Ho avuto l’onore di rappresentare i nostri partigiani per 10 anni, di conoscerli e stimarli, diventarne amico. È loro merito aver contribuito all’evento che illumina la nostra storia, la Liberazione, alla quale, da adolescente, ho assistito partecipe e commosso a Sondrio. Il tricolore riappare sui balconi. La folla in delirio si riversa sulle piazze e sulle strade, canta, balla, ride, abbraccia i partigiani. Riscopre la voglia, la gioia di vivere, assapora l’ebbrezza della libertà. Festeggia per giorni e giorni.
Ma la Liberazione è più della sola libertà: segna la cacciata dell’invasore, il crollo del fascismo, la fine della guerra, la riunificazione del Paese! L’anno dopo gli italiani scelgono la Repubblica. Nel ’47 è approvata la Costituzione! Se tutti noi abbiamo potuto condurre una vita libera e migliore, e conquistare col tempo diritti a lungo soffocati, resi possibili dal “miracolo economico”; se Valtellina e Val Chiavenna hanno sviluppato turismo, agricoltura, commercio e artigianato di alta qualità; se le famiglie hanno scoperto tenori di vita prima impensati; ebbene, tutto questo accade perché tanti giovani, di poco più grandi di me, hanno avuto allora il coraggio di ribellarsi ai tiranni, di prendere le armi, sopportare privazioni, fame, freddo, i rischi della guerra, sino alla vittoria. I patrioti riscattano 20 anni di dittatura, violenze, umiliazioni e 10 anni di guerre insensate. Lo fanno per la libertà di tutti, la loro e la nostra. Ci trasmettono un’eredità firmata da più di 100.000 morti. Da noi, perdono la vita 140 patrioti e 48 civili, 144 sono i feriti e mutilati. Militari e ragazzi renitenti alla leva, arrestati dopo l’ 8 settembre ’43, sono inviati nei “campi di lavoro” della Germania per essere sfruttati. Molti non tornano. Pagano le donne, con la vita e col carcere; i partigiani, gli antifascisti e gli ebrei catturati e spediti nei “lager tedeschi”. Sulle loro vite nasce la nostra libertà.
La medaglia d’argento al v.m. per la Resistenza premia i protagonisti di quei momenti, tragici ma anche esaltanti. Ricordiamo i tanti da allora scomparsi, i pochi, per fortuna, ancora tra noi. Le loro gesta non possono essere velate dal trascorrere del tempo, né tantomeno rimosse da chi vuole riscrivere la storia. Li ricorderemo sempre. I patrioti ancora tra noi meritano, la Presidenza onoraria. Negli ultimi mesi Oreste Praolini, Arturo Dell’Oca, Rinaldo Soldati ci hanno lasciati. A ciascuno di loro debbo, dobbiamo molto. Qui mi fermo. La mia parte credo di averla fatta. Ringrazio quanti, per iscritto o a voce, l’hanno apprezzata. Conservo gelosamente l’affettuoso saluto del carissimo Ivan Fassin. Ringrazio i collaboratori, tutti. Ritengo necessario, assolutamente indispensabile per il futuro dell’associazione, un ampio ricambio generazionale, a cominciare dal Comitato provinciale che siamo chiamati oggi ad eleggere. Altri ne faranno parte. Ritorno ad essere un iscritto di base. Auguro un proficuo lavoro a coloro che avranno il compito di guidare l’Anpi provinciale per il futuro, in un difficile momento di passaggio da un’associazione d’arme ad una democratica e antifascista, comunque segnata dai valori profondi della Resistenza. A tutti, un forte abbraccio.
Sergio Caivano