Oggi è la giornata del ministro della Salute, Livia Turco, che sulla droga ne ha dette diverse. Rivedere le sanzioni amministrative; riformare la legge Fini-Giovanardi; rifare il decreto sulla dose minima della cannabis; Nas a scuola; etc. Il nostro ministro ha tirato fuori tutto il suo armamentario sulla materia, come ministro e come mamma (che è un contesto che talvolta la Turco usa per meglio spiegare il proprio pensiero e la propria angoscia), finendo per comunicare con gli usuali bizantinismi che siamo abituati ad ascoltare in materia: sulla cannabis, «non si dice che è consentito, si dice che non è punito». Cioè parole per non affrontare di petto la situazione (legalizzare tutto o proibire tutto).
E ancora il nostro ministro: «...il programma dell'Unione è stato molto preciso e credo che lo dobbiamo attuare: al primo posto c'è la radicale modifica della legge Fini-Giovanardi, quindi il Governo deve presentare quanto prima la riforma di questa normativa»; la linea del Governo in materia «è stata coerente, non solo nelle intenzioni, ma anche nelle cose fatte». Boh! Forse ci siamo persi qualcosa, perché è da un anno che il ministro degli Affari Sociali, Paolo Ferrero, dice che sta per presentare il disegno di legge del Governo, e non lo fa. Con il solo risultato che per l'unica proposta di legge non proibizionista depositata (a prima firma dell'on. Marco Boato) non si fa partire la discussione. Non solo. Ma l'attuale Governo sta di fatto attuando la legge Fini-Giovanardi, anche perché la sta gestendo da più tempo rispetto a quanto era stata gestita dal Governo della passata legislatura in cui era stata approvata.
Secondo noi il ministro Turco si parla addosso. E crediamo che i ministri dovrebbero evitare di farlo. Meglio tacere. I ministri dovrebbero agire in termini esecutivi per ciò che dovrebbe decidere il Parlamento. Ma in Italia, non solo in questo ambito, non è così: il potere legislativo è quasi sempre espropriato dal potere esecutivo. E i risultati sono questi: nel nostro caso il blocco dell'iter legislativo della proposta Boato perché bisogna attendere il Governo... che oltre a dire e, per l'appunto, parlarsi addosso, non fa nulla.
Un'ultima nota. In tutto questo inutile parlare, la cosa più importante viene dimenticata o taciuta. È evidente che in Italia non potranno mai essere approvate leggi legalizzatrici in materia finché vigono i trattati internazionali da noi firmati. L'unica possibilità è il divieto assoluto o la riduzione del danno (tipo Olanda, Spagna, Germania, Gran Bretagna), che mette solo un tampone alla drammaticità della situazione. Il nostro Paese, intende affrontare questo scoglio dei trattati internazionali, cioè è interessato a legalizzare le droghe facendosi alfiere presso l'Onu di una modifica o di un ridimensionamento di questi trattati, con un impegno, per esempio, come quello che pare stia utilizzando per la moratoria contro la pena di morte? Il nodo è lì! Il nostro ministro degli Affari Esteri, Massimo D'Alema, che dice di essere non proibizionista, si è posto il problema o preferisce solo mandare avanti le inconcludenze del suo collega Paolo Ferrero e il parlarsi addosso di Livia Turco?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc