Incredibile ma vero! Il Governo ha dato parere contrario ad un mio ordine del giorno sul disegno di legge per prorogare la delega per l'istituzione di ordini e albi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione (legge 43/2006). Avevo chiesto soltanto di “tenere conto” delle indicazioni che l'Antitrust aveva dato nel 2004 dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri di quel disegno di legge che poi divenne legge. L'allora presidente Giuseppe Tesauro (foto) –inascoltato dal legislatore– rilevò «che la costituzione di nuovi ordini professionali e dei relativi albi provoca una significativa restrizione della concorrenza, comportando limitazioni all'entrata di nuovi operatori...».
Purtroppo anche la maggioranza dei deputati in Aula ha preso questa decisione, respingendo l'ordine del giorno. Quando si parla di ordini professionali, maggioranza e opposizione si trovano immediatamente d'accordo, così come sul finanziamento pubblico ai partiti! Quasi a nulla è valso l'appello al voto che ho fatto ai liberali di tutti gli schieramenti presenti in Aula: oltre al mio gruppo solo la Lega Nord e l'on. Benedetto Della Vedova (Forza Italia) si sono pronunciati a favore.
Spero che il differimento di 24 mesi per l'istituzione di questi ordini sia sufficiente per un maggior confronto. Credo sia giunto il momento di rivalutare l'opportunità di abolire gli ordini professionali –figli delle corporazioni fasciste e di una concezione statalista dell'economia– e sostituirli con libere associazioni di liberi professionisti, in una società di liberi contratti, di liberi lavori e con liberi valori.
La rigidità organizzativa degli ordini delle professioni sanitarie, insieme alle pessime leggi di ispirazione vaticana che caratterizzano questo ambito e non solo, hanno contribuito a far sì che il nostro Paese si collocasse ai margini della ricerca scientifica e medica europea ed internazionale. Rigidità e leggi che hanno anche contribuito alla fuga di cervelli verso altri Paesi in cui la libertà professionale individuale, e leggi non confessionali, sono incentivo e non limite.
La Rosa nel Pugno continuerà questa battaglia, facendo sua la lotta radicale per abolire gli ordini professionali, che nel 1997 portò anche ad indire un referendum per abolire quello dei giornalisti.
Donatella Poretti