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Anna Lanzetta: Cézanne a Firenze e la mostra a Palazzo Strozzi
Cézanne: Ritratto della moglie
Cézanne: Ritratto della moglie 
22 Marzo 2007
 

La collaboratrice ci ha chiesto espressamente di comparire in “Notizie e commenti” dato che i suoi articoli hanno una finalità divulgativa rivolta alla scuola: “In relazione allo scritto su Cézanne che ti ho inviato, se sei d'accordo, preferirei che lo inserissi nel settore scuola, dato che i miei scritti hanno una finalità didattica.” La Redazione apprezza questa destinazione e da ora in poi alcune importanti mostre in Toscana e sul territorio nazionale saranno recensite da Anna Lanzetta e saranno a disposizione di docenti e studenti per visite guidate. (cds)

 

 

CÉZANNE A FIRENZE

  

È una sorta di curiosità e riverenza il sentimento che guida il visitatore alla mostra di Cézanne, allestita a Palazzo Strozzi.

Curiosità, per l'opportunità di ammirare opere provenienti dalle più famose collezioni internazionali, di cui alcune esposte per la prima volta.

Riverenza per un artista che ha segnato una svolta fondamentale nell'Arte; genio incompreso, ma oggi considerato “padre della pittura moderna”.

Il percorso che si snoda tra Storia, Arte e Letteratura caratterizza un tipo di società che tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento coltivava l'amore per la cultura con la quale affinava il proprio gusto e la propria educazione in campo letterario e artistico musicale; il libro sostenuto con amore, il leggio con lo spartito musicale, l'attenzione alla moda per eleganza e acconciature, le dimore aristocratiche, elementi emergenti nei quadri che aprono il percorso, rappresentano una classe sociale votata al gusto raffinato e all'amore per le Arti profuso e diffuso da New York a Parigi fino a investire Firenze, nel cui ambito trovano adeguata dimora due collezionisti: Egisto Paolo Fabbri e Charles Loeser, che raccolsero circa 50 tra le opere più belle del maestro di Aix di cui 16 esposte in mostra.

La vicenda personale e artistica di Fabbri e Loeser è documentata nel percorso espositivo, da opere che ne caratterizzano l'impegno culturale e la conoscenza col movimento degli impressionisti.

La mostra annota molti nomi di artisti che caratterizzarono l'arte d'oltre Oceano e che accolsero il moderno linguaggio impressionista: colpiscono i colori freschi e brillanti di J. A. Weir con “L'albero di Natale” e “Il giardino dei bambini Vickersin” di J. S. Sargent: bambini sereni, un'infanzia felice, quale l'America desiderava mostrare; l'Arte, al pari di un libro, racconta e diventa testimone di un'epoca.

Il quadro raffigurante il figlio di Michele Gordigiani, Eduardo con Egisto Fabbri e Alfredo Muller all'interno di un atelier, attira la nostra attenzione per l'aspetto curato e vagamente dandy dei giovani, ma “Il giardino dell'artista a Eragny” di Pissarro ci inonda di luce e diventa -panico- il nostro rapporto con la natura. Non più interni, ma un respiro di vita che en plein air libera l'estro degli artisti, pronti a cogliere e a rappresentare l'attimo di luce o di colore, un'impressione che ci colpisce a razzo e ci rende complici della situazione come uno scatto fotografico: «l'artista deve trovare nella natura la fonte d'ispirazione, attraverso la ricerca di un linguaggio semplice ottenuto al prezzo di sforzi intensi», così recita Camille Pissarro, maestro dello stesso Fabbri e punto di riferimento di Cézanne.

Il passo è breve e l'incontro con la pittura del maestro è coinvolgente; muta l'atmosfera ed è la natura stessa a farsi Arte. «La natura è un tempio» dice Baudelaire in Corrispondenze e l'arte di Cézanne, ce la fa percepire come tale. La solarità dei suoi quadri supera i confini della Provenza per diventare paesaggio mediterraneo, andaluso o altro, permeato di un lirismo che esprime a tratti un bisogno di solitudine e di silenzi.

