A partire dalla scorsa mezzanotte sono in sciopero della fame a oltranza Marco Pannella (che hai iniziato lo sciopero della fame lo scorso 21 marzo), Sergio D'Elia, Valter Vecellio, Giudo Biancardi e Claudia Sterzi.
Questa forma di lotta è resa assolutamente necessaria, urgentissima perché questo obiettivo proprio, com’è noto, del mondo radicale ed in particolare di Nessuno Tocchi Caino e del Partito Radicale transnazionale e che è stato adottato, dapprima dal Parlamento italiano, poi – solennemente, il 2 gennaio 2007 – dal Governo, quindi dal Parlamento europeo con una straordinaria maggioranza, questo obiettivo dunque è sul punto di essere pregiudicato, abbandonato.
Parlamenti, governo, un possente movimento d’opinione si sono mobilitati a partire dallo “scandalo” dell’esecuzione di Saddam con un obiettivo urgente, immediato: la risoluzione di moratoria universale deve essere presentata all’Assemblea generale in corso, mentre nuovi eventi internazionali prevedibili potrebbero invece pregiudicarla.
È questo il leit-motiv quotidianamente ribadito. Errori e ritardi molto gravi sono di certo stati commessi ma è ancora concepibile che siano superati, e l’obiettivo realizzato.
L’alternativa a questa nostra iniziativa nonviolenta, è quella di subire l’ennesimo altro rinvio ad oltranza o tradimenti tipo quello del 1999 quando - come ci ha ricordato l’autorevole Francesco Paolo Fulci, all’epoca ambasciatore italiano all'Onu – “da Bruxelles” giunse l’ordine al Palazzo di Vetro di ritirare la risoluzione pro moratoria che era già depositata e aveva già la certezza di essere approvata.
Nell’accingerci a questo pesante compito doveroso per i nonviolenti che siamo a causa delle specifiche responsabilità che ci incombono, ribadiamo che in tal modo intendiamo aiutare il nostro Governo a ottemperare agli impegni deliberati dal Parlamento e da lui stesso fatti propri. Ci muovono la speranza e la certezza della nonviolenza quale migliore e più efficace arma per sostenere il potere nel tentativo di realizzare quanto è intenzione e si è impegnato a compiere.
«Uno sciopero della fame a oltranza, fino al perseguimento dell'obiettivo della presentazione di una risoluzione per la moratoria universale della pena di morte all'Assemblea generale dell'Onu». Marco Pannella lo ha iniziato la notte scorsa per dire “no” a un altro rinvio, l'ennesimo, della presentazione della risoluzione.
Finora, ha affermato il leader radicale in una conferenza stampa questa mattina alla Camera, il governo italiano «non è stato capace di gestire la scelta (di presentare una risoluzione) con una serie di ingenuità, di piattezze», nonostante che «il parlamento avesse deciso in questo senso, l'europarlamento avesse fatto lo stesso e il governo medesimo si fosse impegnato il 2 gennaio scorso».
Pannella, reduce da un altro sciopero della fame durato tre settimane, rimprovera al governo di essersi limitato a formulare, invece della proposta di risoluzione sulla moratoria, sulla quale si era impegnato, una semplice «dichiarazione, un documento che non vale nulla».
La proposta di risoluzione, spiega, viene rinviata, perché si aspetta il sì compatto dell'Europa, di «questa Europa che viene presa imprudentemente come alibi e scusa per le incapacità e le inadeguatezze dei singoli governi dell'Ue».
Il 27 luglio scorso, ha ricordato il leader radicale, la Camera dei Deputati all'unanimità ha impegnato il governo a «presentare alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite (quella del 2006, ancora in corso)» la risoluzione pro moratoria, cercando di raccogliere il maggior numero di consensi ma senza che nessuno, nemmeno il consenso dei 27 fosse considerato vincolante.
«Ora», polemizza Pannella, «ci viene risposto che ci vuole il sì dell'Europa», per presentare la risoluzione. Un'arma a doppio taglio, perché - ricorda il leader radicale - nel '99, quando la precedente proposta di risoluzione su iniziativa italiana era pronta, non venne presentata perché all'ultimo momento arrivò il no del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue divisi al loro interno.
