Forse non risolverà i problemi di 2.800.000 lavoratori italiani, di cui 600.000 in Lombardia e 300.000 nella sola Milano, ma certamente ha il merito di sviscerare la questione del lavoro precario – co.co.co., co.co.pro., lavoratori a progetto, CFL, interinali, lavoratori a tempo determinato e tutte le varie categorie del provvisorio – in una maniera esemplare, oltre che altamente artistica. Il Vangelo secondo Precario (Storie di ordinaria flessibilità) è un film di bella tensione civile, ingegnosissimo nello spunto, ben sviluppato e ottimamente interpretato, in cui felicemente si mescola la realtà con grani di surrealtà, descrivendosi una quotidianità professionale assolutamente instabile, che pesantemente si trasferisce nella sfera del privato, e, dulcis in fundo, è una pellicola costata solo... 40.000 euro!
Si è svolta recentissimamente alla Camera del Lavoro di Milano un’anteprima per la stampa – contemporaneamente se ne proiettava un’altra a Roma, alla presenza del regista Stefano Obino – de Il Vangelo secondo Precario, prima d’iniziare il classico iter commerciale.
«Come si fa a esordire in un mercato così difficile?» – spiega Stefano Cella, produttore esecutivo che nella pellicola si cimenta anche nella parte di attore, dipingendo in modo magistrale un borioso e prepotente kapò-capetto che infine, quasi con un tocco alla De Sica, si trasforma in m...., e non metaforica – «Si può fare anche partendo e facendosi “raccomandare” dal basso. Il film è costato solo 40.000 euro e ciò, a propria volta, rappresenta un contributo importante relativamente al modo in cui si può sostenere il cinema».
Il Vangelo secondo Precario ha debuttato in 130 sale cinematografiche d’Italia, ma molte altre saranno probabilmente interessate potendo allargarsi le proiezioni al più vasto circuito dei cineforum. «Il film» – conclude Stefano Cella – «si muove in una dimensione estremamente personale trattando delle ripercussioni che il lavoro precario ha sulle vite e sul rispetto dovuto alle persone».
I 40.000 euro sono arrivati anche da semplici cittadini, che hanno offerto cifre variabili dai 10 ai 50 euro: tutti ringraziati, senza alcuna esclusione, nei titoli di coda. Il finanziamento, infine, è stato completato da diverse associazioni o enti, fra cui Arci e Acli. In aprile si cominciava la raccolta dei fondi, mentre l’ideazione del progetto e la lavorazione procedevano. Il completamento in tempi da primato non ha, peraltro, affatto inficiato il valore del prodotto.
Nell’arco di 24 ore, divise nelle sezioni Il lavoro mobilita l’uomo, Il mattino ha loro in bocca, Laconica canicola e And the winner is... (geniale anche questa scelta), si intersecano sullo sfondo di una Milano di periferia e d’interni le storie dei co-protagonisti – Sandro, che di cognome fa Precario, una sorta di tramite fra i vari personaggi e storie, un pugile portato per sbaglio in Paradiso, Marta, Dora, Mario, Franco e chi con loro vive o interagisce: mogli, amanti, colleghi, compagni di (s)ventura o capi che siano – da un’improbabile indagine Ixtat sul precariato giovanile, fatta intervistando anziani, allo stage presso la Zenzero TV, da un’agenzia finanziaria a uno studio legale, si dipanano episodi di angherie, non precarie, e speranze frustrate, stati di ribellione o, viceversa, di umilianti compromessi. L’amarezza si stempera nell’ironia, ma il tono agrodolce punge egualmente, seppur sottilmente, le coscienze. Un film di “denuncia”, ma godibile. Un film senza effetti speciali, ma che incide e scuote gli animi. Ci sarà ricomposizione o happy end? Domanda anch’essa... precaria.
Da segnalare il cammeo, sonoro, di Nando Dalla Chiesa, la cui voce, che si ode uscire da un monitor televisivo in un bar, simula quella del Presidente del Consiglio impegnato in un discorso, che ovviamente celebra le “virtù” e i vantaggi del lavoro precario. Un’imitazione sorprendentemente perfetta. Altra stupenda gemma nel castone di un film, che ha tutte le caratteristiche per far parlare di sé regalando notorietà a chi l’ha ideato, inventandosi anche la più creativa delle modalità di finanziamento, realizzato e condotto in porto, interpretato e proposto. Il Vangelo secondo Precario dimostra che prima dei soldi, che pure contano, valgono le idee e che la fantasia si può coniugare con l’impegno sociale e l’osservazione della composita realtà che ci circonda, e, se tale realtà può rivelarsi grigia, irrimediabile, banale o disperata, con la tenacia degli ideali si può provare a mutarla.
Alberto Figliolia