Secondo l'agenzia AdnKronos il ministero della Salute si starebbe orientando per perpetuare il divieto di conservazione autologa in banche private del sangue del cordone ombelicale. L'apposita commissione costituita il 20 febbraio scorso, in vista della scadenza del 9 maggio dell'attuale ordinanza ministeriale, starebbe però valutando l'opportunità di consentire la conservazione autologa di queste staminali in banche pubbliche, mentre non si sa se come contraltare a questa “apertura” verrà vietata la conservazione all'estero.
Questa, quindi, sarebbe la risposta del ministro Livia Turco alle 1.500 persone che nel 2006 sono state autorizzate a depositare il sangue cordonale in banche oltre i confini italiani. E questa sarebbe la risposta:
- ad una mia proposta di legge sottoscritta da altri 11 deputati di schieramento trasversale;
- all'appello trasversale, con altre otto deputate, presentato al ministro lo scorso 3 aprile;
- alla commissione Affari Sociali che, in ambito di stesura del testo unificato sul parto, ha inserito un articolo che prevede la conservazione del cordone anche in strutture private;
- alla Direttiva Europea 2004/23/CE, da recepire nel nostro ordinamento entro agosto, in cui si stabilisce che le staminali del cordone non fanno parte del sangue e si sollecita la donazione autologa: relegandola alle sole strutture pubbliche –quasi inesistenti in Italia, oltre che inefficienti- di fatto si attua il contrario della direttiva; la recente notizia dei 500 cordoni ombelicali donati alla banca pubblica di Matera e gettati in maniera ancora da chiarire in ambito penale, valga da esempio.
Decisioni del genere, oltre ad evidenziare una politica e una cultura statalista fuori del tempo e dei bisogni, sarebbero anche dannose per i singoli e per la collettività. I primi perché per avere un minimo di certezza e non vedersi, per esempio, un domani sequestrate le proprie staminali grazie ad una ennesima impennata statalista (destra e sinistra in materia si sono comportate nel medesimo modo, visto che l'ordinanza attuale è del Governo Berlusconi). La collettività perché vedrebbe sfumare una opportunità di business che in ogni parte del mondo è valutato lucroso e in crescita.
Inoltre, dal punto di vista pratico, chi pagherà nelle banche pubbliche per questa conservazione autologa? Se sarà lo Stato, andrà contro ogni orientamento internazionale in materia. Se saranno i diretti interessati, non potremo non registrare un crollo delle conservazioni allogeniche: quale struttura sanitaria pubblica non privilegerebbe i soldi dei singoli rispetto alla spesa in perdita di chi fa la donazione altruistica?
Ma proprio oggi –per fortuna– nella Repubblica di San Marino, nel cuore della Romagna, il Bioscience Institute inaugura la sua banca privata in merito, per cui si potranno portare le proprie staminali cordonali anche lì, oltre che in Svizzera, Belgio, Usa etc. Di questo sono molto contenta ed auguro agli amici lungimiranti del Titano tutto il bene e tutto il business possibile, sperando che al ministero non vietino l'esportazione all'estero. Per conto mio, comunque, farò loro da sponsor con un maggiore impegno in Parlamento perché vengano sconfitti gli anacronistici e dannosi statalismi del nostro ministero, e fuori Montecitorio informando e sponsorizzandoli soprattutto col Notiziario Cellule Staminali dell'Aduc di cui sono responsabile.
Donatella Poretti