Saverio Fattori
Chi ha ucciso i Talk Talk?
Falsa biografia autorizzata di Marco Orea Malià
Alberto Gaffi, 2006, pagg. 160, € 8,00
Chi ha ucciso i Talk Talk? Falsa biografia autorizzata di Marco Orea Malià, all’anagrafe Marco Zanardi (Orea Malià, in greco moderno vuol dire Bei Capelli), di Saverio Fattori (40 anni, di Molinella, in provincia di Bologna, operaio, intellettuale e bravissimo scrittore: nessun elemento esclude l’altro; visto che vivere di scrittura in Italia è difficile assai capita, per sbarcare il lunario e un po’ di solario, di dover lavorare in fabbrica o in ufficio). Per la “Collana Evasioni”, Narrativa di Gaffi.
Saverio Fattori è autore anche di Alienazioni padane e con Monica Mazzitelli, in Copyleft, di In carcere le notti passavano lente (sempre editi da Gaffi). Fra i suoi autori preferiti Michel Houellebecq, Valerio Evangelisti e Brett Easton Ellis.
Chi ha detto che solo gli anni Settanta siano stati di piombo? Non sono anche i nostri anni di piombo, piombo fuso nel cuore? Gli anni del terrorismo, quelli. Questi? Gli anni del terrorismo di una vita impostaci come alienante nell’anonimato o nella voluttà della notorietà a tutti i costi, nella spirale perversa di produzione e consumi, nel mercimonio della TV più trash per cui ogni realtà è finzione e viceversa. Un panorama di confusione come le periferie di queste città che ci crescono intorno e dentro, fra lustrini, degrado, ciminiere e lamiere che ci tagliano l’anima.
E che dire degli anni Ottanta? Qui a Milano si beveva. Milano da bere, si diceva. Che cosa si beveva e di che ci si beava? E ora che cosa beviamo? Quali liquidi la nostra mente è costretta a ingurgitare senza volerlo? E il riflusso, che cos’è il riflusso? E questi anni? Sono una deriva necessaria? E «la scrittura insegue la vita», veramente la insegue come ama, non senza ragione, sostenere l’autore? Per interpretarla perché e per chi? Ancora di salvezza? La scrittura, come un virus che crea dal caos o un trapianto d’idee in altre identità?
Un libro di domande Chi ha ucciso i Talk Talk? Non ci sono risposte né messaggi né consolazioni: ci sono, semplicemente – e non è poco – i diversi piani narrativi che la vita, le nostre vite possono assumere: scarti imprevisti, sgarbi, deviazioni, spleen, picchi, abissi, l’insostenibile levità dell’esistere. O anche... «La verità non è possibile, l’umanità non la merita», scriveva Sigmund Freud. Eppure c’è un bisogno disperato di verità. La verità è Rashomon, ma è anche coraggio.
La storia rivista e rivisitata di un parrucchiere postmoderno: trendy? Candy Candy? Fashion? Glamour?
Un testo arduo, complesso, in apparenza aggrovigliato e contorto, insoluto così come sono insoluti tanti dei nostri giorni, i nostri casi nel caos danzante e irriconoscibile della società. E ancora... un testo acido, lisergico e, senza alcuna pretesa d’esserlo, sapiente. Un libro che, scavando, lascia balenare gemme di poesia. Thriller, fantapolitica, schegge impazzite della realtà, i personaggi dell’arte e della musica: Andrea Pazienza, il celeberrimo Paz, c’è la fantasia pittorica e illustrativa del Paz in queste pagine, Vasco Rossi, gli Skiantos, oltre ai Talk Talk del titolo. It’s my life, ancora una volta, È la mia vita, qual è la mia vita? Il dubbio: siamo tutti replicanti?
La forza di questo testo è anche nella sua molteplicità di chiavi di lettura, ti manda irreparabilmente fuori tema: visionario – perdonate l’apparente banalità del sostantivo, ma è così – felicemente sovversivo, la scrittura – torniamo a dirlo – come un’infezione che germina vita, sperimentale senza essere ritorta, astrusa od ottusa né uno sterile esercizio. Un libro intriso d’immagini mutevoli, cangianti, rutilanti, anche quando descrive la realtà più squallida e ordinaria. Nel segno dell’eterogeneità che arricchisce. Spiazzante. Aperto. Struggente. Cinico. Dolente. Magnifico.
Alberto Figliolia