Martedì , 26 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Bottega letteraria > Prodotti e confezioni
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
In libreria/ Roberto Uberti. Della dicibilità poetica 
“La compagnia delle oche” di Natalia A. Stepanova
03 Novembre 2024
 

Per le Edizioni Ensemble, collocata nella collana di poesia “Alter”, è uscita in aprile 2024 La compagnia delle oche, una corposa raccolta di lavori poetici – ben 188 sono le composizioni che popolano l’opera – firmati da Natalia A. Stepanova.

Prolifica autrice di origini russe, già apprezzata e premiata per i suoi precedenti lavori poetici, tra cui la raccolta Degli horti romani (anch’essa per Edizioni Ensemble), Natalia A. Stepanova conferma e raffina in questa raccolta il proprio stile poetico, sensibile all’osservazione di ciò che nella vita interiore è più piccolo, più minuto, uno stile che si prende cura di dei piccoli stati d’animo quasi impercettibili che punteggiano l’esistenza e quasi li protegge, avvolgendoli di sereno pudore e di profondo rispetto.

L’opera si presenta con un titolo che si presta a un interessante dualismo interpretativo e introduce quindi il lettore a un ambiguo, sebbene piacevole, quesito. Che cosa è questa “compagnia” delle oche? Si intende forse il sodalizio che le oche stringono tra loro quando, a piccoli gruppi, le vediamo avanzare dondolando con il collo teso, starnazzando vistosamente? È cioè una compagnia nel senso di associazione, di società? Si pensa subito ad altri illustri esempi in letteratura, come “La compagnia dell’anello”, primo volume della saga del Signore degli anelli di J.R.R. Tolkien. Oppure “compagnia” va intesa come presenza, vicinanza di qualcuno?

Le oche costituiscono una compagnia o ci fanno compagnia?

È un interrogativo dicevamo interessante perché ha la proprietà di simboleggiare un dualismo più profondo e universale: quello tra avere ed essere. “Avere compagnia” è diverso da “essere compagnia”, e qui il verbo essere addirittura si sdoppia ulteriormente: “essere compagnia” è sì nel senso di formare un sodalizio, un’associazione, ma “essere compagnia” è anche stare vicino a qualcuno, nel senso di offrire, di dare, di “fare compagnia”. Un dare, dunque, che diventa fare. E “fare”, grazie alla mediazione del verbo essere, diventa speculare all’“avere”. “Essere (di) compagnia” vuol dire “dare/fare” compagnia. Così, mentre essere e avere si contrappongono, essere e dare/fare si compongono.

Questo dualismo/composizione/contrapposizione tra essere/dare/fare ed essere/avere aleggia con diversi registri in tutte le poesie presenti nell’opera. Natalia A. Stepanova vive e racconta la propria vita interiore mettendone sul piatto il continuo, talvolta precario, equilibrio tra le dimensioni pratiche e le dimensioni spirituali, emotive e cognitive. Il mondo le appare come un teatro in cui ogni quinta, ogni luce, ogni ombra è messaggio e messaggero di altre dimensioni, in cui ogni cosa non si esaurisce nella propria esistenza ontologica, ma contiene sempre misteriosamente anche altre esistenze, come una matrioska. Ogni cosa è dunque al tempo stesso una compagnia, cioè un sodalizio, un insieme di altre cose, e fa compagnia, offre compagnia all’essere umano, portandogli il senso e il messaggio di dimensioni nascoste eppure presenti.

Natalia A. Stepanova usa soprattutto la semplicità per esprimere artisticamente il proprio mondo interiore. Nelle sue poesie troviamo sempre un lessico pianeggiante e agevole che, se da un lato può scontentare quei palati che dalla poesia si aspettano o ricercano innovative arditezze verbali, dall’altro ha il pregio di accostarsi al lettore senza nulla chiedere né pretendere, quasi con la serafica calma di un gatto che vi si avvicina, pigramente si struscia e dolcemente si accoccola. Una poesia immediata, dunque, rapidamente comprensibile e nitidamente parlante. Forse poco incline al rigore metrico: tutti i versi sono liberi, ma con il pregio di essere anche molto piani, facilmente dicibili. La dicibilità della poesia, cioè la sua pronunciabilità a voce alta, è – almeno per l’esperienza poetica italiana degli ultimi cinquant’anni – uno dei terreni lasciati più incolti, non a caso occupato da esperienze poetiche parallele (si pensi, per esempio, alla canzone d’autore). Natalia A. Stepanova recupera piccole zolle di questo terreno incolto provando a restituire il seme della dicibilità ai suoi versi poetici.

La poesia di Natalia A. Stepanova sembra essere particolarmente sensibile al senso del tempo e allo scandirsi delle stagioni e dei mesi. Su 188 componimenti, troviamo 76 occorrenze univoche (senza quindi contare le occorrenze ripetute all’interno della medesima poesia) dei dodici mesi dell’anno. Aprile è il mese più ricorrente, nominato univocamente 15 volte, mentre gennaio e luglio sono i mesi meno ricorrenti, nominati solo 2 volte ciascuno. Maggio è richiamato 11 volte, novembre 9, febbraio e settembre 7, dicembre 6, marzo e ottobre 5, agosto 4 e giugno 3. In sostanza, nel 40% del lavoro poetico di Natalia A. Stepanova il tempo e le stagioni dell’anno giocano un ruolo importante. Di nuovo, siamo nel terreno della compagnia: nulla più del tempo “ci fa compagnia” – una compagnia spesso insopportabile quando ne percepiamo l’insolente rigore, ma altrettanto spesso desiderabile quando ne percepiamo il glorioso fluire – e nulla più del tempo “è compagnia”, ovvero è un sodalizio a cui si sono associati e a cui partecipano i grandi elementi e i grandi interrogativi della vita.

Su questo terreno dualisticamente ricco Natalia A. Stepanova indaga se stessa, verifica la propria presenza nel mondo e commenta il proprio senso esistenziale: la poetessa legge se stessa in relazione ai piccoli e grandi fenomeni che la circondano, osservandone le interazioni e interpretandone i movimenti più minuti come battiti della propria stessa vita. Una poetica, la sua, quasi al microscopio: non tracimazioni violente ed esplosive di emozioni e sentimenti, non scenografiche prese di posizione, ma quasi un sobbollire quieto di quei minuscoli stati d’animo che hanno un proprio segreto legame con il movimento dell’universo.

E questo movimento converge verso le oche: simbolo, impropriamente, di stupidità, più verosimilmente simbolo di guardia, di protezione, di assistenza: la compagnia delle oche è la compagnia che le oche fanno all’essere umano, il quale dalle oche può imparare nientemeno che a essere santo.

 

Roberto Uberti

 

 

Natalia A. Stepanova, La compagnia delle oche

Ensemble, 2024, pp. 212, € 16,00


Articoli correlati

 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.8%
NO
 29.2%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy