Al contrario del violinista Niccolò Paganini, dopo quattro anni sabbatici Donald Trump ha concesso il bis facendosi rieleggere alla guida degli Stati Uniti d’America, la maggiore potenza politico-economica al mondo. Le principali intenzioni del 78enne tycoon, il più anziano presidente avuto dagli Usa nella loro storia, sono piuttosto chiare sia sul piano interno che internazionale: da un lato il rafforzamento ancor più marcato e vigoroso della lotta all’immigrazione, dall’altro il disimpegno dai teatri di guerra, in primis Palestina ed Ucraina, pur assicurando la risoluzione dei conflitti in corso (già, ma come?). L’indiscussa e netta vittoria di ’the Donald’ è uno tsunami per l’Unione europea e i 27 governi degli stati membri farebbero bene a prenderne atto il più rapidamente possibile.
Al di là del presumibile indebolimento della democrazia che questa elezione porterà, è bene che gli europei colgano in fretta il senso del nazionalismo aggressivo e irresponsabile di Trump, preparandosi al tentativo di dividerli, indebolirli e usarli che lui sta preparando per quando sarà presidente in carica. Cosa intendono fare i nostri nanetti politici, i quali si tengono stretta una sovranità fittizia che li mantiene impotenti e incapaci di provvedere alla propria sicurezza e li condanna al declino industriale ed economico? Vorranno capire che, come ai tempi del Covid, la situazione è grave e richiede un sussulto per proteggersi a vicenda, siccome siamo una comunità di destino? Oppure ognuno cercherà di salvarsi come può per conto proprio, come propugnato dai più accesi nazionalisti?
Non a caso tra i primi a congratularsi con Trump sono stati i suoi emuli populisti Salvini e Orban, ed è probabile che gli esecutivi più sovranisti si faranno forti di un alleato che li incoraggia a riappropriarsi di poteri a loro avviso sottratti dall’Ue agli stati membri e cercheranno dunque di guadagnarsi i favori del potente alleato americano. E i governi guidati dalle forze europeiste continueranno invece a trovare scuse per opporsi a una maggiore integrazione politica, così evidentemente necessaria in questo contesto e ben spiegata nel rapporto redatto da Mario Draghi?
Questa Unione non è in grado di reggere la competizione globale e di evitare un’agonia che con Trump sarà sicuramente più veloce ma non meno dolorosa. Dall’Ue deve arrivare al più presto un segnale forte perché ci vorranno anni prima che diventi autonoma sul piano della difesa e della sicurezza. Però quello che i governi degli stati membri possono fare è esprimere la volontà politica di rafforzare la propria unità e combattere coesi per costruire il proprio futuro. La Commissione europea ha fin d’ora i poteri per reagire alla guerra commerciale sui dazi che arriverà presto; tuttavia non ha quello di lanciare un piano di investimenti pubblici europei emettendo debito. Servono allora rapide decisioni per dare il via libera all’autonomia fiscale dell’Ue, e pure al voto a maggioranza in politica estera.
Non ci sono alternative per gli europei se non l’unione federale, come ammonisce lo stesso Draghi, e gli esecutivi che lo capiscono devono andare avanti spediti e compiere subito i primi passi che diano credibilità all’Europa per contrapporsi alla volontà di dominio di Trump e fermare le mire egemoniche di Putin, pensando a una reazione comune e decisa a protezione dell’Ucraina, dei Paesi dell’Est dell’Ue e di tutti i cittadini europei. Se sapranno cogliere il pericolo letale che corrono, forse gli europei troveranno finalmente la forza di costruire una sovranità condivisa e di diventare una comunità statuale effettiva. Servono però leadership e decisione politica da parte dei governi degli stati più grandi dell’Ue, Francia, Germania, Polonia e Spagna. Quanto all’Italia, il nostro governo e la nostra classe politica devono comprendere che ruolo vogliono giocare in questo delicato momento in cui la storia non fa sconti.
Giuseppe Enrico Brivio - segretario della sezione “Ezio Vedovelli” Valtellina-Valchiavenna del Movimento federalista europeo
Guido Monti - responsabile del Comitato provinciale per l’Europa di Sondrio