Francesca Maccani
Le donne dell’Acquasanta
Una storia palermitana
BUR Rizzoli, 2023, pp. 324, € 13,00
Le donne dell’Acquasanta di Francesca Maccani si colloca nella copiosa narrativa siciliana svoltasi nel contesto socio-politico post-risorgimentale; il romanzo, se per alcuni temi, rimanda ai grandi “maestri “ del Verismo come Verga e Capuana, per altri richiama autori più recenti come Maria Messina, Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo e tanti altri.
Francesca Maccani, di origine trentina, vive da tempo a Palermo ove insegna Lettere alla Scuola secondaria. Fa parte di quel gruppo di scrittrici siciliane contemporanee (Stefania Auci, Barbara Bellomo, Nadia Terranova e tante altre) le quali, grazie a specifiche ricerche ed approfondimenti, hanno portato alla luce gli aspetti più disumani del degrado della povera gente nella Sicilia post-unitaria, soprattutto le donne, considerate “oggetti” e schiave, vittime del maschilismo, al tempo, imperante e incontrastato.
Siamo nella Palermo del 1897: accanto alla splendida bellezza dei palazzi di Via Maqueda, lungo il litorale della città si susseguono maleodoranti le stamberghe dei pescatori….
I ricchi si arricchivano e ai poveri, meschini, la povertà camminava appresso. Pareva che Palermo fosse divisa in due mondi che non si potevano incontrare mai.
Come in tutte le grandi città, anche a Palermo sono tangibili le contraddizioni: emarginazione ed opulenza, egoismo e altruismo, odio ed amore. È tutto un fiorire di opposti a caratterizzare il romanzo della Maccani, contrasti riscontrabili perfino nello stile narrativo dell’autrice segnato, appunto, ora da una prosa ricercata, elegantemente poetica e descrittiva, ora colloquiale e marcatamente dialettale.
Sullo sfondo della “felicissima” Palermo dei Florio e delle nobili famiglie aristocratiche, indifferenti agli stenti e privazioni dei poveri e degli operai Francesca Maccani dipinge la vita in un quartiere popolare di Palermo, l’Acquasanta, un luogo carico di tradizioni e contrasti, dove le protagoniste cercano di costruire un futuro migliore per sé stesse e per la loro comunità. Tra la miseria dei popolani emerge un personaggio femminile forte e anticonformista, al centro di un episodio storico poco conosciuto, legato alle donne impiegate come operaie presso la locale manifattura del tabacco.
Uno spaccato di vita specchio di un’epoca nella quale le donne sono trattate come bestie da soma.
…Acquasanta era la cerniera che univa le due borgate dell’Arenella e Vergine Maria a Palermo. Lì sorgevano i cantieri navali e la struttura della Manifattura, un edificio isolato che quasi due secoli prima aveva ospitato per mesi e mesi i malati di peste. Era destino che da quel posto uscissero male cose, peste, malattie e fumo!…
Con Le donne dell’Acquasanta, una storia palermitana Francesca Maccani - intrecciando con il mare, il sole e la bellezza della natura il “vissuto” delle sigaraie soffocate dalla prepotenza, i soprusi e le atrocità di una certa tipologia di “maschi” - fa conoscere al lettore, emozionandolo, a quale alto prezzo la volontà e tenacia di una donna sia riuscita ad ottenere il più basilare ed innegabile diritto femminile, quello di poter allattare la propria creatura in condizioni igieniche decenti. Gli ambienti della “manifattura del tabacco” difatti erano così carenti d’igiene da provocare pestilenze con morti anche tra gli adulti tanto da costringere “i padroni” alla chiusura della manifattura per un periodo con importante danno economico.
Le madri sigaraie inoltre erano costrette a portarsi dietro i neonati per non lasciarli soli in casa e, se per caso si fossero assentate, sarebbero state picchiate dall’affamato marito disoccupato. Donne sfruttate, quindi, private anche dalla voglia di sognare una vita normale fatta di piccole cose, di affetti sinceri e duraturi nel tempo. Un romanzo storico e di costume.
Protagoniste sono due amiche, Rosa e Franca.
