Il ministro degli Interni, Giuliano Amato, oggi a Firenze per un colloquio pubblico sulla sicurezza nelle città, ha lanciato una proposta: antidoping all'uscita delle discoteche e delle scuole: «...io penso che se lo studente risulta positivo dopo l'interrogazione può perdere punti e l'interrogazione non vale», «bisogna pensare anche a cose del genere, anche se può apparire una cosa un po' idiota ma che vale la pena di essere valutata e magari sostituita da altre».
Visto l'argomento, ci chiediamo se il nostro ministro era nel pieno possesso dei propri freni inibitori o si era fatto di una di quelle sostanze su cui vuole intervenire. Presupponiamo che l'ultima possibilità, qualora fosse vera, non lo sapremmo mai. Inoltre crediamo che quando un ministro parla e propone, non tra amici a casa sua, ma in un luogo pubblico e a valenza istituzionale, le cose che dice hanno un valore.
Ed entriamo nel merito.
Prima di tutto chiedendo che se ciò dovesse accadere, altrettanto dovrebbe essere fatto dopo ogni votazione del Governo e del Parlamento... e così faremmo contento l'on. Pierferdinando Casini che da tempo chiede una cosa del genere, anche se più blanda nel metodo.
Dopodiché, se ancora ci fossero margini al confronto in materia (o se dovesse essere arrestato il pusher del nostro ministro per cui non avrebbe occasione per formalizzare questa proposta), prima di militarizzare tutta la società, sarebbe bene avviare una riflessione: non è quel che accade è perché il metodo seguito fino ad oggi è solo servito a far crescere ciò che si voleva estirpare? Non è che la punizione e l'illegalità di sostanze che gli esseri umani comunque vogliono utilizzare, abbiano favorito il cattivo uso delle stesse nonché la loro pessima qualità. Non è che questo abbia portato a conseguenze di aumento di criminalità nelle città e a maggiori pericoli e costi sanitari per i cittadini?
Una riflessione che chiediamo al ministro Amato prima di continuare con le sue attuali riflessioni/proposte, anche per cercare di capire dove intende arrivare oltre a voler oggi sembrare duro e forte.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
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