Signor Presidente Marini, signor Presidente Nania, signore Senatrici e signori Senatori, signor Presidente Bertinotti, signor Presidente Prodi, signore e signori Ministri, signore e signori Segretari e responsabili dei partiti,
e, per doverosa e opportuna conoscenza, signor Presidente della Repubblica,
ieri, dunque, la Giunta delle elezioni del Senato ha deciso di non decidere, scegliendo le calende greche (o forse è il caso di dire: le calende italiane). Sono stati così travolti non solo la legalità e il decoro istituzionale, ma gli stessi impegni e le parole spese, in queste settimane, da alcuni dei destinatari di questa mia lettera aperta. E ciascuno saprà, per il futuro, quale valore dare ad analoghe parole e ad analoghi impegni che dovessero essere spesi o assunti.
Con l’eccezione del coraggioso, limpido e rigoroso comportamento del relatore, senatore Manzione, l’organo chiamato a decidere (con avallo e mandato delle varie leadership politiche) ha quindi scelto la strada dell’affossamento.
Né può essere taciuto il comportamento pilatesco, opaco, complice ed elusivo, da parte dei due schieramenti politici. Anche in questo caso, si è preferita una sorta di non belligeranza, di “zero a zero”, in un quadro di convenienze reciproche che nulla ha a che fare con elementi minimi di legalità e di decoro istituzionale.
A questo punto, anche rispetto ai silenzi assordanti di queste settimane e mesi, ciascuno si assumerà la propria parte di responsabilità nei luoghi che ha frequentato, frequenta, che ha occupato e occupa, e per il modo in cui lo fatto e lo fa: postazioni di Governo, di maggioranza, di opposizione, fino agli ambienti teoricamente ritenuti meno sospettabili di corrività o indifferenza rispetto alle questioni di legalità.
E ciascuno (nessuno escluso, e qualunque sia la sua collocazione istituzionale, politica, civile) avrà -credo- il non lieve onere di fare i conti con un tessuto giuridico e costituzionale sempre più liso, con diritti civili e politici ridotti a brandelli, con la volontà popolare considerata alla stregua di un ininfluente sondaggio. Chi lo sapeva prima ne ha avuto conferma (e ha avuto conferma pure del concorso bipartisan a questo stato di cose…); chi non lo sapeva ha avuto l’opportunità di scoprirlo adesso; chi l’aveva dimenticato (“aliquando bonus Homerus dormitat”…) avrà l’occasione di rinfrescarsi la memoria.
Per parte mia, ringrazio commosso gli oltre 200 cittadine e cittadini, in gran parte compagne e compagni radicali, che hanno accompagnato con la loro “staffetta” i 40 giorni del mio sciopero della fame, che oggi è sospeso. E confermo, da cittadino e da militante politico che ha -pro tempore- l’onore di essere deputato e Presidente di una Commissione parlamentare, che spenderò il mio tempo e le mie energie non solo -nella mia veste istituzionale, e nei limiti del mio mandato- per garantire in modo scrupoloso il rispetto di Costituzione, leggi e regolamenti, ma anche -nella mia veste di cittadino e militante politico- per contribuire a costruire “altro” rispetto a ciò che, in modo attivo od omissivo (e contano, contano tantissimo anche i silenzi, le inazioni, le omissioni…), ha concorso a quest’altra eloquente pagina del “caso Italia”.
Due ultime osservazioni, ma -di tutta evidenza- non ultime per importanza e gravità. La prima: resta da capire se, ad ogni livello istituzionale, si vorrà subire o dare copertura a quella che non solo appare ma è la vera e propria legalizzazione di un broglio elettorale, cioè di un atto consapevolmente volto a vanificare l’espressione della volontà popolare espressa nel momento solenne del voto. La seconda: mi pare sempre più necessaria una riflessione su nonviolenza, diritto e potere; così come sul modo in cui quanti oggi indossano l’abito nonviolento, una volta occupata una posizione di potere, usino anche quella veste o quel travestimento per eludere ancora meglio le questioni di diritto e colpire le concrete azioni nonviolente.
Un saluto.
Daniele Capezzone
(da Notizie radicali, 7 marzo 2007)