Il “Museo senza frontiere tra Grigioni e Valtellina”, come voleva Cesare Salis, è ora realtà. Fu proprio lui a volerlo e quando il sogno è di spessore, all’insegna di una seria promozione di storia e cultura, è necessario dare merito a chi ha avuto l’idea proprio come ha fatto Francesco Salis nel suo intervento nell’ambito della cerimonia d’inaugurazione del percorso museale costituito da dieci splendide sale.
«Noi abbiamo avuto solo il merito di portare avanti il progetto avviato da mio fratello. È lui il vero fautore. Cesare era un lungimirante riusciva a vedere anche 15 anni più avanti». Parole espresse con visibile emozione seguite da battimani sentiti da parte di un numeroso pubblico composto da autorità civili (italiane e svizzere) e militari.
La cerimonia d’inaugurazione ha avuto inizio alle 10 con la messa celebrata dal parroco tiranese don Battista Galli nella chiesetta di famiglia dedicata a San Carlo ed è continuata con i discorsi ufficiali. Ad introdurre i lavori Ettore Albertoni, presidente del consiglio regionale (assessore alla cultura quando è stato avviato il progetto, ndr), in un articolato intervento. «È una grande impresa quella ideata e sviluppata con notevole impegno da Cesare, persona fortemente radicata nel proprio territorio. Abbiamo sostenuto questo progetto perché la Regione crede fortemente nel valore delle comunità. Noi crediamo in profondità nel valore dell’individuo e nella valorizzazione del patrimonio. Questa operazione serve a stimolare il senso d’appartenenza dei cittadini».
Al termine dell’intervento il presidente Albertoni si è quindi rivolto a tutti i presenti dicendo: «Cesare oggi è qui con noi. Ho sentito il suo spirito presente». A sottolineare l’importanza dell’evento anche il primo cittadino di Tirano Pietro Del Simone: «È una giornata straordinaria. Questa iniziativa è un altro passo avanti verso il recupero dei monumenti del centro storico».
Alla cerimonia d’inaugurazione hanno partecipato l’attuale prefetto Chiara Marolla e Sante Frantellizzi già prefetto sondriese, Claudio Lardi consigliere di stato per la cultura dei Grigioni, Rodolfo Plozza, presidente Regione Valle di Poschiavo, Bruno Ciapponi Landi assessore alla cultura del comune di Tirano, Laura Carabini, assessore provinciale alla cultura, Alberto Boletta, assessore ai lavori pubblici di Sondrio, Pierluigi Negri in rappresentanza della Cm Tirano.
Il progetto “Il museo senza frontiere tra Grigioni e la Valtellina”, coofinanziato da Interreg IIIA Italia-Svizzera e promosso da una partnership italo-svizzera, vede quale enti capofila, per la parte italiana, l’associazione ITA-Suisse e, per parte svizzera, il Museo di Brusio. Altri partenrs del progetto: il Comune e la Provincia di Sondrio, il Comune e la Cm di Tirano, la Regione Valposchiavo e l’Associazione Via Storia.
Il percorso museale si snoda lungo dieci incantevoli sale. Ha seguito la direzione dei lavori Sara Gavazzi, mentre Augusta Corbellini si è occupata della preziosa documentazione e dell’allestimento del museo. Marisa Gualzetti ha affiancato l’associazione Ita Suisse nei rapporti con Regione e partners coinvolti.
Dieci sale dalla bellezza unica
Da rimanere senza respiro davanti alla solennità delle sale dalle quali sembrano uscire impercettibili richiami. Si elevano voci e suoni che parlano di storia e profonda cultura, di rispetto, coraggio e lungimiranza. Di uomini tenaci, caparbi ed eleganti d’animo.
Una volta varcato l’ingresso della prima sala si ha l’immediata consapevolezza di aver lasciato fuori un mondo e di averne acquisito un altro dalla sacralità quasi tangibile. Un universo raffinato dall’antico sapore. E la storia della famiglia Salis riemerge di colpo in un vivido affresco di musicalità sprigionando oggi come ieri una carica d’emozione mai del tutto sopita. Nella prima stanza dal soffitto ligneo dedicata al Palazzo sono conservati documenti relativi all’edificio tratti dal ricchissimo archivio di famiglia. Nelle vetrinette da citare senz’altro il libro degli estimi della proprietà Salis ed una splendida raccolta di disegni cinquecenteschi del Vignola.
Nella seconda sala, sempre dal soffitto ligneo (a differenza della prima però delicatamente dipinto), è presente invece la documentazione concernente la famiglia. «Si trovano i ritratti di Giovanni Salis e della consorte Caterina. Nelle vetrine l’albero genealogico di famiglia e dei privilegi concessi ai Salis», ha specificato Augusta Corbellini che si è personalmente occupata con professionalità e notevole capacità della preziosa documentazione e dell’intero allestimento del museo.
Nella terza sala al soffitto ligneo si sostituisce un soffitto dipinto con delle finte archittetture che creano effetti di volte. Si possono ammirare ben otto bozzetti dell’artista Antonio Caimi finiti a casa Salis poichè Maria la sorella del pittore era sposa di un Salis.
Gabriela Garbellini
(da Tirano & dintorni, maggio 2007)