Dopo essere stata invitata alla tavola rotonda tra le varie forze politiche della Conferenza nazionale sulla famiglia che si terrà a Firenze, ho gentilmente declinato l'invito a causa del persistente atteggiamento discriminatorio che la ministra Rosi Bindi ha deciso nei confronti delle famiglie diverse da quelle dell'articolo 29 della Costituzione. Una Conferenza nazionale organizzata da un ministero avrebbe dovuto cercare di raccogliere le istanze della società e dei vari modelli organizzativi dei legami affettivi e farne tesoro per futuri provvedimenti legislativi. L'impostazione scelta, discriminante nei confronti delle coppie di fatto e delle unioni omosessuali, è quella di avere deciso a priori il modello buono e su quello organizzare le leggi. È la differenza tra una politica ideologica e una pragmatica.
Speravo che finita la sbornia del “Family Day” si potesse tornare a discutere di cose concrete, ma dispiace prendere atto che così non è. Dispiace anche che così facendo la ministra Bindi contraddice se stessa e il suo disegno di legge per eliminare le discriminazioni tra i figli nati dentro e fuori dal matrimonio, quelli legittimi e quelli naturali. Con quell'iniziativa si prendeva atto che non esiste solo la famiglia legata dal vincolo matrimoniale.
Confido che la sbornia familistica termini con la fine di maggio e le elezioni amministrative e che si possa trovare un iter rapido per quel disegno di legge e per quello sui doppi cognomi da dare ai figli e mettere la parola fine ad una famiglia patriarcale e anacronistica che anche la Corte Costituzionale ci chiede di modificare!
Donatella Poretti