Scena terza
(Gennaro, Giacomo e Michela, Aladdin e Daniele, don Tonino e Ninita)
Suona la campanella, s’affaccia sulla porta un giovane prete in clergyman seguito da una donna avvolta in una mantella. Aladdin e Daniele si scuotono,, alla vista dei nuovi arrivati si alzano, chiudono la brandina e si fanno da parte. Giacomo e Michela siedono in silenzio, Gennaro accoglie con fare circospetto il sacerdote e la donna.
GENNARO (asciutto) Prego, ingresso libero.
DON TONINO Sono don Tonino, parroco della Chiesa Madre e lei (indicando la donna) è Ninita, la mia assistente domestica. È qui che lavora il mosaicista che tanto ci è stato raccomandato da un nostro stimato parrocchiano?
GENNARO (con sussiego) Per servirvi. Specializzato in smussi, tagli e buchi a maioliche, marmi e vetri. (Indicando i presenti) E questi sono amici miei.
GIACOMO, MICHELA, ALADDIN e DANIELE Salve!
NINITA Salve!
DON TONINO (asciutto) Salve (squadrando Gennaro e l’ambiente). E questa sarebbe la sua bottega… e la sua attrezzatura…
GENNARO (ergendosi, petto in fuori) Precisamente. Attrezzatura da me stesso ideata e realizzata: dai banconi alle martelline, al tagliolo, alla trancia manuale…
DON TONINO Beh, non so se lei possa… sa, il lavoro che mi occorre è di una certa delicatezza, di un certo impegno…
GENNARO Per l’appunto. Il lavoro del mosaicista richiede impegno, manualità e tanta precisione. Che le occorre?
DON TONINO (indietreggiando) Ma, sa, in realtà… tutto ancora da considerare, da valutare, da decidere…
NINITA (Nel frattempo ha osservato l’ambiente compiaciuta, prontamente interviene. Il suo aspetto e la sua pronuncia ne denotano la provenienza russa) Si tratta di ristrutturare il coperchio della fonte battesimale, un lavoro semplice, pochi centimetri di mosaico da rinnovare…
GENNARO (sulle sue, punto sul vivo) Un lavoro semplice? Lei s’intende della posa in opera di un rivestimento in mosaico?
NINITA No, ma…
GENNARO S’intende delle doti artistiche che richiede? del tempo?
NINITA No, ma…
DON TONINO (sulla porta, pronto ad uscire) Beh, se ne potrà riparlare…
NINITA (insistendo, rivolta a Gennaro con un sorriso) Il coperchio glielo potremmo portare qui, per sua comodità.
GENNARO Naturale. È su questo banco di lavoro che il mosaico va preparato. (Poi, armeggiando sotto il bancone) Guardi qui: alluminio, legno, rete a maglie, pure la carta va bene, e su uno di questi supporti si posiziona l’oggetto da ristrutturare e si lavora con santa santissima pazienza fino a restauro perfettamente eseguito, e dopo il pezzo restaurato si riaccompagna a destinazione e applicato definitivamente…
NINITA Il coperchio potremmo riportarlo noi a destinazione, sa, va solo appoggiato sulla vasca battesimale…
GENNARO (impettito di fronte alla donna) Lei fa tutto troppo semplice.
DON TONINO Ninita, s’è fatto tardi!
Giacomo e Michela confabulano tra loro, si capisce che vorrebbero non sfumasse l’occasione di lavoro e anche di contatto con il sacerdote. Poi sembrano accordarsi, Michela si appressa a Gennaro e lo intrattiene discorsiva, mentre Giacomo si accosta premuroso al sacerdote e alla donna, invitandoli a sedere e intavolando con essi una stenta conversazione sul tempo. Dal loro cantuccio Aladdin e Daniele seguono le diverse manovre, interdetti. Dopo un po’ si sente la voce allegra di Michela, sottobraccio a Gennaro).
MICHELA Toh, è spiovuto.
GIACOMO (brioso) Toh, sta uscendo il sole.
ALADDIN (zaino in spalla, pronto per uscire) Allora io riprendere lavoro.
DANIELE (al seguito di Aladdin) Ehi ah! andiamo a lavorar…
GENNARO (tirando fuori una bottiglia da sotto il bancone) Un momento. Prima il bicchiere della staffa (prende a versare il vino nei bicchieri di carta).
TUTTI Prosit.
GENNARO (rivolto al sacerdote e alla sua assistente che guardano curiosamente i due ragazzi pronti per uscire) Aladdin e Daniele, abilitati in ambito medico e nell’insegnamento, nonché (indicandoli individualmente) venditore e musicista ambulanti.
