Frigolandia è una sorta di piccola repubblica libertaria creata, con tanto di regolare convenzione di durata quarantennale stipulata con il Comune di Giano dell’Umbria, da un nucleo di liberi pensatori tra cui Vincenzo Sparagna, direttore della rivista Frigidaire e ispiratore dell’ormai storico settimanale satirico Il Male.
Situata sul Monte Cerreto, nel perugino, a seicento metri d’altitudine, occupa un vasto terreno che una volta ospitava una colonia fascista e che comprende quasi tre ettari di parco e pineta nonché tre edifici la cui ristrutturazione è costata circa trentamila euro.
Inaugurata nel 2006, fino ai primi mesi di quest’anno ha ospitato oltre mille visitatori che hanno contribuito sensibilmente ad incrementare l’economia locale, favorendo un significativo ritorno economico di più di ottantamila euro in una zona che, nonostante la bellezza paesaggistica e naturalistica, è rimasta finora quasi del tutto tagliata fuori dagli itinerari turistici.
Concepita come luogo di creatività aperto a tutti coloro che non vogliono mummificare il proprio cervello, è stata definita in vari modi, da città immaginaria dell’arte mai vista a laboratorio di invenzione e promozione culturale, da ashram socratico a villaggio nomade planetario. E, comunque, è un posto dove viene bandito ogni tipo di dogmatismo, si esercita consapevolezza olistica e si pratica attività interdisciplinare. Una landa, quindi, che a qualcuno potrà apparire un po’ bizzarra ma di cui si avverte la necessità in un periodo, come quello che stiamo attraversando, di appiattimento, restaurazione, dilagante conformismo.
Qui l’ironia è di casa e, tra il serio e il faceto, è possibile riceverne la cittadinanza e vedersi consegnato una specie di passaporto che attesta l’appartenenza ad un libero stato di sognatori (per saperne di più ci si può rivolgere allo 0742 90570). Una repubblica corsara come questa non poteva non incontrare immediatamente i favori di un politico lucido e fantasioso come Marco Pannella. E così è stato. Pochi, infatti, sanno che da venerdì scorso Marco è diventato cittadino di Frigolandia e non è escluso che dalla ritrovata amicizia con Sparagna e compagni non scaturisca qualche nuova utile provocazione.
Intanto, però, è doveroso difendere Frigolandia dall’ipocrita campagna diffamatoria avviata a Giano dell’Umbria dal centrodestra, con ripercussioni e strascichi nel consiglio regionale umbro. È chiaro che una comunità così fuori dagli schemi prima o poi dovesse attirarsi anche ostilità, inimicizie, avversioni.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la prima conferenza stampa tenuta proprio qui lo scorso mese da Oreste Scalzone, rientrato dall’esilio parigino, alla presenza di numerosi giornalisti, fotografi e, a titolo personale, dei sindaci di Giano dell’Umbria e Castel Ritaldi.
Apriti cielo. Scalzone ha parlato a ruota libera, secondo il suo stile. Le sue affermazioni potevano essere condivisibili o no. Sicuramente, al di là dei giudizi di merito, è stato un atto rispettoso della democrazia consentirne l’espressione e, quindi, la pubblica valutazione. E, invece, no.
In ossequio ad un concetto restrittivo e singolare della democrazia, i consiglieri del centrodestra non hanno perso l’occasione per alzare un polverone strumentale, cui non si è sottratta, purtroppo, neanche parte della sinistra locale. Ne è sorta una mobilitazione per una petizione che, in sostanza, si prefigge la chiusura di Frigolandia chiedendo, tra l’altro, al sindaco e al prefetto la revoca del contratto di affidamento del terreno senza tenere conto che l’atto, regolato dalla legge e non dagli umori delle parti, non prevede casi particolari di rescissione unilaterale.
Insomma, Frigolandia è sotto assedio e da un mese bersagliata da manifesti, volantini, iniziative varie intolleranti e intollerabili. Contrariamente a quanto sostengono le forze conservatrici, la comunità non si è affatto resa passibile d’istigazione alla lotta armata. Ha soltanto offerto i propri microfoni ad una voce, opinabile quanto si vuole, che altrimenti sarebbe stata taciuta e, quindi, privata della possibilità d’essere contestata e politicamente, dialetticamente, contraddetta.
Purtroppo, è una storia vecchia, molto vecchia. Sparagna, che da almeno un trentennio si batte, pagando in prima persona, per la libertà di pensiero e di stampa, lo sa perfettamente, è come abituato ed è per questo che, nonostante tutto, è fiducioso e sereno. Intanto riteniamo sia nostro dovere non abbassare la guardia per evitare che venga imbavagliata quella che gli stessi fondatori amano chiamare «la piccola patria di chi ha qualcosa da dire e da fare».
Francesco Pullia
(da Notizie radicali, 14 marzo 2007)