Se gli Impressionisti liberano l'Arte dal chiuso degli interni e la inondano di luce, il maestro va oltre: il gioco di luce affidato al verde, in tutte le sfumature, all'azzurro, al marrone, espresso con varie tonalità, e poi al giallo, riflette la sua stessa interiorità e la sua maturità di artista. Nelle sue opere, il colore è protagonista: il rosso delle ciliegie in: “Natura morta con ciliegie e pesche”, con sfumature di una naturalezza straordinaria, colpisce i nostri sensi fino a farcene percepire il sapore e il profumo, una sinestesia che ci riporta i versi di Pascoli: «Dai calici aperti si esala/ l'odore di fragole rosse» (“Il gelsomino notturno”). Il colore è per lui un mezzo per esprimere sentimenti, fisionomie, contorni delle cose, toni colloquiali, silenzi, solitudini e malinconie. Le case tratteggiate tra alberi ombrosi: “La salita dei Jalais, Pontoise”, gli alberi proiettati nell'infinito: “Il frutteto”, i riflessi di un paesaggio nell'acqua: “Ai bordi dell'acqua”, un non finito, alimentano in noi pensiero e fantasia.

È lo stesso Cézanne a guidarci con gli autoritratti che segnano i mutamenti suoi e della sua arte e da -maestro- sembra che ci inviti a fermarci, a riflettere, a cogliere il rapporto interattivo tra le Arti: il mondo e l'uomo si possono raccontare con pagine di storia, con i versi di una poesia, con le note di una sinfonia, con linee, forme e colori magistralmente combinati. Nel 1904 Cézanne scriveva a un amico: «Tutto in natura si modella secondo la sfera, il cono e il cilindro. Bisogna imparare a dipingere sulla base di queste figure semplici, dopo si potrà fare quello che si vorrà». Quale migliore lezione per coloro che credono nella creatività come forza espressiva del pensiero e nella funzione delle Arti come forze propulsive al gioco dell'immaginazione! L'interazione tra i linguaggi è perfetta e la parola si combina con l'immagine: “Strada a Auvers sur-Oise” mostra un -sentiero- che si perde nell'infinito con elementi appena abbozzati: un carretto e un cavallo e il tutto riflette perfettamente i versi di Tolkien:

La strada prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale pare
Ora la strada è fuggita avanti, devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedi alati
Sin all'incrocio con una più larga dove si uniscono piste e sentieri
E poi dove andrò?
Nessuno lo sa             (J. R. R. Tolkien, 1937)

La -strada- è un elemento ricorrente nei quadri di Cèzanne come: “La strada in salita”, metafora del viaggio dell'uomo verso l'irraggiungibile.

Un momento di riflessione interrompe il nostro percorso per riportarci al passato, all'inizio del viaggio dell'uomo verso la conoscenza e al suo desiderio di sapere e di evolversi: il pastore di Leopardi? Il Don Giovanni di Tirso de Molina? Il viandante di Friedrich? Don Chisciotte? Chissà! Forse noi stessi!

Questo è il pregio dell'Arte: basta un elemento per fermarti e farti pensare ed il pensiero diventa viatico della Storia.

La mostra è un itinerario artistico-letterario che, con didascalie e pannelli, guida con perizia il visitatore, fornendogli una lettura circostanziata anche delle opere non esposte come “Ritratto di Monsieur Chocquet”.

Quasi non ce ne accorgiamo mentre iniziamo l'ultima sezione del nostro percorso, ma repentino il passo torna indietro per ammirare a distanza il capolavoro esposto per la prima volta “Casa sulla Marna”, e di fronte a quella casetta, seminascosta tra le fronde, non è solo la fantasia dei piccoli a volare: l'Arte nutre il pensiero di valori e di verità e ci consente di scoprire noi stessi nella scelta di opere e di artisti.

Il viaggio continua e il quadro “Camelia in un vaso di bronzo e conchiglia” di Mabel Hooper La Farge ci colpisce come le ciliegie di Cézanne per la forte sinestesia.

Siamo nell'ultima sezione, la situazione è mutata, perché inarrestabile è negli artisti la ricerca di una sempre più aderenza ai tempi e alle proprie necessità espressive anche se l'impronta del maestro è tangibile nell'apertura alla modernità.

Un grande pannello ricorda la prima mostra italiana dell'Impressionismo a Firenze; siamo nel 1910 e l'evento è di portata internazionale: “Il giardiniere” di Vincent Van Gogh e “Alberi presso Melun” di Henri Matisse rubano la scena, complice Medardo Rosso che ci distrae insieme a pagine di critica letteraria. Siamo nella parte finale e Soffici, in compagnia di Muller, Carena, Ghiglia e tanti altri, sembra invitarci a ricominciare il -viaggio- espositivo per cogliere altre novità o per correggere alcuni elementi che abbiamo distorto.

 

Anna Lanzetta

 

 

Cézanne a Firenze
Palazzo Strozzi
2 marzo-29 luglio 2007

Orario: tutti i giorni 9-20, giovedì 9-23
www.cezanneafirenze.it


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