DON TONINO e NINITA (si guardano, sussurrano). Abilitati… ambulanti…
ALADDIN e DANIELE (rivolti a Gennaro e poi a tutta la compagnia) Grazie per l’ospitalità, è stato per noi un vero piacere. (Salutano e stanno per uscire, ma si fermano come colti dalla stessa idea) E se…
GENNARO (prontamente, avendo compreso) Già, e se… Ma sì, il piazzale qui fuori è proprietà privata, ci pago le tasse, c’è pure la pensilina a giorno che vi ripara, un bel passaggio di gente… Accomodatevi e fate il vostro lavoro, siete in zona franca (i due ringraziano ed escono. Subito si sente il suono della fisarmonica e il richiamo del cantastorie. Pausa).
DON TONINO Beh, allora ci si vede.
GENNARO Beh, l’indirizzo lo sapete.
NINITA Beh, ci si potrebbe vedere in chiesa…
GENNARO (polemico) In chiesa?!
MICHELA Beh, che ci sarebbe di strano?
GENNARO Ah niente, tanto i cattocompagni vanno di moda!
GIACOMO (sbuffando) Uh! che paroloni! Ma quando mai! Mettere insieme il cattolicesimo col comunismo! Come il diavolo e l’acqua santa!
GENNARO Ti giunge nuovo? Che ne sapete voi del comunismo vero, quello di Gramsci, Bordiga, Terracini… della rivoluzione proletaria…
MICHELA (sbuffando, tirando i due da parte) Ecco che ci risiamo.
GIACOMO Del pugno chiuso… falce e martello…
GENNARO Della bandiera rossa…
MICHELA (seccata) Ancora con queste storie! (Poi, prendendo da parte Gennaro, sottovoce) Piuttosto, non si potrebbe parlare con don Tonino del progetto della Cooperativa, chiedere il suo parere… il suo aiuto…
GENNARO (scandalizzato) Al don?!
MICHELA Al don! Secondo me, l’ha mandato la provvidenza!
GENNARO Ancora con queste storie?!
MICHELA (afferrando Giacomo per un braccio e includendolo nella conversazione) Si stava parlando del progetto, e don Tonino è apparso sulla porta…
GIACOMO Parli del diavolo e spuntano le corna!
MICHELA Che ci vuole per cominciare?
GENNARO (a ritornello) Un lotto di terreno o capannoni dismessi…
MICHELA Che si cominci da qualche parte. (a Gennaro) Lascia fare a me. (Rivolgendosi al sacerdote fermo sulla porta) Gennaro avrebbe un’idea da sottoporle, sa, si tratta di un progetto importante, utile al territorio, alla parrocchia…
DON TONINO (guardando l’orologio da polso) S’è fatto tardi, dovremmo andare…
NINITA (attratta dalle foto nell’angolo cottura) Ancora qualche momento. (Si libera del cappuccio, emerge un bella testa con uno chignon di capelli biondo platino; si dirige verso Gennaro che la guarda istupidito. Indicando le foto) Che bella famiglia! Questa donna è tua moglie? questo bambino è tuo figlio? e quest’uomo, così elegante, è tuo parente?
GENNARO (con un fil di voce) Sì, è la mia famiglia… (prendendo un grosso respiro) io però… no, quel bambino non è mio figlio…
MICHELA (intervenendo, con voce squillante, interrompe la spiegazione di Gennaro) Voi sedete, io prendo la cartella.
DON TONINO Ma veramente…
MICHELA Vedrà, don Tonino, l’idea di Gennaro la interesserà sicuramente. Come le dicevo si tratta di un progetto importante. (Pausa. Poi, guardando fisso il sacerdote) Capitale sociale, trecentomila euro…
DON TONINO Trecento…
MICHELA Mila…
GIACOMO Euro…
DON TONINO (con un fil di voce, scambiando uno sguardo con Ninita) Beh… forse qualche momento…
NINITA (togliendosi prontamente il mantello e mostrando un bel corpo formoso) Solo qualche momento (siede e invita Gennaro a sederle accanto).
GIACOMO (porgendo una sedia al sacerdote) Solo qualche momento (siede anche lui).
MICHELA (aprendo la cartella sul bancone, dinanzi a Gennaro) Ecco qui.
GENNARO (Allunga la mano verso la cartella, la ritrae, riprova ancora, tira via la mano, tossisce) Oddio…
NINITA (prendendogli la mano e guidandola verso la cartella) Tranquillo, non scotta.
GENNARO (Tra sé) Altroché se scotta! (poi, facendosi animo) State a sentire. (Inizia a presentare il progetto sfogliando i documenti con entusiasmo crescente, contagiando gli ascoltatori raggruppati attorno a lui. Allo spettatore giungerà il suono ma non le parole del discorso, peraltro già esposto in precedenza e intuibile dal tono e dalla gestualità. Si udrà invece chiaramente il passaggio in cui si parla dell’ammontare del capitale sociale, cifra che verrà ripetuta da tutti con diverse tonalità, mentre giungerà da fuori una bella musica popolare eseguita dal cantastorie, che andrà a scemare quando, terminata la relazione, il gruppo si scioglie. Gennaro a braccia conserte attende commenti. Pausa).
