Sullo sfondo, sfumate, eleganti decorazioni, tre forme cilindriche affiancate come colonne, due formazioni poetrose in primo piano, in sintesi. "ORIGIN & PRESENT 1", di Shin Tanabe.
Si è in presenza, qui, di una peculiare atmosfera di dinamica staticità: i suggestivi esiti di un linguaggio poetico preciso e duttile suggeriscono che i cinque oggetti mostrano soltanto una delle molteplici possibilità compositive.
Tutto, ma nulla, è immoto.
Proprio nel definire una situazione, gli elementi, poggianti, saldi, sopra un’ opaca superficie vitrea, rimandano a svariati altri assetti: uno spostamento, purché percepibile, muterebbe in maniera non irrilevante il contesto.
Si è quasi tentati d’inserire la mano e operare modifiche (un computer adeguatamente programmato potrebbe consentirlo), si è, con sorpresa, assaliti da desideri di trasformazione: se è vero che una modalità di essere risulta tale in quanto altre differenti sono possibili o, almeno, ipotizzabili, nulla, intende mostrare l’ autore, può sussistere privo di potenzialità di cambiamento.
Memore di certi esperimenti verbali di Queneau, presentando una composizione dal lindo, evocativo, rigore, Tanabe propone un’affascinante opera di visual poetry costituente acuta riflessione sulle umane maniere di condurre l’esistenza: quello che potremmo anche essere affonda le radici in quello che siamo.
Fu poetica analisi.
Marco Furia
(Shin Tanabe, “ORIGIN & PRESENT 1”)
(SASSEI LINGUAGGI)
Una tondeggiante massa scura, accompagnata, a lato, da altra più chiara, uno sfondo di tenui disegni floreali: questa, in sintesi, la descrizione di “ORIGIN OF WORDS 1”, di Shin Tanabe.
Minuscoli asteroidi sospesi a mezz’aria di fronte alla parete, con raffinatezza decorata, di un elegante salotto, i due corpi sorprendono, nella loro fluttuante leggiadria, perché proposti quale misteriosa aggregazione, priva di gravità, presente in un contesto terrestre e quotidiano.
Al di là dell’atteggiamento provocatorio di suggestiva marca surrealista, quello che il nostro visual poet intende qui mostrare risulta essere l’enigmatica, affascinante, sussistenza di una natura minerale, non biologica, provvista di spiccata individualità, capace di allusive comunicazioni.
Si tratta del richiamo di tutto quanto, né parlante né muto, esiste e, pur risultando estraneo a rigorosi modelli, affascina con il mostrare rimandi non a precisa significanza, ma all’ineffabile origine di quest’ultima.
Forse un mattino, destandoci, troveremo sospese, sopra le coltri, entità simili o, forse, come pare suggerire l’ autore, quei corpi pietrosi esistono già al di fuori di certe coordinate, di certe grammatiche, in uno spazio (ancòra?) non assoggettato al nostro sguardo: “ORIGIN OF WORDS 1”, insomma, rende espressi aspetti che il comune idioma non riesce adeguatamente a cogliere.
La poesia, davvero, nulla esclude a priori.
Marco Furia
(Shin Tanabe, “ORIGIN OF WORDS 1”)