Continuiamo la rassegna sulle vicissitudini che vedono coinvolti valtellinesi e valposchiavini, orientando le nostre riflessioni verso un modo di stare insieme che ci lega da parecchio tempo. La condivisione della strada sulla quale viaggiamo, del percorso, nel nostro caso il tragitto che porta molti conterranei a spostarsi oltre Bernina, soprattutto per motivi di lavoro.
Ho iniziato a varcare il Passo del Bernina con una certa frequenza nel 1995 (settimanalmente), quando per motivi di studio mi spostavo da Poschiavo a Coira e ritorno. I valichi da oltrepassare erano addirittura due e durante il periodo invernale ne ho viste di tutti i colori. Di solito si chiedeva un passaggio a un qualche conoscente, un adulto con licenza di guida e automobile preferibilmente attrezzata per la stagione invernale. Poi via, si partiva, la domenica sera verso nord, e il venerdì di ritorno al sud.
A volte si trattava di un’impresa, più che un viaggio per motivi di studio. La domenica pomeriggio già iniziavi a prepararti mentalmente, come se ad aspettarti ci fosse l’Everest, con le sue terribili ed improvvise bufere in zona “Arlas”, dove a venir sollecitati erano soprattutto istinto e senso dell’orientamento all’insegna del planin, planin, ca ala pegiura strüsum (piano, piano, che al peggio sfregiamo una fiancata della macchina).
Come se non bastasse vi era quella sorta di consapevolezza, che anche se ti fosse andata bene sul Bernina, c’era ancora lo “Julier” da oltrepassare. Un valico apparentemente innocuo, che a causa dei suoi infiniti tornanti ricoperti di neve si trasformava in un flipper, con le Mercedes dei germanici a far da palline impazzite contenute solo dai paracarri. Ma ritorniamo al Bernina.
Sai com’è il Passo? C’è bufera? Catene obbligatorie? Con gomme chiodate ce la facciamo? Queste alcune fra la serie di ripetute domande che mi venivano rivolte dai poschiavini la domenica e il venerdì pomeriggio, in quanto figlio dell’uomo delle nevi, colui che dal 15 dicembre del 1965 passa i suoi inverni a 2330 s.l.m., fra le più ardue intemperie climatiche, con l’obiettivo di rendere accessibile il valico durante la stagione invernale.
È così che mi sento di affermare, usando un po’ d’ironia, come in effetti abbia passato una parte della mia adolescenza a fare il meteorologo, fantasticando e farneticando su uno dei fattori più imprevedibili al mondo: il tempo.
Vi ho parlato della mia esperienza settimanale legata al viaggio attraverso le montagne, ma credo sia doveroso ricordare come vi siano parecchi valtellinesi e valposchiavini che varcano il Passo del Bernina giornalmente, per recarsi al lavoro in Engadina. Persone caparbie, disposte ad affrontare anche le difficoltà legate alle condizioni meteorologiche, pur di svolgere quotidianamente la propria professione. Come assicurare un tragitto sorvegliato e sicuro a queste persone? E se l’impegno e la perseveranza garantiti dagli addetti ai lavori, non fossero sufficienti a contrastare la forza della natura? La popolazione valposchiavina, attraverso i rappresentanti politici, ha più volte deciso di bussare alla porta del Granconsiglio grigionese. Le rivendicazioni sono state ufficializzate e intensificate a partire dal 1994 ed è di recente seppur parziale soddisfazione, poter prendere atto che il Governo Retico ha deciso di versare la somma di un milione di franchi per gli interventi ritenuti di immediata urgenza. Al via i lavori dunque, che prevedono in primis la realizzazione di opere di sostegno mirate, ripari dal vento e uno sterro nella località di “Bügliet” e del “Camin” (si trovano entrambe poco distanti dal valico, una sul lato engadinese, l’altra su quello poschiavino), nonché la posa dell’illuminazione anti bufera ad “Arlas”. Si tratta di una prima tranche del credito complessivo di sette milioni, che si prevede di investire entro il 2010 per realizzare le opere più urgenti per evitare le chiusure del valico a causa della neve trasportata dai forti venti, della visibilità ridotta in caso di tormenta e del pericolo di valanghe. Tutti fattori naturali che, sommati alle valanghe provocate artificialmente, dal 1985 hanno costretto a sbarrare al traffico il collegamento in media 4.3 giorni ogni inverno. Speriamo in bene, anche perché purtroppo, come il passato ha più volte evidenziato, le rivendicazioni dei valposchiavini in quel di Coira, non hanno sempre fornito il riscontro desiderato. Comunque andrà a finire, automobilisti valtellinesi e valposchiavini continueranno a incrociarsi, incolonnarsi, scontrarsi, inseguirsi e sorpassarsi sul valico del Bernina. Per il resto, chi vivrà vedrà…
Vorrei infine approfittare di queste righe per ricordare una delle persone che negli ultimi trent’anni maggiormente ha contribuito a rendere il Passo del Bernina sicuro e transitabile: Erminio Galli, prezioso amico e collaboratore della Ditta Battaglia + Co. di Poschiavo, recentemente scomparso all’età di 57 anni. I valposchiavini, e credo anche gran parte dei valtellinesi che lo hanno incontrato fra neve e bufere, lo ricordano con stima e simpatia. Grazie Erminio!
Informazioni utili sul Passo del Bernina:
Il sito www.ilbernina.ch dispone di una webcam che scatta regolarmente ogni due ore una fotografia che ritrae la situazione all’altezza del Ristorante Cambrena. Andate sul sito e cliccate su “webcam” in alto.
Per informazioni sulle condizioni del Passo del Bernina rivolgersi al nr. Tel. 0041/81 8391515.
Josy Battaglia
(da Tirano & dintorni, aprile 2007)