La donna è davanti a un'opera d'arte. Un'opera senza titolo e incerto è l'autore. Vi è una profonda prospettiva spaziale fra di lei e il resto dell'ambiente, una stanza grande e quadrata. Oltre la vetrata, oltre il portone aperto, dove ci si immette subito fuori attraverso una scalinata ripida, qualcosa del pensiero appartenente alla donna è fuggito. E là fuori è, indipendentemente dalla reale stagione, come se fosse freddo o inverno. La donna lo avverte per qualcosa che sente di avere lasciato alle spalle. Quasi si trattasse di un passato. Abbandono di abitudini ed esercitazione verso il nuovo, Il presente a portata di mano, frequentazione e comunicazione dell'esperienza dell'arte.
L'opera la guarda. Lei si sente guardata dall'opera, perché sulla superficie dipinta vi è una strada che sembra proseguire prospettive di realtà o di sogno immanente su una grande città gotica, guardata come in un volo radente.
L'opera è li, appesa. La sua superficie dipinta, pur generata da un'illusione, si configura come nuova realtà visibile che dice ogni cosa sulle scelte fatte dall'artista, e non tacendo mai. Prima di tutto, la donna è attratta dal volo. Quello non tracciato, ma da sperimentare come volo possibile di chi osserva un'altra realtà. E, da quello tracciato, per conoscere il volo che l'artista ha indicato, quello della sua prospettiva, del saper cogliere, da una strada dipinta che si apre sulla città, anche uno scorcio dall'alto. Del suo saper trascinare, proveniente da chissà quale mondo o tempo, un'immagine altrimenti solo pensata.
Vi è, inoltre, indicato, un volo di uccelli per via di un'ala. Una sola grande ala ricca di piume grigie e sfumate di colori caldi è dipinta al margine estremo dell'opera, in alto a sinistra. Dell'uccello è visibile solo un'energia, un accenno, il suo procedere rapido nell'aria. L'ala, però, sottolinea tutta la persistenza del volo. Sulla città.
Di linee, pennellate veloci, ma pulite, senza strascichi o abbandoni. E di colore. Di ocra, di aranci tonali più caldi e luminosi dove l'aria è più intensamente presente. Di vette, elementi architettonici rappresentati, e di ambizioni e di umori possibili, ma assenti perché non abitati, essendo finzione della realtà.
La città non abitata, non è deserta. Immediatamente, interiormente, la donna occupa l'interno di ogni abitazione. Contemporaneamente è sulla strada, è sul ponte. Un ponte che si intravede come particolare. Elemento non gotico, turbativo, per essere stato anticipato dal pittore, passaggio in altra epoca. I colori grigi brillano come acciaio.
La donna è contemporaneamente sul ponte ed è portata via su di un'ala librata. Non le rimane che accettare la propria situazione, di persona innamorata. Quando lo ha scoperto? Davanti all'opera o davanti all'altro rispetto se stessa? Avendo parlato o scritto a lui d'amore, scrivendo d'arte. Avendogli spedito un'e-mail. Quasi il senso era sfuggito a se stessa, ed ora lo sta ritrovando. È così che si ritrova, amando, capace di leggere l'io profondo delle cose, anche di quelle che non avrebbe pensato, interrogando chi è diverso da sé; libera di dare un nome alle proprie esperienze percependo quelle dell'altro.
Marinella Galletti