Il disegno di legge che modifica le norme sulla trasmissione del cognome dei coniugi ai figli è stato rimandato per 15 giorni in Commissione Giustizia al Senato per cercare di trovare un compromesso. Una pessima decisione dettata da un mancato accordo della maggioranza con l'opposizione. Alcuni senatori nascondono il loro clerico-maschilismo dietro la scusa che il Parlamento ha cose più urgenti da dover affrontare in questo momento. Una motivazione da brivido sulla schiena, se pensiamo che è la stessa che è stata sempre utilizzata da coloro che negli anni 1960/1970 non volevano il divorzio. Divorzio che poi ha sanato e risistemato tante persone e famiglie disastrate, proprio come avverrebbe con la norma sul doppio cognome, che farebbe parziale pulizia della supremazia maschile e maschilista nella famiglia e nella coppia.
Nel contempo i senatori hanno dimostrato di essere al di fuori della realtà, perché oggi il doppio cognome per i bimbi di coppie non sposate, si può già ottenere, ma con una pratica di concessione amministrativa e legale che richiede impegno e spreco di pubblico denaro, oltre a non fare onore al buon diritto.
La vicenda del cognome di mia figlia Alice è davvero esemplare. Riconoscimento disgiunto dei genitori per evitare che automaticamente prendesse il cognome del padre. Avvio della pratica a luglio 2006 in Comune (Firenze) e Tribunale dei minorenni per il nullaosta all'aggiunta del cognome paterno: il nullaosta (quattro giudici al lavoro) viene rilasciato a dicembre 2006 e da allora non è stato ancora notificato a me e al Comune per eventuali opposizioni e modifiche anagrafiche. Se tutto va bene, le conclusioni ci saranno per il 2008/2009. (La vicenda di mia figlia con tutti i particolari burocratici nel pezzo di ieri).
Donatella Poretti