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Abolizione Comunità montane. Lettera di Enrico Iemboli a Sergio D'Elia
Pedesina. Il comune, in provincia di Sondrio, conta una trentina di abitanti (34 al censimento 2001)
Pedesina. Il comune, in provincia di Sondrio, conta una trentina di abitanti (34 al censimento 2001) 
22 Maggio 2007
 

Lettera del prof. Enrico Iemboli (già sindaco e amministratore di Comunità montana) a Sergio D’Elia primo firmatario delle proposte di legge “Soppressione delle comunità montane” (a.c. 2249) e “Norme per il contenimento dei costi della politica, delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni” (a.c. 2250).

 

 

Esimio On. D’Elia,

Sono stato amministratore comunale (Sindaco per 15 anni, ininterrottamente), amministratore di una comunità montana (Assessore e Vice Presidente), ho maturato nell’amministrazione degli Enti Locali un’esperienza che mi permette di esprimere un giudizio e delle considerazioni che sottopongo alla Sua riflessione e alla Sua sensibilità istituzionale per eventuali azioni o iniziative parlamentari che vanno nella direzione del risparmio della spesa pubblica.

Da quando è cambiato lo status dei segretari comunali (quando venivano nominati dal Ministero dell’Interno per il tramite delle Prefetture, la loro indipendenza giuridica si traduceva in maggiore legittimità degli atti adottati da parte dell’organo politico, che, invece, oggi, con la possibilità di scegliersi tale professionista, viene asseverato e condizionato dalla volontà politica dell’amministratore di turno) e da quando sono stati eliminati i controlli terzi ed esterni sugli atti adottati, è aumentata la produzione di atti illegittimi e conseguentemente la spesa pubblica è aumentata e aumenta in modo spropositato rispetto agli obiettivi concreti. Qualsiasi decisione politica venga presa, viene attuata con atti (delibere o determine) formali, tanto, nessun controllo ne andrà a verificare la legittima della spesa, nemmeno la Corte dei Conti (specie nei Comuni piccoli).

Ma non è solo di questo che desidero parlare, quanto della inutilità di alcuni enti, come ad esempio la Comunità Montana.

Esimio on. D’Elia, cito un esempio che deriva dall’esperienza personale vissuta, la Comunità Montana di cui sono stato amministratore spendeva e spende circa 130-140 mila euro all’anno solo per indennità di carica agli amministratori (per n. 9 assessori, il massimo che consente la legge in proporzione alla popolazione amministrata; con una Assemblea composta da 39 consiglieri la cui convocazione costa anche un occhio della testa) a cui c’era e c’è da aggiungere spese per missioni e trasferte, rimborso spese per raggiungimento sede, spese telefoniche e postali degli assessorati.

Considerato che le Comunità Montane vivono solo di finanza derivata, se alle spese di cui sopra si aggiungono le spese di funzionamento dell’Ente, strutturali e inderogabili (consumo energia elettrica, riscaldamento, telefoni uffici, cancelleria, ecc.), alla fine non resta nulla o pochissimo per “investimenti”.

Di fronte a tale realtà, mi sono chiesto: “se non posso realizzare nessun progetto, cosa debbo rimanere a fare in questo Ente?” Ho così deciso di andare via e sono andato via.

Ho letto delle sue iniziative circa il taglio dei “costi della politica” (L’Espresso del 19 aprile); considerato che esistono Comunità Montane formate da Comuni che sono sul livello del mare e non conoscono la “Montagna”, a parte le considerazioni fatte prima, la prego, non desista dalla sua idea di “eliminare” i carrozzoni politici, forse all’inizio avrà una reazione fisiologica di gente interessata che non vuole che questi Enti chiudano, ma alla distanza, nel tempo, avrà reso un servizio importante alla “società”, quella che non condivide lo “spreco” e i “costi elevati” della politica; ne sarà ricompensato in termini di condivisione, di consensi e di sostegno spirituale.

Visto che sono state rinforzate le Province, che interloquiscono direttamente con i Comuni e con la Regione, non ha senso mantenere in vita le Comunità Montane, che, se proprio si vuole lasciarle in vita, possono essere amministrate da un Comitato di Gestione di max 3-4 persone o tramite una eventuale “Unione delle C.M.” o “Unione delle Valli”.

Da cittadino, grato per ciò che vorrà decidere e fare.

Enrico Iemboli

Rossano, lì 15 maggio 2007

(da Notizie radicali, 21 maggio 2007)

 

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