È stata depositata ieri una proposta di legge per regolamentare la prostituzione. A quasi 50 anni dall'entrata in vigore della legge Merlin è sotto gli occhi di tutti come il fenomeno sia degenerato: non solo non ha chiuso le case, ma ha aperto le strade; non solo non ha abolito lo sfruttamento, ma ha consegnato l'affare in regime di monopolio nelle mani delle organizzazioni criminali, che attraverso la violenza, la minaccia o l'inganno reclutano, gestiscono l'attività, recepiscono i profitti delle persone che si prostituiscono, oltre ad impedire l'abbandono della prostituzione alle persone che lo vogliano.
Questa proposta di legge consta di due soli articoli ed è redatta grazie alla collaborazione dell'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori). Si ispira al principio e alla convinzione che governare i fenomeni sociali sia più efficace che proibirli, nell'interesse delle persone che si dedicano alla prostituzione o che fruiscono della prostituzione altrui, nonché della società intera. Con la convinzione che mentre in clandestinità tutto sia di fatto possibile, solo nella legalità, con diritti e doveri, la persona sia libera di scegliere.
Nel primo articolo si prevede l'abrogazione della legge Merlin come passaggio necessario per consentire che la prostituzione sia riconosciuta come una attività lavorativa attraverso cui si offrono servizi sessuali regolarmente remunerati, e i cui profitti, conseguentemente, saranno soggetti a prelievo fiscale.
Sarà il Ministero del Lavoro, di concerto con quello della Salute e dell'Economia, a stabilire una serie di misure a cui le persone che esercitano tale attività devono sottostare: controlli sanitari e norme igieniche, regole di sicurezza dei locali in cui viene esercitata tale attività, nonché la normativa fiscale (articolo 2).
Restando in piedi tutta la normativa sullo sfruttamento e la prostituzione minorile, non si ravvede la necessità di introdurre nuovi articoli nel Codice Penale. Così come i reati che rimandano ad atti osceni compiuti in luogo pubblico o aperto al pubblico (art. 527 cp e seguenti), per cui la prostituzione esercitata per strada continuerà ad essere punita penalmente e amministrativamente.
In alcuni Stati europei, ed in particolare nei Paesi Bassi, si è legalizzata la prostituzione e questa attività è diventata una professione come un'altra, sotto forma di lavoro dipendente, indipendente o cooperativo, con i diritti e doveri che ne conseguono, di assicurazione previdenziale e di tassazione compresi. È stata così separata la prostituzione volontaria da quella coatta: la prima è “emersa” e ha trovato forme legali di svolgimento, minimizzando i costi che ricadono sulla società e sulle persone che svolgono l'attività. L'apparato repressivo si è potuto così concentrare in modo più efficace ed efficiente sulla lotta alla prostituzione coatta ed allo sfruttamento, compreso quello dei minori, delle persone minorate o tossicodipendenti.
Donatella Poretti
Qui il testo integrale della proposta