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Risanare i debiti sanitari delle regioni? Sì, ma non facciamo strage dello stato di diritto
07 Maggio 2007
 

Sintesi dell'intervento del 7 maggio 2007 in Aula dell'on. Donatella Poretti, deputata radicale della Rosa nel Pugno, segretario della Commissione Affari Sociali, per motivare il voto della Rosa nel Pugno sulla conversione in legge del decreto-legge n. 23/2007 – Approvato dal Senato A.S. 1411 “Ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario”.

 

Quando il Parlamento legifera in materia sanitaria è sempre molto attento a non invadere quella che per Costituzione è una competenza regionale, ma quando le Regioni hanno utilizzato male le loro risorse finanziarie ed hanno creato una situazione di disavanzi sanitari come delle vere e proprie voragini, ben venga l’intervento dello Stato! Sembra questo lo spirito che regge il decreto legge oggi in esame.

Regioni virtuose si ritrovano a coprire con 3 miliardi di euro i debiti fatti da quelle meno virtuose. Comunque una goccia nel mare, se si pensa che il Lazio ha come debito emerso ad oggi 9,9 miliardi di euro e 6,9 la Campania.

Il decreto dovrebbe essere un intervento “straordinario”. Straordinarietà che nel nostro caso sembra trasformarsi in ordinarietà, perché altrettanto era stato fatto nel 2004 e nel 2005.

Le Regioni, per accedervi devono dimostrare le loro buone intenzioni di ripianare i debiti senza però compromettere la qualità del servizio sanitario. Chi paga? Il cittadino contribuente e le aziende, con l'innalzamento ai livelli massimi dell'addizionale regionale, rispettivamente dell'Irpef e dell'Irap. Non un bel segnale per un Governo e un Parlamento che -pur timidamente- stanno agendo in favore dei consumatori/contribuenti con i vari decreti del ministro Pierluigi Bersani; e in favore delle aziende con la semplificazione delle procedure per l'avvio delle stesse (vedi la recente approvazione da parte della Camera della proposta di legge di Daniele Capezzone “7 giorni per aprire un'impresa”, e vedi le grandi aperture dei mercati extra-italiani grazie all'attività del Governo, e in particolare del ministro per il Commercio Internazionale, Emma Bonino).

È chiaro che occorre una profonda riforma che rivolti come un calzino l'organizzazione sanitaria nazionale e regionale: il federalismo dovrebbe portare positività -politica ed economica- ad un centro agile, snello e con pochi soldi in tasca, perché le proprie funzioni dovrebbero essere essenzialmente di indirizzo.

Allo stato dei fatti e delle norme, però, non si potrebbe agire in modo diverso: Stato e Regioni non hanno avuto finora un approccio in questo senso, e per evitare che a pagarne le spese sia l'anello debole e finale della catena -il paziente/malato- è bene che il decreto varato dal Governo vada in porto.

Ma noi della Rosa nel Pugno parliamo, per l'appunto, del decreto del Governo. Non quello che è stato successivamente modificato dal Senato in modo sostanziale e di cui oggi stiamo parlando.

L'aggiunta al comma 3 dell'articolo 1 è palesemente incostituzionale: è stato introdotto un divieto per i creditori, per 12 mesi dall'entrata in vigore della legge, di intraprendere o proseguire azioni esecutive relativamente ai debiti sanitari nelle regioni interessate; gli eventuali pignoramenti eseguiti non vincolano gli enti debitori ed i tesorieri; i relativi debiti insoluti producono esclusivamente interessi legali. Il principio espresso nel secondo articolo della Costituzione che riconosce il diritto di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi, verrebbe di fatto negato, o meglio congelato per almeno 12 mesi.

Le Regioni fanno i debiti e lo Stato li ripaga... questa pillola per ora la mandiamo giù, ma congelare i debiti realizzati dalle Regioni coi privati, che però non potranno fare altrettante leggi per congelare gli stipendi dei propri dipendenti o per pagare i loro fornitori o le tasse.... questo è eccessivo!

Ma non e' finita!

È stato così introdotto l'articolo 1-bis in cui per il 2007 si riduce il ticket sulle ricette da 10 a 3,5 euro. Solo 5 mesi fa la Finanziaria aveva modificato gli importi dei ticket; nelle casse dello Stato sarebbero dovuti entrare 811 milioni di euro per il 2007, ma se la Camera approva le modifiche del Senato, i milioni di euro che entreranno saranno solo 461. La copertura per le minori entrate di 350 milioni viene presa da Fondi i più diversi, tra cui quello per i Paesi in via di sviluppo e il Fondo unico per lo spettacolo. Ma rispetto al testo del Senato, in commissione alla Camera è stato approvato un emendamento che sopprime tutti i costi dei ticket, reperendo tutti gli 811 milioni di euro che verrebbero a mancare in Finanziaria dal Fondo di rotazione per le politiche comunitarie, che sarebbe incostituzionale ai sensi dell’articolo 81, quarto comma, della Costituzione.

Insomma, non solo si smentisce una Finanziaria appena approvata utilizzando come cavallo di troia un decreto che di ticket non parlava, ma l'operazione sembra anche fatta un po' male e raffazzonata!

Mi viene in mente un parallelo con quanto accaduto nella passata legislatura quando il Governo Berlusconi modificò la legge Fini-Giovanardi sulla droga. Lo fecero in un decreto sulle Olimpiadi. Furono in tanti ad evidenziare che in questo modo si uccideva il dibattito e il confronto e si sminuiva l'autorevolezza dell'istituzione legislativa: si faceva venir meno quella chiarezza, semplicità e comprensibilità che dovrebbero essere alla base di un sistema legislativo, contribuendo a peggiorare l'immagine dell'istituzione nei confronti dei cittadini. Mi domando se l'aggiunta sui ticket, anche e perché avviene dopo solo 5 mesi dall'approvazione dei costi che si vogliono oggi modificare, avvenga nello stesso modo della droga nella passata legislatura e –soprattutto- possa avere il medesimo impatto nei confronti del Paese.

Buona parte di coloro che evidenziavano questo pessimo metodo del Governo Berlusconi, sono oggi tra coloro che perorano in questo modo la causa dei costi troppo alti dei ticket sanitari.

In uno Stato di diritto il fine non può giustificare i mezzi, altrimenti il diritto e lo Stato non sono più tali.

Se il provvedimento, quantomeno all'articolo 1, non torna alla formulazione uscita dal consiglio dei ministri, la Rosa nel Pugno non potrà votarlo, pur sottolineando come la straordinarietà dell'intervento sia al limite.

 

 

Qui il testo completo dell'intervento


 
 
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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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