La donna non sa chi ha incontrato.
Non conosce quella persona. L’unico dato certo, si tratta di un uomo. Perfettamente dotato della propria materia corporea, consistenza di cuore e di psiche, di cui si sa siano fatte le persone. Eppure quello spessore e quei profili, quella forma d’uomo diversa da sé, la fanno tremare. Come quando si esplora il nuovo, ciò che è ignoto. Forse, conosce qualcosa di lui per il ruolo che egli ricopre nel suo lavoro, e di cui ella è appena informata. Ma ciò non serve a placarle il tremore. Non basta a far sopire il proprio sguardo ridotto all’infanzia, che ora ha negli occhi. Regresso in un luogo in sé, e subito rigettato verso l’esterno. Con la spinta a tornare inevitabilmente indietro. Così, mentre guarda l’uomo, la donna guarda se stessa. Sapere chi è l’uomo in relazione a qualcosa del suo lavoro potrebbe creare semplificazioni o complicazioni all’attuale situazione della donna. Vite di adulti. Oppure, potrebbe offrire una possibilità, ad entrambi, di comunicare tra loro o dentro o fuori i ruoli fissati dal sociale. Prematuro stabilirlo. E ci si passa accanto. La cosa sembra non produrre particolari cambiamenti nella vita di ognuno. Così dovrebbe pensare la donna. Così potrebbero essere lasciate le cose. Così ci si potrebbe dimenticare gli uni degli altri, ogni volta, passanti accanto. La donna ha incontrato un uomo che ha destato in lei l’amore. Quante volte succede? A quanti di noi? Stiamo parlando di improvvise passioni e pulsioni ad amare. Che persone si amino appartiene ai percorsi personali e collettivi dell’umanità. Ma, nel particolare, che patrimonio è mai, per l’umanità, che Una Donna ami della pulsione ad amare Un Uomo? O che un uomo ami di quell’amore una donna? E che le loro vite siano inesorabilmente accomunate, oppure fatalmente separate? Parliamo delle loro vite. O anche delle nostre?
La donna ancora non sa chi ha incontrato.
Poiché è persona adulta, che sia sola o no nella sua vita affettiva, questo incontro apre un varco nel mondo delle sue esperienze. Non perché prima d’ora non avesse amato. Ma perché, improvvisamente, la forte pulsione ad amare, si è ricollegata con la motivazione prima e profonda dell’esistenza che, però, nella nostra vita domestica, appare quotidianamente e culturalmente mascherata. La ragione prima è l’amore di per sé, rivelazione della capacità delle nostre cellule di agire oltre la materia, per la conoscenza. Progressione che si stabilisce per mezzo delle nuove parole, generate amando, e sempre promosse quando si prelude all’amore, che si fissano al nostro corpo come un corpo aggiunto.
Questa ragione ci appare e per qualche istante il nostro universo intero trema. Poi le città si ricompongono.
La donna ascolta l’intensità e la pluralità delle voci dell’amore che l’hanno attraversata e che l’attraversano. Sempre, un amore modifica la struttura di una vita. Avviene, sta avvenendo, avverrà ancora. Il suo nuovo corpo sembra coincidere con quello dell’uomo, la cui presenza è improvvisa nuova esistenza per la donna, e allude a quella possibilità di conoscere ciò che è sconosciuto e separato. La donna e l’uomo hanno percepito la possibilità di amarsi. Si sono guardati e hanno proseguito, l’una opposta all’altro, lungo il perimetro della strada dove in tanti riversano se stessi, coloro che abitano la stessa città.
Pur non conoscendo, pur dovendo tacere, la possibilità di vivere il proprio corpo come quello dell’altro si è configurato, nella loro vita. E un nuovo racconto d’amore, anche là, dove non c’è nulla, è pur sempre narrato.
Marinella Galletti