Roma, 29 maggio 2007
Da domani, dunque, dal gruppo di esponenti e militanti radicali impegnati nell’iniziativa di “sciopero della fame ad oltranza” s’aggiunge anche un passaggio alla forma estrema di sciopero totale della fame e della sete.
Occorre dire chiaramente che, malgrado il successo del CAGRE a Bruxelles del 14 maggio, si sta riprecipitando nelle sabbie mobili che tendono a ingoiare, a seppellire per la tredicesima volta in tredici anni il diritto-dovere dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di proclamare la Moratoria Universale sulla pena di morte, e di votare una apposita Risoluzione.
Ancora oggi, infatti, dieci mesi dopo esser stata per l’ennesima volta richiesta dal Parlamento italiano, dopo cinque mesi da quando è stato richiesto per la prima volta, deliberato dal Parlamento Europeo, questa Risoluzione proclamata, il 2 gennaio e solennemente proclamata dal Governo Italiano come suo obiettivo e suo impegno non solo non è stata ancora votata, o discussa, o anche solo ricevuta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite attualmente ancora in corso per qualche settimana, ma semplicemente non esiste.
Il Governo italiano pur sostenuto in questa da uno straordinario sostegno dell’intero Parlamento europeo da dichiarazioni a gogò della Presidenza in esercizio del Consiglio, dalla Commissione Barroso, dal Segretario Generale dell’ONU, ha dovuto fare i conti (ormai è necessario denunciarlo ad alta voce) con il proseguirsi, il confermarsi di un inspiegabile tanto quanto feroce ed efficace ostracismo volto sin dal 1994 a impedire la proclamazione della Moratoria Universale della pena di morte con il voto di una sua solenne Risoluzione al riguardo.
In extremis, sostenuto dal Parlamento italiano, dal Movimento radicale di Nessuno tocchi Caino e del Partito Radicale Transnazionale, il Governo italiano era riuscito, con l’esibito sostegno della Presidenza tedesca, ad ottenere finalmente il mandato di organizzare la presentazione all’Assemblea Generale dell’ONU, attualmente ancora in corso, della Risoluzione sulla Moratoria Universale.
Questo, sulla base della co-sponsorship dei più autorevoli rappresentanti degli Stati Membri delle varie Regioni costituite dell’ONU.
Ad oggi, non risulta che il Governo italiano abbia ottenuto la necessaria approvazione della presidenza del Consiglio in Europeo in esercizio, su una qualsiasi testo di Risoluzione.
In tal modo viene beffato persino il parere unanime dei ventisette Ministri europei costituenti il CAGRE.
Siamo ormai certi che ci si avvia a “constatare con rammarico” che i tempi sono ormai scaduti perché si compia l’obiettivo del voto della Moratoria da Parte della presente assemblea generale delle N.U.
Resta, infatti, un complesso ed enorme lavoro da compiere, quindi, in circa dieci giorni, quello stesso per il quale si sono letteralmente persi cinque mesi, aggiuntisi ai precedenti tredici anni di efficace ostruzionismo.
Per questo noi riteniamo doveroso aggravare ancora lo sforzo estremo nel quale siamo impegnati; sforzo di sostegno all’opera ed all’obiettivo del governo italiano. È quanto esige la forza e la moralità della nonviolenza radicale.
Ripetiamolo: il nostro sforzo è volto a sostenere il Governo italiano.
Il 2 gennaio la partita ingaggiata, anche su mandato del nostro Parlamento e con l’immediato sostegno successivo dalla unanimità di tutti i gruppi del Parlamento europeo, venne assunta in una condizione oggettiva favorevolissima, politicamente e tecnicamente anche facilissima.
Non è possibile rassegnarsi, subirne la dissipazione senza assumere una responsabilità forse senza precedenti.
In queste stesse ore, a Berlino, in primo luogo a Bruxelles, a New York e a Roma occorre finirla con questo menare il can per l’aia. Subirlo, anziché riuscire ad imporne la definitiva, positiva conclusione vorrebbe semplicemente significare che siamo, come Europa, come Italia, un’Europa e un’Italia istituzionali proprio buone a niente. La responsabilità, il prestigio la serietà dell’Italia istituzionale si traducono con responsabilità formale e sostanziale del Governo, nel bene e nel peggio. Per questo rivolgiamo anche un appello a tutte, diciamo proprio tutte le altre forze, istituzionali, politiche, morali, individuali o collettive che siano per sostenere in queste ore, diciamo proprio: ore, di uscire dal torpore, dall’estraneità, dalla distanza nella quale ci e si immergono.
Al Presidente del Consiglio Prodi, al Ministro degli Esteri D’Alema ribadiamo la nostra fiducia e coerentemente cerchiamo di conferire loro anche la nostra fame e sete di nonviolenza, di giustizia e di pace.
Ma se tutti insieme fallissimo, ancora una volta non avremmo più, certo, nessun motivo di restare, in qualsiasi modo insieme. L’unità di buoni a niente è men, peggio che niente. Forza e auguri!
Marco Pannella