La risposta data all'interpellanza urgente, presentata da me con altri deputati della Rosa nel Pugno, sull'ordinanza del Ministro dell'Istruzione in cui si prevedono crediti scolastici per gli studenti che frequentano l'ora di religione cattolica, discriminando evidentemente gli altri studenti, ha dell'incredibile. La vicenda come vuole la migliore tradizione italiana si è tutta svolta e conclusa nel silenzio generale, durante l'ultima settimana di maggio, a scrutini ormai iniziati. Il 27 maggio il Tar del Lazio ha sospeso in via cautelare la suddetta ordinanza ma il ministro Giuseppe Fioroni il 29 maggio ha prontamente depositato un ricorso al Consiglio di Stato per sospendere la sospensione del Tar. Alla velocità della luce il Consiglio di Stato ha sospeso l'esecutività dell'ordinanza del Tar ed ha fissato la Camera di Consiglio per il 12 giugno, due giorni dopo il termine degli scrutini per gli esami di Stato.
La risposta data alla mia interpellanza, nonostante sia stata inutile, è stata molto "istruttiva" per capire come sia possibile interpretare le leggi nei piu' svariati modi. La sottosegretaria Maria Letizia De Torre (foto) dopo aver citato la stessa normativa citata nell'interpellanza, ha letto la seguente frase «occorre anche rilevare che l'insegnamento della religione non può essere valutato ai fini dell'attribuzione del credito scolastico», evidentemente qualcosa non torna con quello che prevede l'ordinanza: «i docenti che svolgono l’insegnamento della religione cattolica (IRC) partecipano a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe». Ma per il Ministero non è così!
Purtroppo ci sarebbero molte altre contraddizioni da citare, per chi voglia approfondire consiglio di andare sul sito della Camera a leggersi la risposta integralmente.
Per dovere di cronaca cito soltanto il finale in cui si accenna alla vicenda Tar - Consiglio di Stato: «nella valutazione comparativa degli interessi, è di gran lunga prevalente l'interesse pubblico che, per il 20 giugno, possano regolarmente avere inizio gli esami di Stato, sul presupposto che il giorno 10 giugno, termine delle lezioni, si siano regolarmente conclusi gli scrutini finali, cosa che evidentemente non sarebbe possibile ove non si dovesse dare esecuzione all'appellata ordinanza». Per questo il Consiglio di Stato si sarebbe mosso così velocemente. Le domande sarebbero molte, ne faccio solo una: se è prevalso l'interesse pubblico di iniziare gli esami per la data stabilita, quali sono quelli sacrificati? Sicuramente l'interesse di valutare senza discriminazioni tutti gli alunni e quello di vivere uno Stato laico e non clericale! Ma questi non sono interessi, sono diritti!
On. Donatella Poretti, della Rosa nel Pugno
segretario della Commissione Affari Sociali