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Visita a Vho, alla misteriosa Scribàita e ai ruderi di Misciöo 
A cura del Centro di studi storici valchiavennaschi
La Scribàita (foto Luca Merisio)
La Scribàita (foto Luca Merisio) 
23 Maggio 2007
 

Continuando il programma di visite guidate, iniziato nel 2006, il Centro di studi storici valchiavennaschi ha scelto per sabato 26 maggio il nucleo di Vho in comune di San Giacomo Filippo, citato la prima volta in un documento del 1176. Questo singolare toponimo, peraltro attribuito anche a una frazione di Piadena nel Cremonese, di Villaresso nel Lodigiano e di Tortona, si fa derivare da vadum latino, cioè guado; in val San Giacomo infatti si deve passare il torrente Liro per raggiungere le case, poste sulla sponda destra.

Il ritrovo è fissato alle ore 14:30 di sabato 26 davanti alla chiesetta del paese lungo la Via Spluga, che si raggiunge deviando a sinistra oltre Lirone, prima di entrare nell’abitato di Cimaganda. Una prima cappella era stata costruita nel 1749 e dedicata ai santi Antonio di Padova e Giovanni Nepomuceno, ma l’alluvione seguita al nubifragio del 27 agosto 1834 la travolse, danneggiando gran parte dell’abitato e distruggendo il tratto di strada carrozzabile dello Spluga aperta appena dodici anni prima dall’ingegnere bresciano Carlo Donegani lungo il fondovalle in sponda sinistra. La chiesetta fu poi ricostruita più a monte, dov’è oggi.

I partecipanti saranno poi condotti alla misteriosa “Scribàita”, ai piedi dello Stuzzo, costituita da un rettangolo incavato nella roccia largo oltre una dozzina di metri con misteriose incisioni a cassetta, ritenute una ottantina di anni fa opera sacra dedicata a una divinità, forse il dio Mitra, il cui culto era praticato nel III e IV secolo d.C., e oggi luogo destinato a ricevere una lapide commemorativa della carrozzabile ottocentesca dello Spluga, che passava accanto.

La visita, gratuita e aperta a tutti, sarà guidata dal prof. Guido Scaramellini e dal dott. Paolo Raineri, e si concluderà a Misciöo di Cimaganda, sulla sponda destra del Liro, dove sopravvivono vasti ruderi di un nucleo abitato fino all’ultimo dopoguerra.

 

(da 'l Gazetin, maggio 2007)


 
 
 
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