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Maria Lanciotti. Ri-lettura di “Dopo i poeti” di Fabrizio Rinaldi ‒ Il Filo, 2005 
Tra i soffi del vento/ Istantanee di vita
30 Gennaio 2025
 

Finché si vive

Per un sogno almeno

 

 

Dalla prima lettura di questo volumetto agile e compatto, pubblicazione d’esordio di Fabrizio Rinaldi (classe 1984), sono passati alcuni decenni senza minimamente incidere sull’attualità ed efficacia dei versi. Domande sospese e considerazioni di una maturità sconcertante, che anziché tendere a sciogliere nodi e quesiti sembrano volere affondare nell’interiorità più complessa e riposta di ognuno, specchio di se stessi, in un continuo confronto.

Dopo i poeti, la poesia. Questo il sogno e l’impegno dell’allora giovanissimo autore, spinto da “una passione destinata a scuotere memorie”, che già accusava l’inaridirsi di quella “fiamma lirica” fonte di emozioni e palpiti.

Dopo i poeti,/ Si illumini ancora tra noi la Poesia, l’attesa che anima Fabrizio nell’offrirsi ai suoi lettori, fidando nel tempo e coltivando le sue aspirazioni. Adesso/ E nel panorama che attendo/ Scalpita un istinto primordiale,/ Il mio destino.

“È possibile oggi fare poesia e soprattutto cosa vuol dire essere un poeta oggi?” si chiede ‒ e chiede ‒ Valentina Petrucci in apertura della sua prefazione alla raccolta di versi Dopo i poeti, cogliendone sostanzialmente le implicazioni.

Un interrogativo stimolante cui non si sfugge.

Intanto, che cos’è la poesia, di per sé indefinibile. Come insondabile è l’animo umano nelle sue profondità. E dunque a ognuno la sua interpretazione. Forse un antidoto contro lo sfinimento della coscienza. Forse un mezzo che richiami l’uomo di fronte a se stesso, che lo scuota, che gli faccia scattare il bisogno di risollevarsi dall’inerzia indotta e prolungata di questa nostra contemporaneità vacillante. Si parla della nostra umanità, avvilita e confusa in questo presente di massa e di consumo, in cui ad essere la meno ricercata sembra essere proprio la poesia.

Dopo i poeti il poetare. Come fa Rinaldi. Dopo la poesia, l’amore per la poesia, e per ogni forma d’arte che sia espressione autentica dell’essere e della sua intima essenza. Cari miei complici di un sogno/ Credeteci all’anima artistica,/ Tutto il nostro fiato/ Può far cadere ogni paura/(…) In attesa di un altro rinascimento.

Dopo i poeti forse semplicemente la poetica del quotidiano, saper cogliere nel dettaglio il mistero e la bellezza di cui siamo parte: Meraviglie di una rosa/ In quello che rivela:/ L’innocenza misteriosa/ Di cui si veste la natura.

Forse è questo il senso e l’intento della scrittura di Fabrizio. Scrivere di noi, e di una storia che vorremmo veder cambiare in meglio adoperandosi ognuno a suo modo in tale senso. E lo fa con una scrittura di presa immediata, comunicativa, per capire e farsi capire. Assaporando e regalando ‘brividi’ mentre Intorno il male soggioga e scompare.

Fabrizio si pone critico e accusatore nei confronti dei media e di una cultura omologata, delle convenzioni e oppressioni di vario genere, dell’ignoranza saccente, del pessimismo sterile che nettamente rifiuta: Come ambulante di turno/ Cedo malessere senza ritorno. Poiché, altro compito sente di dovere assolvere secondo il suo sentire:

Devo raccontare al mondo troppo amore

Inutili gli ostacoli di passaggio,

Abita in me il folle respiro

Di un cielo che non muore,

L’arcobaleno è prossimo per noi.

Devo raccontare al mondo quale sole

Mi invita con i suoi raggi

All’intrepido sguardo verso il futuro,

Proprio lì io lacrimo di gioia

L’arcobaleno colora il mondo a tinte chiare.

E con tale attestato di fiducia e di speranza, che Fabrizio Rinaldi ‒ poeta per indole e torrefattore all’avanguardia per passione ‒ professa vivendo e operando nel privato e nella società, si potrebbe forse rispondere alle sollecitazioni poste all’inizio: sì, oggi più che mai urge il fare poesia, la poesia del fare.

 

Maria Lanciotti

 

 

Fabrizio Rinaldi, Dopo i poeti

Il Filo, 2005, pp. 76, € 16,50


 
 
 
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