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Cuba. Secondo il nipote del Che: «La Rivoluzione cubana è un volgare capitalismo di Stato»
‘Un giovane ribelle come Fidel, nella Cuba di oggi sarebbe immediatamente fucilato’
‘Un giovane ribelle come Fidel, nella Cuba di oggi sarebbe immediatamente fucilato’ 
10 Maggio 2007
 

Fa un po’ impressione aprire La Nueva Cuba dell’8 maggio e leggere un articolo firmato da Máximo Tomás che riporta le impressioni sulla Rivoluzione Cubana di Caneck Sánchez Guevara, nipote maggiore del “Che”. Caneck è nato a Cuba trenta anni fa da Hildita, primogenita di Ernesto e della prima moglie Hilda. Oggi vive a Oaxaca, è cittadino messicano, lavora come disegnatore grafico e scrittore. Le sue parole sono dure come il marmo e gettano alle ortiche quel poco che sembrava di dover salvare della esperienza rivoluzionaria.

«La Rivoluzione a Cuba non è mai stata democratica e neppure comunista, ma ha sempre rappresentato un volgare capitalismo di Stato chiamato fideismo» afferma senza mezzi termini.

L’intervista di Caneck è stata pubblicata dal settimanale messicano Proceso e suona come una critica aspra e una condanna senza appello alla politica di Fidel Castro, definito «un vecchio tiranno che ha falsificato un nobile ideale».

«La Rivoluzione è sempre stata antidemocratica, ha prodotto solo una borghesia corrotta, degli apparati repressivi e una burocrazia incredibile che l’hanno allontanata dal popolo» prosegue Caneck. Il suo ragionamento continua con accuse ancora più pesanti e circostanziate. Fidel è il responsabile della trasformazione di un’idea rivoluzionaria in una sorta di religione della quale sembra il sommo sacerdote. Il leader maximo ha appoggiato l’installazione di una rigida borghesia socialista, fintamente proletaria, che ha sempre perseguitato omosessuali, hippyes, liberi pensatori, sindacalisti e poeti.

«La Rivoluzione ha fallito i suoi obiettivi da molti anni, è stata assassinata da chi doveva difenderla, proprio per evitare che il popolo si rivoltasse contro il potere. La borghesia rivoluzionaria è asfissiata dalla burocrazia, dalla corruzione e dal nepotismo imperante» continua Caneck.

Il nipote del Che non esita a definire il regime di Castro come una dittatura e accusa il comandante di aver tradito gli ideali originari della Rivoluzione.

«È vero che Fidel ha liberato Cuba dalla tirannia di Batista, ma con il passare del tempo si è rivelato anche lui uno spietato dittatore» continua Caneck.

«Tutte le mie critiche a Fidel Castro partono dal suo allontanamento dagli ideali libertari, dal tradimento commesso contro il popolo cubano e dalla spaventosa vigilanza stabilita per difendere lo Stato dalla sua gente» afferma.

Il nipote maggiore di Che Guevara segnala che la repressione che si vive a Cuba è soffocante, perché gli individui vengono controllati in maniera rigida e le associazioni sono proibite.

«La Rivoluzione è soltanto un volgare capitalismo di Stato che morirà con Fidel» afferma Caneck.

(Non sono ottimista come Caneck, speriamo che i fatti gli diano ragione, mai come adesso vorrei sbagliarmi… nda)

«Un giovane ribelle come in passato è stato Fidel Castro, nella Cuba di oggi sarebbe immediatamente fucilato» aggiunge.

La conclusione è ancora più amara.

«Il marxismo è soltanto una materia scolastica che nella realtà cubana non viene assolutamente messa in pratica».

Niente di nuovo sotto il sole per chi come noi va dicendo e scrivendo queste cose da anni. Se Che Guevara fosse ancora vivo sarebbe il primo a imbracciare il fucile contro una Rivoluzione tradita sin dai principi fondamentali che animavano la guerriglia sulla Sierra Maestra. 

 

Gordiano Lupi


 
 
 
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