Lo scorso 16 marzo 2007, lo Stato del Vaticano ha invitato i sanitari, politici, farmacisti e soprattutto i giudici al «doveroso esercizio» dell'obiezione di coscienza laddove vi siano leggi dello Stato italiano che la dottrina della fede cattolica romana considera contro la vita («attentati alla vita»). Come spiega il quotidiano l'Avvenire, organo della Conferenza episcopale italiana, vi sono tutte quelle leggi già in vigore e future sull'aborto, sulla ricerca con le cellule staminali, la procreazione assistita, contraccettivi (adesivi e chimici), la diagnosi prenatale, le unioni civili, l'eutanasia (quindi anche la sospensione dei trattamenti vitali, come quelli riconosciuti dall'articolo 32 della Costituzione italiana). In particolare, si invitano i giudici a disapplicare le «norme giuridiche vigenti, sia quelle codificate sia quelle definite dai tribunali e dalle sentenze dei tribunali».
Tutto questo in palese violazione del Concordato fra Stato italiano e Chiesa cattolica romana, e dell'articolo 7 della Costituzione che recita: «Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». Invitando i giudici alla disobbedienza civile, si può non solo ravvisare un aggressione all'ordine e alla sovranità della Repubblica italiana, ma una vera e propria istigazione a delinquere. Commette infatti reato (rifiuto d'atti d'ufficio, art. 329 codice penale) quel giudice che non applica la legge, oltre a violare l'articolo 101 della Costituzione: «I giudici sono soggetti soltanto alla legge».
Lo scorso 17 marzo 2007, l'Aduc e l'on. Donatella Poretti della Rosa nel Pugno, hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Firenze, chiedendo che indaghi al fine di valutare la sussistenza e la perseguibilità dei reati che vorrà ravvisarvi. Oggi, abbiamo inviato lo stesso esposto anche ad altre Procure italiane: Roma, Bologna, Camerino, Potenza, Livorno, Pisa, Milano, Napoli, Venezia e Potenza. Nei prossimi giorni seguiranno esposti in altre Procure della Repubblica.
ORA TOCCA AI SINGOLI CITTADINI! È importante che tutte le Procure della Repubblica italiane ricevano un simile esposto. Basta stampare e compilare il modello e inviarlo per raccomandata a/r alla propria Procura. Pochi euro per la raccomandata ed un viaggio al proprio ufficio postale.
L'esposto non comporta altro impegno o rischio: si chiede al magistrato se nei fatti riportati non ravveda gli estremi di un reato, e il magistrato stesso decide se promuovere o meno l'azione penale.
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