«Se non si fa qualcosa di manifestamente straordinario» ammonisce Pannella «la cosa è cotta», anche questa volta.
«È una battaglia vinta in partenza e se non la si vince è perché non la si vuole combattere». La pensa così Sergio D'Elia (Rnp), segretario di Nessuno tocchi Caino, sulla iniziativa italiana per la presentazione all'Assemblea generale dell'Onu di una risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali.
I numeri ci sono, afferma D'Elia in una conferenza stampa, ma «dal '95 ad oggi la tattica è quella del rinvio», e anche questa volta, nonostante gli impegni presi con il parlamento, l'esecutivo non ha ancora presentato la risoluzione.
«Cosa temiamo? Una riedizione di fatti e misfatti già visti e già consumati», attacca D'Elia che ha iniziato, insieme a Marco Pannella, uno sciopero della fame a oltranza per sostenere la presentazione della risoluzione.
«I voti a favore sono tra i 99 e i 106 - è il conteggio fatto da Nessuno tocchi Caino -, le astensioni (positive per l'iniziativa italiana) sono tra le 17 e le 24; i contrari tra i 61 e i 68; gli incerti 7». La conclusione è ovvia: «anche nello scenario peggiore la risoluzione sarebbe approvata».
«Ho posto questa mattina, fuori sacco per così ire, perché non era all'ordine del giorno, il tema del comportamento che il governo intende tenere per quanto riguarda la moratoria sulla pena di morte in questa Assemblea generale delle Nazioni Unite, come previsto dal mandato del Parlamento italiano, di quello europeo e dalle mille e mille adesioni giunte in questi mesi». Emma Bonino ha raccontato, ai microfoni di Radio Radicale, il dibattito in Consiglio dei ministri (venerdì della scorsa settimana, ndr) sulla moratoria della pena di morte e sulla decisione di affidare al ministro D'Alema il mandato di illustrare ai partner europei la proposta italiana su questo argomento.
«Ho posto questo tema con una certa forza» ha aggiunto Bonino «perché ritengo che, al Consiglio degli affari generali, a Bruxelles, è opportuno che l'Italia dica che non intende, come dice appunto il mandato del Parlamento italiano, vincolarsi ad una presunta unanimità che peraltro in Europa non c'e' quasi mai. Serviva insomma, ho detto, una posizione del governo italiano che considerasse auspicabile ma non vincolante l'adesione di tutti i paesi membri dell'Unione alla proposta di moratoria delle esecuzioni capitali. Questo perché - anche alla luce della importante adesione del Sudafrica, che si è detto disponibile a co-sponsorizzare la proposta di risoluzione - è importante non ripararsi dietro al consenso europeo».
«Alla fine, su proposta del ministro Rutelli», ha proseguito il ministro del Commercio Internazionale e delle Politiche Europee, «si è deciso che il governo nel suo complesso valuterà il da farsi al prossimo Consiglio dei ministri già convocato per il 24 aprile, subito dopo il dibattito a Bruxelles. Io, che ritengo sarebbe stato utile rendere esplicita la nostra determinazione a procedere comunque in questa grande battaglia di civiltà, ho espresso le mie perplessità e il mio dissenso in un secondo intervento, perché penso sarebbe stato utile sia alla campagna che agli stessi colleghi europei misurarsi di fronte ad una posizione determinata del governo italiano».
«Si tratta» ha specificato Bonino «di continuare a lottare per rafforzare una volontà e per non consentire un rinvio a settembre che rischia di essere un rinvio sine die. Condurre questa battaglia è davvero una responsabilità storica che il nostro governo si può assumere, avendo tutti i sostegni e i mandati possibili, non solo in Italia. È una volontà», ha concluso, «che va strappata e che mi pare, ad oggi, ancora non ci sia».
Fonti: www.radicali.it, www.radicalparty.org, www.radioradicale.it