MICHELA Brrr… che freddo!
GIACOMO Qualcosa di caldo… un caffè? (Nessuno risponde).
GENNARO Vodka?
NINITA (vivacemente, rimettendosi sulle spalle la mantella) Vodka? Da, da…
GENNARO (tirando fuori da sotto il bancone una bottiglia, senza etichetta, che mostra in giro) Prodotto artigianale, puro distillato di patate. (Versando il liquore nei bicchierini che Michela distribuisce ai presenti) Sì, fa proprio freddo. (Accennando all’esterno) Quei poveri ragazzi… Se solo si trovasse un terreno abbandonato, capannoni dismessi, un edificio diroccato…
GIACOMO e MICHELA Un edificio diroccato…
ALADDIN e DANIELE (suona la campanella, i due giovani rientrano infreddoliti. Michela porge loro due bicchierini di vodka, bevono d’un sorso. Poi, concitatamente, come avendo fatto una grande scoperta). Qui di fronte, quell’edificio diroccato…
GENNARO (battendosi una mano in fronte) Ma certo! Il Sacro Cuore!
GIACOMO e MICHELA (battendo i pugni sul tavolo) Giusto, il Sacro Cuore!
NINITA (assentendo). Da da, un edificio diroccato… tanto spazio… tanti locali… (Amabilmente, rivolta al sacerdote) Nevvero, don Tonino?
DON TONINO (frastornato, innervosito) Eh?
NINITA (insistente) Suvvia, don Tonino… il Sacro Cuore, la vostra parrocchia! il vecchio collegio abbandonato alle ortiche… ai topi…
GENNARO Agli speculatori del cemento…
GIACOMO e MICHELA Alle mire delle grandi catene commerciali…
DON TONINO (in difesa) Ma che volete che ne sappia io del Sacro Cuore?!
GENNARO Facile lavarsene le mani!
DON TONINO Che mi si vuole dire, di che mi si accusa?
NINITA (mettendosi fra i due) Calma, calma… nessuno accusa nessuno, si sta ragionando…
DON TONINO Su che, sulle rovine di quel che fu?
GENNARO Ma quali rovine! Tutta propaganda dei soliti politici collusi e del clericalismo interessato!
DON TONINO Si sta passando la misura! Che c’entrano adesso i politici…
GENNARO Collusi.
DON TONINO Che c’entra il clericalismo…
GENNARO Interessato.
DON TONINO Che c’entra la propaganda con lo stato deprecabile del Sacro Cuore fatiscente?
GENNARO Mi fa specie, reverendo, sembra davvero che lei cada dalle nuvole.
DON TONINO (smarrito) In che senso?
GENNARO Nel senso che quel meraviglioso complesso di cui tanto si parla a sproposito, si può salvare dalla demolizione o dal disfacimento per incuria, e diventare il cuore della città.
DON TONINO Ma se cade a pezzi!
GENNARO Nossignore, è quello che si vuol fare credere: pura menzogna.
DON TONINO (esasperato). Che significa?
GENNARO (sfidando con lo sguardo il sacerdote) Quello che ho detto. E lei farebbe bene a informarsi su quello che accade nel suo contesto.
DON TONINO Perché, che accade nella mia parrocchia?
GENNARO Quello che non dovrebbe accadere.
MICHELA Genna’, perché non ti spieghi meglio?
GENNARO Volentieri. E mi fa specie che tutti voi quanti siete non sappiate nulla… o fingiate di non sapere nulla, di quanto il Sacro Cuore faccia gola a certa gente. (Tutti gli si fanno intorno) Ecco come stanno le cose: quel magnifico complesso, una testimonianza storica in cui si radica l’entità del luogo, non sta affatto crollando.
MICHELA Ma se è stato pure bombardato!
GENNARO Riportando danni limitati e circoscritti, tutto il resto è rimasto integro.
MICHELE Come, integro?
GENNARO Integro. Le strutture portanti non hanno nemmeno tremato. E sapete perché? Perché il complesso degli edifici fu realizzato a perfetta regola d’arte. Ecco che vuol dire fare le cose fatte bene.
MICHELA Sì, ma d’allora è passato quasi un secolo, poi ci furono gli sfollati, trafugamenti e rabberciamenti, decenni di totale abbandono…
GENNARO Niente cui non si possa rimediare con interventi appropriati. (Con un moto d’orgoglio) Ve lo dice Gennaro, geometra e muratore!
