Il relatore al decreto sulle liberalizzazioni, Andrea Lulli (foto), ha auspicato l'eliminazione della tassa di concessione governativa sui telefonini, quella che viene applicata ai contratti fissi e il cui costo è uno dei motivi per cui le schede sono più utilizzate.
Finalmente un provvedimento che sa di liberalizzazione e non di propaganda e demagogia. Si tratta dell'eliminazione di un costo per l'utenza finale che i gestori non recupereranno in altro modo. L'abolizione del costo delle ricariche e' stato recuperato aumentando le tariffe dei consumi e altrettanto avverrebbe qualora fosse stabilita l'abolizione dello scatto alla risposta. Non solo, ma è stato stabilito un pericoloso precedente, facendo intervenire lo Stato nella definizione di tariffe che, invece, spettano ai gestori rispetto al loro modo di voler e poter essere sul mercato.
La tassa di concessione governativa è provvedimento ben diverso: spetta al legislatore e non crea alcun pericoloso precedente. Anzi. Dà il via ad un metodo, la detassazione, che dovrebbe essere preso ad esempio per tanti altri settori, sì da passare dalle politiche a parole di difesa dei consumatori ad atti pratici e tangibili.
Una cosa però non ci convince in ciò che sostiene il relatore Andrea Lulli. Perché aspettare la prossima finanziaria, cioè il 2008? Se fosse solo per un mero calcolo di introiti in meno che l'Erario ne avrebbe senza averlo programmato, comprendiamo la difficoltà, ma non ci sembra insuperabile, anche perché l'effetto positivo che un simile provvedimento avrebbe, darebbe giovamento a tutta l'economia: lo Stato che abolisce una tassa se perde da una parte, ci guadagna in fiducia e credibilità per le proprie politiche liberalizzatrici... e se uno Stato democratico non si basa su consenso e fiducia...
Vincenzo Donvito, presidente Aduc