Grazie a Sanremo e alla bella canzone di Simone Cristicchi (foto) si parla dei malati di mente. È l'occasione per ricordare come una lungimirante battaglia per la chiusura degli istituti manicomiali deve ancora essere applicata nella sua interezza. In particolare è mancato fin dall'inizio il lavoro che la sanità a livello locale avrebbe dovuto fare per aiutare le famiglie con un malato di mente. Bene ha fatto Marco Pannella a ricordare come l'astensione allora dei soli radicali all'approvazione in fretta della legge Basaglia nel 1978 -perché senza copertura finanziaria per l'assistenza- fu fatta per evitare il referendum chiesto dagli stessi radicali per la chiusura dei manicomi.
Ma oggi l'Italia è l’unico Paese occidentale ad avere strutture mostruose come quelle dei manicomi criminali. Un'anomalia sfuggita al sistema?
In tutta Italia, per circa mille internati sono sei gli OPG (Ospedali psichiatrici giudiziari)(1) che, nonostante il nome rassicurante di “ospedale”, fanno parte e dipendono dall’Amministrazione Penitenziaria e dal Ministero della Giustizia. L’ordinamento è quello carcerario, con le sue limitazioni di orari delle visite, permessi, polizia penitenziaria, ora d’aria, celle chiuse con le sbarre, ecc.
Finire in questi luoghi abbandonati da tutti è molto facile, basta una perizia psichiatrica prima o durante ma anche dopo il processo o una volta in carcere (i rei folli). Se l’imputato viene ritenuto incapace di intendere o di volere e socialmente pericoloso, esce dal circuito giudiziario. Viene ritenuto non imputabile (in altre parole non condannabile con una pena vera e propria) e gli viene comminata una misura di sicurezza di 2, 5 o 10 anni, che può essere ridotta, o prolungata (i sepolti vivi). Ma in realtà questi imputati che vengono prosciolti, sono comunque condannati ad una pena indefinita.
Sentenze della Corte Costituzionale e indagini parlamentari hanno unanimemente rilevato che esiste una contraddizione tra la funzione sanzionatoria e quella riabilitativa e curativa. Una ambiguità su cui il legislatore deve intervenire.
Come si può instaurare un rapporto di fiducia con una persona con dei disturbi psichici in un ambiente penitenziario? Come stabilire un programma di riabilitazione o comunque un percorso di cura con le limitazioni del carcere? E come fargli capire che le sbarre e le guardie penitenziarie armate stanno vigilando sulla sua salute e soprattutto su quella della società che sta fuori?
Chissà se Sanremo riuscirà a far parlare di questo piccolo mondo; chissà se le lettere di questi matti che passano il vaglio degli agenti penitenziari riusciranno a trovare ascolto; chissà se finalmente si vorrà chiudere questo piccolo ghetto che funziona come valvola di sfogo per una legge Basaglia a cui è mancata l'assistenza locale.
Donatella Poretti
(1) Montelupo Fiorentino, Napoli, Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto e Reggio Emilia e uno per sole donne completamente ospedalizzato e senza guardie carcerarie all'interno a Castiglione delle Stiviere.