Intervista a Luigi Bonelli, aka MAYBEZ, uno dei dj più eclettici della scena italiana (forse più conosciuto altrove che in Valtellina): Dj Afro, funk, soul, jazz, breaks, reggae, dub, electro, psych, world Music, Hiphop, indie, rock, classical, sacre, techno...
– Ciao MayBez, ma quanta musica suoni?
Ciao. Suono quanta più musica possibile. Nella vita ho sempre ascoltato tanta musica, esplorando negli anni vari generi musicali. Logicamente ho le mie preferenze, però veramente mi piacciono un sacco di generi. Quella che suono nelle serate è in gran parte musica dei fine '60, dei '70 e dei primi '80.
– Quali sono i progetti che al momento ti stanno particolarmente a cuore?
Al momento sto portando avanti sia il lato classico del dj che mette dischi, che quello di comporre musica usando giradischi e compionatori. Nel primo caso metto per lo più musica black: Funk in primis, latin Funk, rare grooves, old School rap e Electro... tutto all'insegna del ritmo e del breakbeat.
Per quanto riguarda invece l'aspetto più artistico-personale, sto portando avanti la creazione e composizione di pezzi veri e propri utilizzando il giradischi come strumento principale (attraverso lo skratch, il movimento e taglio, e sovrapposizione di suoni già esistenti), attorno al quale ne ruotano altri sia campionati che fatti con computer (o suonati da altra gente) e sopra ai quali mi piacerebbe chiamare altri artisti a cantarci o farci del rap originale.
– Sei conosciuto più nel giro dei dj in Italia che in “patria” o sbaglio?
Be', forse, ma comunque la scena è molto piccola anche a livello nazionale, e logicamente non esistendone una provinciale mi trovo direttamente in una più estesa sul territorio.
– Sei salito spesso sul podio in vari contest riservati ai dj italiani. Ce ne vuoi parlare?
Negli ultimi anni ho partecipato ad alcuni contest in giro per l'Italia. Non sono mai arrivato al primo posto, anche se molto vicino. A dire il vero non mi interessa molto l'aspetto delle “gare” in quanto pratico questa attività soprattutto per il lato artistico e musicale. Ma comunque ci partecipo perché è un'opportunità per essere visti e ascoltati, nonché per conoscere nuova gente e incontrare amici conosciuti in queste occasioni e con i quali si è sempre in contatto-collaborazione.
– Quindi sei molto “rispettato” in questo circuito…
Lo spero! Comunque secondo me questo circuito deve essere un sottoinsieme di altri circuiti. Cerco di non essere “conosciuto” esclusivamente in un circuito altrimenti, se tutti fanno così, ci si ghettizza.
– I tuoi pezzi sono strutturati, spezzettati, complessi… come si generano?
I miei pezzi si generano nella mia testa, da zero o a partire da suoni che già ho sentito. Esistono già, li devo semplicemente concretizzare trasportandoli in questa dimensione così che si possano registrare e riascoltare. Tecnicamente parlando, attualmente, il mio modo di creare i pezzi avviene attraverso il campionamento di suoni, tagliuzzati e ricomposti in nuovo ordine (e assemblati con altri suoni o strumenti) oppure in gran parte realizzati con lo skratch, muovendo e tagliando suoni e melodie presi da dischi, sovrapponendone ad altre, cercando di rendere quanto più jazz e musicale possibile l'uso di quello che alla fine non è considerato uno strumento vero e proprio.
– “Vaierform” ed “EtnoMusicProject” sono tue due creature. Di cosa si tratta?
Si tratta di due progetti che ancora sono agli inizi. Il primo vede come elementi giradischi, batteria e voce femminile (più eventuali aggiunte). Musica sperimentale. Il secondo anche è sperimentale e vorrei fosse l'incontro di musica etnica con musica fatta a giradischi e campionatori.
– Sei ricercato dai locali?
Purtroppo, salvo rari casi, le serate e i locali li devo cercare io, soprattutto se si tratta di fare djSet. Nel caso di eventi live capita di venire chiamato a serate e manifestazioni in giro per la penisola.
– Oltre a fare il dj ho letto che sei sempre alla ricerca di sonorità. Quali strumenti stai scoprendo/suonando?
Purtroppo il tempo libero è poco, quindi sinché non ho appreso in modo migliore è meglio che non dico niente. Strimpello qualcosa e, facendo il dj ed ascoltando molta musica, sale la voglia di suonare uno strumento.
– Penso che tu sia un collezionista di vinili, quanti ne possiedi?
Ancora troppo pochi! Da ormai diversi anni cerco il più possibile di andare a mercatini, bancherelle, negozi di dischi, (ottime anche le aste on line) per soddisfare il mio bisogno di nuova musica. La curiosità musicale è soprattutto per la musica soul, funk, jazz, afro, latin, libraryes, soundtrack, anni '70.
Sono partito dal rap anni '90, poi '80... elektro. Poi funk jazz, colonne sonore anni '70. Ora musica Italiana, Europea, Sudamericana anni '70. Ma proprio non ho limiti (l'unico limite, se così si può chiamare, è la qualità). Anche elettronica di oggi. A proposito, se qualcuno vuole liberarsi dei suoi vecchi dischi non ha che da chiamarmi!
– Qualche disco di cui vai fiero?
Sono contento di aver trovato alcuni dischi che cercavo da tempo. Tra gli ultimi trovati c'è l'album Sapo dei Sapo, pieces of a man di Gil Scott Heron e il 45 After laughter di Wendy Rene. Non appena ho un disco, per me diventa conosciuto anche se prima lo ritenevo raro, e la ricerca verso altri grooves continua. Di dischi rarissimi ne ho pochi, costano troppo ma confido sempre nella fortuna di trovarli a poco prima o poi. La ricerca è infinita.
– ...e qualche disco assurdo...?
Le colonne sonore di film Japponesi anni '70, tipo quelle di Yuji Ono, che meritano anche solo per la copertina, Nippo-Funk-Jazz!
– Il disco che non metteresti mai!
Be' ce ne sono di “non artisti” che non metterei... però a grandi linee come generi metterei di tutto, anche solo per dimostrare che l'importante è tenere costantemente aperta la propria mentalità. Nella musica essere sempre aperti, con mentalità elastica, e non fossilizzarsi, è una cosa importante che tanti sottovalutano e sulla quale ci si deve allenare, perché quando uno perde questa virtù (tipica dei bambini) per me può definirsi finito.
– Hai già stampato del materiale?
Per ora niente di ufficiale. Solamente qualche featuring in altri dischi e un pezzo nella compilation di djSkizo, skratch till you bleed, grazie al quale sono stato apprezzato in Italia e all'estero. Spero quanto prima possibile di registrare nuovi pezzi e farli uscire (ma il tempo libero è poco e ne servirebbe molto).
– In Valtellina hai delle serate fisse? Dove possiamo vederti?
Serate fisse non ne ho, però recentemente ho suonato al nuovo Arci di Morbegno-Talamona, al “Piccadilly” di Traona, al “Mambo” di Piateda e penso che risuonerò in questi locali. Speriamo di trovarne altri.
– Ok. Ti ringrazio per l’intervista.
Grazie mille a voi!
Contatti: 340-2691171
Web: www.myspace.com/maybez
E-mail: mebi_prod@hotmail.com
Nicola Mattarucchi
(da 'l Gazetin, marzo 2007)