Franca ha il coraggio in corpo e l’audacia di guardare negli occhi chi ha la prepotenza di farle sentire degli animali, per questo lotterà pagando a sue spese le terribili conseguenze delle proprie idee rivoluzionare e coraggiose. È Franca ad aver per prima la consapevolezza della propria dignità offesa e trascinando con sé l’amica dà inizio ad una lotta sindacale in un’epoca in cui il sindacato era pressoché sconosciuto. Le due amiche, pur tra mille difficoltà, si attivano non tanto per una rivendicazione salariale, quanto per cercare di migliorare la qualità del loro lavoro, costrette ad arrotolare sigari con bimbi, appena nati, legati al collo e sotto lo sguardo imbarazzante del cattivo e vendicativo capo vigilante.
Al sindacalista cui si sono rivolte chiedono e da lui ottengono (dopo lunghe traversie) un asilo, un baliatico1 all’interno della stessa fabbrica.
Iniziativa condannata –paradossalmente– anche dagli stessi familiari delle sigaraie:
…Mah, mi pare a mia che i tempi stanno canciannu: ora le donne si immischiano pure nei discorsi dei masculi, invece di stare a casa a fare sibizze e badare ai picciriddi.
o di qualche sentinella della Manifattura Tabacchi
Ci manca solo che qualcuno metta in testa al direttore strani grilli. Le donne solo a lavorare devono pensare, che troppo maluchiffari poi fa venire strane idee", disse Ninni a mo' di saluto, entrando nel suo ufficio. Il padre glielo aveva ripetuto più volte: “Una femmina la devi tenere occupata o si monta la testa, come a tua madre, e il modo migliore per tenere buona una femmina sono i figli, più ne ha e meno tempo ha di pensare ad altro, che se pensa assai poi combina danno”.
Accanto alle vicende di Rosa e Franca si snodano poi le tristissime storie di Mela, Lena, Maria, tutte vittime di soprusi e violenze in un luogo e un tempo in cui le donne dovevano chinare la testa, stare zitte e fare ciò che gli uomini comandavano. È Ninni, figura del capo puntiglioso, arrogante e irritante che si accanisce contro le povere ragazze che operano nella “Manifattura”: le molesta, le umilia e minaccia: un personaggio antipatico che serve all’autrice per rappresentare quel maschilismo imperante, quella figura di maschio odioso molto presente in quella fase storica e in quella ambientazione di lavoro.
Non mancano, però, nel romanzo personaggi maschili positivi come Salvo, il sindacalista onesto e retto che lotta per il suoi ideali o il Signor Arnon uomo di grande umanità e generosità che ha dato rifugio e lavoro a Franca nel momento più disastroso delle sua vita.
Volevo una storia che fosse realistica – dichiara l’autrice in un’intervista – molto vicina a una possibile verità storica…. E continua: …All’inizio non sapevo che all’interno della Manifattura sorgesse il baliatico quindi ero partita con tutta un’altra storia. A un certo punto, però, ho trovato la pubblicazione di una docente universitaria, la Dottoressa Palermo Silvia Pennisi. I suoi documenti tecnici e le planimetrie mi sono servite per comprendere le parti della struttura. Ho anche scoperto che la Manifattura Tabacchi di Palermo è stata una delle prime strutture in Italia a dotarsi di un asilo nido azienda aziendale: è stato quello il momento in cui ho deciso di cambiare tutto il romanzo, facendo diventare quest’informazione il fulcro della vicenda.
Verità storica, dunque, emersa dal certosino lavoro di Francesca Maccani fondato su studi approfonditi nella ricerca di documenti storici, ampiamente riportati nella nota a conclusione del testo.
Una storia vera di dignità e coraggio che si è scontrata –inevitabilmente– con la vita, con l’ignoranza, la cattiveria e tutto quello che tiene in piedi ancora quei retaggi culturali che darebbero all’uomo la patente di padrone di tutto e di tutti.
Romanzo dell’amicizia, dell’altruismo, del decoro, della lotta per i diritti altrui prima che propri.
Romanzo della rabbia, della vergogna, del riscatto e della forza delle donne. Tanti i personaggi secondari… che secondari proprio non sono in quanto ogni pagina è una pagina di Storia.
Romanzo corale con un finale che si potrebbe definire “eroico”.
Giuseppina Rando
1 Il baliatico della Manifattura Tabacchi di Palermo fu il primo dei “nidi aziendali”. Forse proprio prendendo spunto da questa vicenda vera, Francesca Maccani ha pensato di attribuire questa lotta a una delle sigaraie della fabbrica.