Pieno successo per la 98ª mostra del Bitto conclusasi a Morbegno domenica 16 ottobre. Successo decretato da più di 50.000 visitatori, numero comunicato dagli organizzatori e cifra sicuramente credibile vista la ressa di persone che domenica pomeriggio si è spinta nei larghi corridoi dell’esposizione fieristica.
Successo di pubblico, di espositori, 120, ma soprattutto successo per un’immagine nuova che ha cercato di uscire dalla spettacolarizzazione del passato, creando un’immagine vera di una provincia che produce in agricoltura prodotti di eccellenza ormai riconosciuti da tutti.
Il grande libro centrale, nella piazza dei sapori, con slogan significativi ha richiamato l’attenzione dei visitatori e la curiosità degli stessi ad assaggiare questi prodotti particolari. La piazza allora trasformata in un grande vetrina delle produzioni di una valle che non ha ancora abbandonato la sua identità e cultura agricola. Il grande libro aperto per raccontarci la storia di una agricoltura di montagna ancora viva, ancora autentica.
Ma forse, l’effetto scenico più bello, più autentico si è potuto notare dall’alto, dal soppalco, da dove apparivano le montagne dei grandi pannelli, messi tutto attorno alla piazza, le donne e gli uomini del gruppo di Piatta in costume che senza sosta hanno proposto le lavorazioni e preparazioni di un tempo. Un’immagine corale che abbraccia la piazza per ricordarci che l’eccellenza dei nostri prodotti deriva da quel territorio, da quella tradizione autentica, da quelle lavorazioni di un tempo che si sono lentamente affinate per proporre oggi prodotti ancora legati alla tradizione, non omologati, diversi dalle grosse produzioni industriali.
L’artigianalità delle donne e degli uomini in costume si sposta lentamente nel grande libro dove nel terzo millennio persone vestite normalmente ci fanno conoscere ed assaggiare questi prodotti. Ed allora possiamo sicuramente innamorarci al primo morso del sapore unico di un mela di montagna, o sentire il gusto e la delicatezza della bresaola, o il profumo della montagna assaggiando un pezzo di Bitto, o ancora sentire le grandi anime dei vini valtellinesi.
L’orgoglio di offrire prodotti di eccellenza e lì, tra le pagine di quel libro, in quelle persone che sorridendo ci fanno conoscere ed assaggiare la nostra agricoltura.
Ma se usciamo da quel libro che merita di essere ricordato anche per aver consolidato un’immagine corale dei vari consorzi, purtroppo non posso non registrare l’unica nota stonata della manifestazione: la mancata partecipazione della maggior parte dei produttori storici del Bitto. Ma questa è un'altra storia che merita un approfondimento maggiore e che forse è meglio oggi non analizzare per non rovinare il successo della manifestazione.
Mi piace sperare che il grande libro rimanga ancora aperto, e che possa diventare ancora più grande fra due anni quando avremo la 100ª edizione della mostra del Bitto.
Renato Ciaponi