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La Lima, un torrente in pericolo 
Ambientalisti, canoisti e pescatori sul piede di guerra
12 Giugno 2007
 

C’è un corso d’acqua, in Toscana, che sta rischiando più degli altri. È la Lima o, se si preferisce, il Lima. E domenica 17 (inizio alle 10), a Bagni di Lucca, ambientalisti, canoisti e pescatori manifesteranno per dirlo ad alta voce.

Diranno che i lavori continui e i progetti in fase di autorizzazione stanno sconvolgendo questo torrente, lungo quaranta chilometri e con un alveo largo da quattro e venti metri.

La situazione è peggiorata un anno fa, giorno più giorno meno. In pratica, dal momento in cui al Comune di Bagni di Lucca arriva un nuovo progetto di sfruttamento idroelettrico. A presentarlo è la Vis Viva Srl.

Il tratto è l’ultimo non interessato da derivazioni.

Le derivazioni – sostengono quelli del comitato “Salviamo il torrente Lima” – riducono la portata al minimo. Al punto che sono impossibili la pesca, attività di canoa, kayak e rafting.

Il progetto della Vis Viva, se approvato, costituirebbe il classico colpo mortale. In pratica, trasformerebbe il Lima «in un tubo ininterrotto da Ponte alla Lima alla confluenza con il Serchio, per complessivi ventisei chilometri ad esclusione di piccoli tratti fra un centrale e l’opera di presa della successiva». Il progetto prevede uno sbarramento a Fabbriche di Casabasciana «per la captazione dell’acqua, che verrebbe derivata per tre chilometri e mezzo in una condotta in galleria fino alla centrale idroelettrica in località Ravacce».

La Lima è già sfiancata dagli impianti. Si trovano a Tistino (Enel Produzione), Giardinetto (Enel Produzione), Ponte a Serraglio (Cartiera Val di Lima), Fornoli (Alce spa), Pian di Fiume (Comune di Bagni di Lucca). E ce n’è uno in costruzione a Campagliano (Ponte di Lucchio, Piteglio), da parte dell’Italbrevetti.

Il comitato fa notare, tra l’altro, che l’approvazione dell’impianto dell’Italbrevetti a Piteglio la dice lunga: «Fa pensare che le autorità e gli enti locali abbiano deciso come la Lima possa essere essiccata e cancellata, causando una perdita, per la Toscana, di un ambiente prezioso per la sua unicità di torrente montano d’alta portata dell’Appennino Toscano, con notevole valore storico, paesaggistico e ricreativo». E ittico. La Lima ha vocazione salmonicola. Si trovano trote fario e vaironi in tutto il suo corso. Nella parte bassa è stata rilevata la presenza di anguille, barbi, cavedani, scazzoni e gamberi d’acqua dolce.

Di qui l’altolà ai Comuni. Non possono cedere al richiamo dei soldi. Non possono svendere la Lima per pochi soldi. Invece, devono considerare che il loro egoismo danneggerebbe l’ambiente e, con esso, tutte le attività collegate. «La valle della Lima», osserva il comitato, «compresa tra Ponte alla Lima e Bagni di Lucca è una zona fluviale naturale di notevole valore ambientale. Anche se gli interventi dell’uomo sono stati decisamente forti a monte e a valle, il torrente ha mantenuto tutte le caratteristiche di un corso d’acqua montano d’alta portata, fino a Bagni di Lucca».

Il comitato, domenica, ripeterà le richieste già rivolte a Regione, Province di Lucca e Pistoia, Autorità di Bacino del Serchio, Arpat, Comunità Montane dell’Appennino Pistoiese e della Garfagnana.

In sintesi. Il progetto Vis Viva va giudicato non compatibile. Controllo accurato sull’impianto Italbrevetti, con particolare riguardo all’attraversamento del Ponte di Castruccio e alla posa della condotta in alveo. Prevedere rilasci alla portata naturale per 150 ore su tutti gli impianti della Lima Alta e Bassa, con tempi e date da concordare. Elevare gli attuali deflussi minimi vitali a valori più vicini alle necessità ecologiche del torrente.

Regione e Province devono cambiare le regole nella costruzione di impianti idroelettrici ad acqua fluente: devono impedire l’intubamento di un fiume per tutta la sua lunghezza, limitando la frequenza delle derivazioni e regolarizzando le distanze tra derivazioni successive, come già fatto da altre Autorità di Bacino e in Europa.

Infine: è necessario che le valutazioni sui progetti siano fatte con principi di sostenibilità, naturalità dei tratti e fragilità degli ecosistemi.

 

Riccardo Cardellicchio


 
 
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