La lettura avvicina il cuore alla mente e colma tutte le distanze.
Vi presentiamo un libro realmente delizioso, raccomandato a chi ama il ciclismo e le sue storie, a chi ama l’Italia e il Giro d’Italia, le sue strade e la sua lingua, a chi è attratto dal fascino senza tempo di una “radiocronaca in movimento”, magari respirando a pieni polmoni l'aria rigeneratrice del primo mattino a Morbegno e la sua atmosfera frizzante che è un inno al movimento; il tutto prima che quella stessa aria si scaldi ed accenda speranze e pulsioni dei ciclisti a caccia della maglia rosa sulle strade che portano al Mortirolo e poi – dopo la terribile discesa – di nuovo su verso l'Aprica; o, se no, a Bormio, a Santa Caterina Valfurva, a Tesero, verso Trepalle o più in là fino a Livigno, in quell'angolo celestiale d'Italia che si chiama Valtellina; e se ci si alza presto la mattina, ecco anche quel po' di nebbiolina che basta a nascondere fino all'ultimo il ponte sul fiume, il vero, unico, grande fiume di quella grande valle: l'Adda.
Un’opera frutto dell’esperienza sul campo di un giornalista, Giovanni Scaramuzzino, 37 anni, che è la “voce” del ciclismo di Radio Rai: inviato al Giro, al Tour, ai Giochi Olimpici, alle grandi classiche e ai campionati del mondo, Scaramuzzino segue e trasmette le corse da una postazione privilegiata: la motocicletta.
Il nuovo libro dell’inviato di Radio Rai Giovanni Scaramuzzino ha per titolo: Fino all’ultimo chilometro. Il Giro d’Italia da una motocicletta (Geo Edizioni, 2005) ed è in vendita al pubblico a Euro 18,00.
La prefazione è dello storico commissario tecnico della Nazionale azzurra Alfredo Martini, mentre le splendide e numerose fotografie (oltre cinquanta) sono opera di Roberto Bettini, compresa la copertina che ritrae il corridore abruzzese Alessandro Spezialetti mentre si fa largo, tra la grandine, sulle Alpi piemontesi con a ruota la motocicletta di Radio Rai.
Il grande ciclismo viene qui raccontato, con competenza e passione, da un radiocronista che lo vive dalla moto metro per metro, accanto ai protagonisti. Lo sforzo agonistico degli atleti serve, però, a farci notare anche altro: i volti di chi assiste alla corsa, ad esempio, con affreschi inattesi, ma soavi, come quello dedicato a quattro generazioni di donne perfettamente allineate davanti all’uscio di casa – dalla bisnonna vestita di nero per ricordare un lutto lontano alla disinvolta nipotina alla moda – che si tengono per mano, in un paesino sulle pendici del Pollino, per assistere al passaggio del Giro.
L’idea del viaggio e del ricordo, l’immagine dello spostamento nelle sue forme più belle – quelle non legate ad un treno da prendere o ad una coincidenza da raggiungere – rappresentano la parte più suggestiva e profonda di un lavoro che si fa continuamente apprezzare per la piacevole fluidità della scrittura. Le sensazioni dal “vivo” della corsa sono le più vere perché la pioggia che bagna la strada ed i corridori non risparmia, certo, microfoni e taccuini del radiocronista: anzi, l’umidità gli appanna la visiera del casco, ma – nel contempo - gli spalanca gli occhi davanti ad un mondo meraviglioso da vedere e da narrare. Un libro del genere non era ancora stato scritto ed il ciclismo non era mai stato raccontato così.
Un modo diverso di “trasmettere” emozioni, di far rivivere storie di corsa con Marco Pantani che in salita, dopo aver staccato tutti, appena sentiva alle spalle il rombo della motocicletta, «…si alzava sui pedali pronto ad un nuovo scatto, come se avesse ancora un corridore alle spalle da distanziare». Brividi intensi come la discesa dal Colle Fauniera nel 1999 a ruota di Paolo Savoldelli, ad oltre cento chilometri orari: «Sfiorava irriverente i vecchi e scoloriti segnali stradali rotondi – appoggiati chissà da quanto tempo ai margini dell’asfalto – che fissavano a trenta chilometri orari il limite da rispettare…».
La motocicletta è perciò un “segnalibro” che fissa momenti più o meno lontani, ma indimenticabili: la terribile caduta di Luc Leblanc in discesa durante la cronometro di Cavalese al Giro del 1997; il lungo, estenuante duello tra Pantani e Tonkov l’anno dopo; la sfida accesissima tra il “Pirata” e Michele Bartoli in fuga sui saliscendi dell’Argentario; il giorno della squalifica di Pantani a Madonna di Campiglio a cui segue il penetrante racconto della folla, muta e sgomenta, sui tornanti del Passo del Tonale.
Trovano spazio le grandi imprese solitarie dei campioni, la simpatia coinvolgente di Paolo Bettini, l’umanità di Davide Rebellin, la generosità di Ivan Basso, la spavalderia del giovane Damiano Cunego, la caparbietà di Danilo Di Luca, le volate mozzafiato tra Mario Cipollini e Alessandro Petacchi, ma non solo. C’è anche posto per le piccole, grandi storie di fughe non andate in porto, per l’incrocio delicato di sguardi durante le “visite parenti” dei corridori, per il rito del pranzo con i motociclisti prima dell’inizio della diretta radiofonica al Giro, per i ricordi dell’infanzia che fanno capolino tra un chilometro e l’altro, per le radiocronache senza respiro nel finale della Milano-Sanremo o del Giro di Lombardia.
Giovanni Scaramuzzino ha diviso il lavoro in ventuno capitoli come, in fondo, sono ventuno anche le tappe di un grande Giro. Casuale o no, non poteva che essere così. Il libro è fatto su misura per chi ama il viaggio: in bici, in moto e quello, sempre fantastico, sulle onde eteree della radio. È fatto per chi ama regalarsi o regalare una “piccola perla”. Piccola, ma anche unica soprattutto perché, nella letteratura sportiva italiana, mancava proprio un’opera tanto ricca di umanità.
Per richiesta copie, per informazioni sul libro e sull’autore: contattare telefonicamente i numeri (+39) 0571-92.40.51; (+39) 0571-96.02.06.
Grazie per l’attenzione.
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