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Voto ai sedicenni, per ora in Austria. Ma come servirebbe in Italia e in Ue...
Il Cancelliere austriaco, Alfred Gusenbauer
Il Cancelliere austriaco, Alfred Gusenbauer 
03 Maggio 2007
 

Ieri, 2 maggio, il Consiglio dei ministri austriaco ha approvato l'abbassamento dell'età per il diritto di voto. I sedicenni potranno esercitarlo in tutte le elezioni, mentre per poter essere eletti dovranno avere almeno 18 anni (35 per diventare presidente della Repubblica). La maggiore età è rimasta a 18 anni.

È bene ricordare che in Italia occorre avere 18 anni per votare alle amministrative, regionali, europee e per la Camera, mentre per il Senato l'età minima è 25. Il diritto di elettorato passivo, invece, è di 18 anni, tranne 25 per la Camera, 40 per il Senato e 50 per la presidenza della Repubblica. Una bella differenza con la vicina Austria. Non c'è che dire!

A nostro avviso recuperare questi due anni (18-16) all'elettorato attivo e tutti quegli altri all'elettorato passivo, sarebbe un ottimo contributo a svecchiare le istituzioni rappresentative, facendo decidere, e portando un po' di persone nei luoghi decisionali, con un'età più rispondente alla realtà della composizione e dei bisogni sociali ed economici. È notorio che un sedicenne di oggi, per esempio, non può essere paragonato ad un suo coetaneo di quando fu deciso che per votare occorrevano 21 anni (che diventarono poi 18 nel 1975): l'evoluzione fisica e culturale non è questione di opinioni ma di presa d'atto della realtà.

Se a questo aggiungiamo quanto previsto dal disegno di legge Amato-Ferrero sull'immigrazione, che dà il diritto di elettorato passivo e attivo alle elezioni comunali per gli immigrati residenti da cinque anni in Italia, il sistema di formazione dei rappresentanti istituzionali ci sembra che sarebbe più completo. Tutti i soggetti attivi sul nostro territorio, potrebbero contribuire ad amministrare le città e il Paese, portando istanze e opinioni che oggi sono solo filtrate –e spesso deformate- da diversi approcci, per culture e per età.

Sarebbe auspicabile che sulla formazione del consenso –il primo e principale approccio al metodo democratico- ci fosse unicità nell'Unione Europea. Un passo importante per arrivare anche ad una Unione politica, fondamentale per non continuare ad essere solo una Unione zoppa dei mercanti/mercati. Allo stato dei fatti, i diritti dei consumatori sono solo quelli di subire le decisioni degli Stati nazionali e dei loro veti alla istituzione e applicazione dei diritti sul territorio dell'Unione.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

 
 
 
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