Ieri sera la Commissione Affari Sociali nell'esprimere parere sul disegno di legge n. 2193 per il finanziamento della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali, ha rispedito il testo alla Commissione Esteri chiedendo la soppressione di una parte del primo articolo in cui testualmente era inserita una previsione per cui gli interventi di cooperazione in Afghanistan, Sudan e Libano venivano finalizzati alla realizzazione di iniziative destinate, tra l'altro, al sostegno dello sviluppo socio-sanitario in favore delle fasce più deboli della popolazione, «anche attraverso la proposta alle competenti Agenzie delle Nazioni Unite di una iniziativa sperimentale per l'acquisizione parziale della produzione afgana di oppio a fini terapeutici da parte dell'industria farmaceutica internazionale».
Con la mia astensione e quella di Lucio Barani (Nuovo Psi), maggioranza e opposizione hanno votato a favore del parere del relatore, chiedendo la soppressione di questa proposta, anche se con diverse valutazioni di merito e di metodo.(1)
Peccato! Una occasione persa per iniziare a cambiare le strategie a livello internazionale per combattere le piantagioni illegali.
Allo stato, la proposta del relatore e della maggioranza è di trasformare questa richiesta in un ordine del giorno, che è cosa ben diversa dall'essere un articolo di legge.
Gli ultimi dati Onu su coltivazioni di papavero e produzione nel 2006, parlano di oltre 6.100 tonnellate di oppio (+49% rispetto al 2005). Non è forse urgente intervenire per frenare l'inondazione di eroina nei mercati occidentali?
La proposta ufficialmente formalizzata dal ministro Emma Bonino dopo la missione dell'Ue in Afghanistan per le elezioni del 2005 e lanciata dall'Ong Senlis Council, è per far emergere dall'illegalità quasi la metà del Pil afgano. Sostenuta anche dal ministro dell'Interno Giuliano Amato in occasione del G8 di Mosca lo scorso giugno, aveva registrato anche il favore della Croce Rossa che con l'Ong Senlis Council avevano rivolto un appello ai Governi per «ridurre il dolore e la sofferenza nel mondo» e per «aiutare l'Afghanistan a sviluppare l'industria e il commercio di cui ha disperatamente bisogno» (cfr. comunicato 18/09/2006).
Lo scorso 19 luglio 2006 la Camera aveva approvato una mozione che impegnava il Governo ad elaborare un piano efficace di riconversione delle colture di oppio in Afghanistan, anche ai fini di una loro parziale utilizzazione per le terapie del dolore.
Un appello da raccogliere e da rilanciare, unica possibilità perché si possa creare uno Stato di diritto e rimediare al paradosso che vede un Paese pieno di papavero da oppio e completamente sprovvisto di farmaci, tanto che le operazioni chirurgiche vengono realizzate senza anestesia.
Donatella Poretti
(1) Qui il resoconto della seduta della XII Commissione