02/12/06. Siamo ai piedi della paretina
Sulle rocce ghiaccio vivo.
Tarabini dice di tornare indietro. «Non hai i ramponi!».
Una folata di vento porta via i suoi consigli e attacco il muro. Sia a destra che a sinistra precipizi malauguranti, gli appigli esplosi per il freddo, vengon via come i petali d'una rosa secca, ma i primi metri sembrano facili. Poi raggiungo una spessa lingua di ghiaccio, e qui d'appigli non ce ne sono più. Provo a tornare indietro, ma non si riesce. I miei poggiapiedi si stanno sgretolando... che faccio?? Proseguire in libera è una roulette russa.
Arrotolo una fettuccia attorno ad uno sperone marcio, quindi, attaccandomi con una mano alla fettuccia attaccata allo sperone marcio, prendo un chiodo e il mazzotto bergamo-fashion che ho appeso allo zaino. Tengo con una mano il chiodo, con l'altra il mazzotto e stringo la fettuccia fra il gomito sinistro e le costole. Comincio a batter colpi come un forsennato. Il rintocco delle mie martellate echeggia fino al rifugio. Sembra d'essere nell'officina di un fabbro. Schegge di ghiaccio sparano ovunque, e, mentre il mio equilibrio diventa sempre più instabile, il chiodo raggiunge una fessura e ci si conficca dentro. Ho creato una sosta! Torno a respirare, metto via gli attrezzi da cantiere e, conficcata la punta della piccozza nel ghiaccio mi trascino con le sole braccia verso la soluzione del passaggio. Se avessi avuto i ramponi!
Quindi altri 30 metri di cresta sporca ma facile, e trovo uno sperone a cui assicurare il Tarabini. Le operazioni di recupero chiodo e recupero Tarabini sono molto lunghe. Si fa mezzogiorno. Il pranzo è fissato sul Pizzo di Mezzaluna, così seguitiamo ad oltranza con gli stomaci che brontolano.
Per raggiungere il Pizzo di Mezzaluna non c'è alternativa escursionistica: bisogna arrampicare. Prima una breve e stretta crepa sulla dx dello sparticacque, poi si torna sul filo. Una breve cengia erbosa sulla dx, poi di nuovo sullo spigolo e, grazie ad un colatoio sulla sx, si esce in vetta (III+, m 2373, ore 1:30 dal Dente).
La discesa avviene per la stessa via di salita (consiglio d'effettuarla in corda doppia e di non far troppo affidamento alle fettucce lasciate in parete).
Tornati all'incrocio delle creste questa volta si prosegue verso S. Mantenendosi a sx dello spartiacque ci si abbassa lungo nel circo dei Piazzotti, quindi si sfrutta la comoda rampa d'erba e pietre che porta alla croce della Cima Occidentale di Piazzotti (m 2349, ore 1).
Dalla Cima dei Piazzotti, contemplata la testata del Pizzo Trona, si prosegue per il sentiero lungo la cresta S fino alla Bocchetta di Val Pianella (m 2224), valico fra Val Trona e Val Brembana.
Proprio nella bergamasca si trova una baita isolata, quel che fu l'antico alpeggio di Mesalona, origine del toponimo Mezzaluna. Mesa–lona significa spianata a forma di luna e indica la morfologia dell'alpe e non, come molti credono, del Torrione di Mezzaluna.
Dalla Bocchetta di Val Pianella ci si getta nelle pietraie della Val Trona e, affidandosi ai segnavia, si raggiunge il bellissimo lago Zancone (m 1957, ore 0:45). Oltre il lago Zancone c'è il plumbeo lago di Trona, perfetto esempio del massiccio sfruttamento idroelettrico della Val Gerola.
Dal lago Zancone si può proseguire fino al lago di Trona e chiudere il giro seguendo il comodo sentiero segnalato per Pescegallo, oppure, se si hanno forza e coraggio, raggiungere la base del Torrione di Mezzaluna per un tracciato ripido, impegnativo e privo di sentieri.
Al Torrione... (via che consiglio)
Abbandonato il sentiero poco a S del lago Zancone si sale il versante orografico dx della valle puntando diritti alla base settentrionale del Torrione di Mezzaluna. Dapprima una scomoda ganda, poi ripidissimi prati. Ci si mantiene inizialmente centrali, quindi vicini ai lastroni a N della scarpata fino a raggiungere la fascia rocciosa terminale. Una cengia su erba verso sx, poi una verso dx conducono a un profondo camino a ridosso delle bastionate rocciose di sx. Il camino taglia il settore terminale e, sebbene dal basso sembri un passaggio totalmente illogico, specialmente coi pendii sporchi di neve, è la via migliore per montare in cresta. Si entra nell'imbuto. Passi di II-III portano su una nuova cengia. Si traversa una decina di metri verso dx, per poi proseguire lungo la linea di massima pendenza. Erba e qualche semplice roccetta regalano la depressione della sella prossima al Torrione di Mezzaluna (m 2200 ca., ore 0:45).
Ci si può avvicinare al colosso di roccia e entrare a curiosare nella crepa N. C'è un primo salto di 4-5 m. Una strettissima fessura obbliga a levare lo zaino per non incastrarsi. È un posto surreale... Poi un corridoio sempre più scuro si perde nelle viscere della montagna. A dicembre avremmo voluto vedere dove portava, ma, braccati dalle tenebre, avevamo rinunciato.
Per la discesa in Val Tronella ci si sposta sposta dapprima a SE, poi decisamente a N per pietraie. Si affiancano da valle dei lastroni levigati fino a una sella, quindi si scende un valletto e, pianeggiando per macereti e chiazze d'erba in direzione del Pizzo del Mezzodì, si sbuca, se fortunati, su un alpeggio fatiscente. Dalla malga un sentiero incerto punta direttamente a valle per una forte costola che s'inarca a E. Ci abbassiamo lungo il ripido crinale di rocce ed erba, infine la traccia si fa evidente e piega a dx. Attraversata una goletta, con alcune curve, si raggiunge il fondovalle.
Per pasture e pietre ci si porta all'alpe vicina alla Sorgente, quindi, per la via dell'andata, a Pescegallo (ore 1:30).
Foto 8. La Val Trona
Sono inidcati i tracciati per chi vuol raggiungere dal Lago Zancone il piede del Torrione di Mezzaluna e per chi vuol tornare direttamente a Pescegallo costeggiando il Lago di Trona, in primo piano.
Nei primi anni quaranta, la società Orobia ha modificato l'originario laghetto glaciale di Trona con un'imponente diga, che, con i suoi 5.196.000 mc, è il maggior serbatoio per la produzione di energia elettrica nella valle del Bitto. Il lago Zancone, poco al di sopra del lago di Trona, era originariamente anch'esso nel mirino dell'Orobia. Il progetto di trasformarlo in diga, fortunatamente, non ebbe seguito.
Foto 9. Torrione Mezzaluna, versante NO
Viene indicato il tracciato Lago Zancone - piede del Torrione. Tratteggiato il passaggio nel camino.
Foto 10. La testata della Pizzo di Trona vista dalla Cima Occidentale dei Piazzotti
A Nord del Pizzo di Trona s'ergono due strani pinnacoli, i dentini di Trona. Un tempo erano tre, ma quello più a N crollò completamente. Le sue rovine emergevano dalle cupe acque del Lago dell'Inferno. In seguito il lago fu sbarrato con una diga che ne alzò il livello delle acque e nascose per sempre le tracce di questa frana.
Enrico Benedetti
(2 - fine)