Il paragone dei “Dico” alla pedofilia, fatto da monsignor Angelo Bagnasco, ci sembra che confermi l'accanimento in materia da parte del Vaticano: accostare l'attribuzione di diritti a quello che viene considerato uno dei peggiori comportamenti sessuali, è additare i “Dico” come un nuovo e ulteriore manifestarsi del Male, del Diavolo.
Un paragone fatto da chi -la Chiesa cattolica romana- ha sulla pedofilia grande esperienza ed autorevolezza. Negli Usa decine di migliaia di persone hanno denunciato preti pedofili. Diverse diocesi stanno fallendo a seguito degli ingenti danni a cui sono state condannate dalla giustizia. Sono stati accusati di pedofilia quasi 4.400 preti americani (il 4% di tutti i sacerdoti). La situazione non sembra così differente in Irlanda, dove magistratura e media hanno avuto il coraggio di indagare fino in fondo. Dalle sentenze dei numerosi tribunali, appare anche evidente che le gerarchie vaticane hanno tentato di coprire il tutto, trasferendo i preti pedofili in altre diocesi e invitando le loro piccole vittime a perdonare (ovvero, a non sporgere denuncia) nel nome di Dio. L'abbiamo visto anche recentemente in Italia grazie ad una indagine del settimanale l'Espresso (subito censurata dalla grande stampa).
Inoltre la crescente virulenza omofobica della Chiesa cattolica ci fa sorgere un dubbio: vista l'alta percentuale di preti omosessuali (secondo una ricerca di padre Cozzens, direttore di un seminario cattolico Usa, circa il 60%), c'è davvero da chiedersi se la strenua lotta contro i “Dico” non sia in realtà un modo per evitare che calino ulteriormente le vocazioni, una faccenda seria per la Chiesa in Occidente. Una volta che i gay non sono più ostracizzati, una volta che viene riconosciuto loro qualche diritto in più, una volta che la società cessa di essere omofobica, non ci sarà così bisogno di andare in seminario per nascondere i propri sensi di colpa e la mancanza di attrazione per l'altro sesso. Perché non ci sarà più niente da nascondere!
Quando la Cei si rivolge ai politici parlando di «dovere morale del cattolico», dovrebbe innanzi tutto rivolgere tale appello a se stessa e ai propri subordinati. Solo allora l'ascolteremmo senza sorridere.
Pietro Yates Moretti, consigliere Aduc