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Aduc-Immigrazione. Bonus bebè. Ma quanto ci costa? 
Il Governo sbaglia, condona e le procure inquisiscono centinaia di persone che poi saranno esenti da pena con l'indulto
19 Maggio 2007
 

Circa 700 cittadini extracomunitari residenti in Friuli Venezia Giulia sarebbero stati segnalati in stato di libertà alla magistratura per le ipotesi di reato di truffa aggravata e falsità ideologica, al termine di lunghe indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Sacile (Pordenone) sull'erogazione del bonus bebè previsto dalla Legge Finanziaria 2006. L'indagine sarebbe durata oltre sei mesi e avrebbe riguardato circa un migliaio di posizioni in tutto il Friuli Venezia Giulia. Con una cinquantina di Carabinieri sono coinvolte le Procure di Pordenone, Udine, Trieste e Tolmezzo.

Agli inizi del 2006 migliaia di famiglie extracomunitarie ricevettero l'invito, da parte della Presidenza del Consiglio, a ritirare alla Posta 1.000 euro di bonus bebè per i nuovi nati nel 2005. Il bonus però era riservato a cittadini italiani e comunitari e queste lettere erano state inviate per errore, e chi in buona fede aveva ritirato il bonus si è visto indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato.

Su interpellanza dell'on. Donatella Poretti, il ministro Vannino Chiti ammetteva l'errore e ricordava che la Finanziaria 2007 aveva disposto che le somme percepite non venissero restituite. Il ministro aveva ritenuto che avrebbe potuto essere solo un illecito amministrativo e che comunque, se anche fosse stato reato, sarebbe ricaduto nell'indulto.

Al di là della buona o della mala fede di chi ha incassato il bonus, della punibilità in astratto e di quella in concreto, ma quanto ci costerà alla fin fine questo errore della Presidenza del Consiglio? E non lo si sta ulteriormente aggravando?

Ricostruiamo i fatti e riflettiamo sui costi.

Il Governo ha sbagliato ad inviare le lettere. Per l'effetto molti hanno incassato bonus non dovuti. Accortosi dell'errore il Governo successivo ha condonato le somme in questione, “scusandosi” di fatto e assumendosi, in quanto Stato, la responsabilità –anche economica– dell'accaduto. Mossa dovuta, a nostro avviso, scagionando chi aveva percepito le somme non dovute.

E ora? Indagini di polizia, Procure della repubblica, aule di Tribunali per perseguire coloro che, indotti in errore e poi perdonati e condonati dal Governo, al tempo si recarono con la lettera allo sportello delle Poste! Certo, sono indagini semplici: basta recuperare i dati cartacei dell'indirizzario e verificare le autocertificazioni prodotte all'incasso. Ma sono stati necessari sei mesi e cinquanta poliziotti! Altro denaro pubblico, oltre che sottrazione delle forze dell'ordine da compiti più urgenti.

Ma la vera beffa, che dà il senso dell'assurdità dell'operazione, è che -come ha ricordato il ministro Chiti- una volta processati, le persone in questione andranno esenti da pena grazie all'indulto!!

Insomma, errare è umano, ma perseverare è diabolico!

 

Claudia Moretti, avvocato responsabile
del servizio
Aduc-Immigrazione


 
 
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