in Regione Piemonte il 20/2/2007).
Sia il medico che lo psichiatra hanno affermato che non esiste a tutt'oggi un test biologico che dimostri uno squilibrio di qualche tipo riconducibile a qualsiasi malattia mentale, mentre nella sua presentazione il neuropsichiatra infantile ha menzionato “disturbi psichici in età evolutiva di componente biologica, disturbi psichici genetici e biologici, ecc.”.
A mia domanda diretta nella quale esprimevo di essere confuso visto le due opposte affermazioni e dove chiedevo chiarimenti se l'ADHD fosse o no una malattia, mi sono sentito rispondere dal neuropsichiatria infantile che non è una malattia ma un “disturbo”.
È una vergogna che si giochi sulla vita di bambini e persone con termini come “non è una malattia ma un disturbo” così da poterlo “curare” con psicofarmaci anfetaminici (è stato detto che il Ritalin e altri hanno già causato la morte di 400 persone nel mondo) da dare a bambini di 8 anni quando d'altro canto non si vorrebbero avere neanche gli spinelli nella scuola!
È uno scandalo ed è incredibile che la “base scientifica” per fare la diagnosi di ADHD sia composta da banali domandine (come esempio: “Spara le risposte prima che sia terminata la domanda?”) simili a quelle che si possono trovare nei giornali per ragazzi per “capire” se “lui” o “lei” andranno bene come coppia o come amici a seconda del punteggio risultante dal test.
Non scherzo, purtroppo. È un sistema simile che produce un punteggio in base al criterio di osservazione di chi esamina il comportamento del bambino, l'insegnante della scuola (non una macchina, come un elettrocardiografo, che misura in maniera invariabile, ma una persona che “valuta” il bimbo, e quindi estremamente variabile - ogni persona è diversa dalle altre).
La cosa tragica è che psichiatri e neuropsichiatri infantili ci credono davvero! Ma dov'è la Scienza?
Ho il forte sospetto che tutto questo sia spinto da enormi interessi commerciali delle case farmaceutiche produttrici di psicofarmaci.
Avremo quindi una Società di persone con le varie pillole per “risolvere” i loro problemi o per non farglieli vedere o percepire tramite un velo chimico di incoscienza? O sarebbe meglio andare a monte e capire e aiutare loro a risolvere davvero i loro problemi. Ovviamente è più semplice e sbrigativo usare una pillola, oltre che enormemente vantaggioso per le case farmaceutiche.
Dice un proverbio orientale: “se viene da te qualcuno che ha fame, non dargli un pesce per sfamarlo, dagli la canna e insegnagli a pescare”.
A buon intenditore...
Marco Guidetti