NINITA (rivolta a don Tonino) Quindi si potrebbe ipotizzare il riuso del complesso, dopo i necessari interventi di ripristino…
DON TONINO Ma se è proprietà privata!
NINITA Legata alla proprietà ecclesiastica… che si sappia. (Insinuante) Volendo, la formula si trova.
GENNARO La soluzione…
GIACOMO e MICHELA Il Sacro Cuore diroccato…
ALADDIN e DANIELE Proprio di fronte alla bottega di Gennaro!
GIACOMO Ampi spazi, saloni, innumerevoli stanze…
MICHELA Uno stupendo cortile interno…
GIACOMO Con la fontana e le palme…
ALADDIN Un parco giochi per bambini… un centro anziani…
DANIELE Un auditorium…
GENNARO La soluzione… e l’ho avuta sempre sotto gli occhi!
DON TONINO (allarmato) Un momento, un momento! Qui si sta mettendo il carro dinanzi ai… ai…
TUTTI Buoi!
MICHELA Ma che buoi e buoi, qui si sta valutando una possibilità che salva capra e…
TUTTI Cavoli!
NINITA (giungendo le mani, piamente) Tutto sta nelle mani di Dio… e del nostro buon parroco.
DON TONINO Oh cavoli, s’è fatto tardissimo, devo scappare. Andiamo, Ninita. (Poi ripensandoci) Come, come? Ma che c’entro io in tutta questa storia?
NINITA (prontamente) Il pulpito, caro don Tonino, il pulpito…
TUTTI Il pulpito?
NINITA Il pulpito, il pulpito…
DON TONINO Che diamine c’entra il pulpito?
NINITA (con tono ispirato, alzando gli occhi al soffitto) Da lassù la voce arriva forte e vola lontano.
DON TONINO Oh Signore! E che si dovrebbe dire dal pulpito?
NINITA Solo raccontare una storia umana… e il sogno di un progetto che potrebbe diventare storia. Se…
DON TONINO Se…?
NINITA Se si prendesse in seria considerazione l’idea di attuarlo.
DON TONINO E tutto questo dovrebbe partire dal pulpito…
NINITA E arrivare dove deve arrivare.
DON TONINO E dove dovrebbe arrivare, santissima donna? A quei quattro parrocchiani che la domenica vengono a dormire in chiesa?
NINITA A loro, ai loro amici e parenti.. a qualche anima buona sulla via del tramonto…
DON TONINO Sulla via del tramonto?!
NINITA Avanti con gli anni, bisognosi di assistenza e con qualche sostanza da amministrare…
TUTTI Ma che cinismo ributtante!
DON TONINO (indignato, senza parole). Ma… ma…
NINITA Ma non capite? Non chiederebbe di meglio, una persona così, che appoggiare una giusta causa per chiudere con profitto i suoi giorni terreni (rivolta a don Tonino) guadagnandosi la riconoscenza degli uomini e una fettina di paradiso…
GENNARO Mi venga un accidente!
DON TONINO Oh Signore!
NINITA (imperturbabile). E questa potrebbe essere una via: una donazione alla chiesa, che la chiesa metterebbe a disposizione per la realizzazione del progetto di Gennaro. (Pausa).
MICHELA Interessante.
GIACOMO Molto interessante.
GENNARO (elaborando a voce alta) Un immobile abbandonato… un grande spazio da suddividere in tanti ulteriori spazi…
NINITA Oppure. (Pausa).
TUTTI Oppure?
NINITA Oppure la voce, partendo dal pulpito, dovrebbe raggiungere le alte sfere.
MICHELA Il presidente della Repubblica?
NINITA Ma no, ma no.
GIACOMO Il Vaticano?
NINITA Beh, diciamo… in ambito episcopale…
GIACOMO Sua eccellenza reverendissima, il vescovo diocesano?
MICHELA (scandalizzata, a Giacomo) Ma come parli? Sua eccellenza… reverendissima! Gli vuoi pure baciare l’anello? l’orlo della talare? E tu saresti il compagno tutto d’un pezzo?
GIACOMO (mortificato) Ho fatto il chierichetto, da ragazzino.
MICHELA E t’hanno pure impartito i sacramenti, dal battesimo alla cresima… e non è detto che sia finita.
GIACOMO (risentito) Embè?
MICHELA Embè, sei rimasto il piccolo soldato di Cristo. Hai voglia a fare il militante d’ispirazione marxista…
GENNARO Ma la fate finita voi due? di che si stava parlando?
NINITA Si diceva… la voce, dal pulpito, dovrebbe giungere alla diocesi. (Pausa) Al vescovo, al suo segretario, agli amministratori…
MICHELA (intrigante) Alle loro assistenti… domestiche, tipo la nostra Ninita.
GENNARO (tra sé) Vorrei averla io un’assistente così, un pozzo di risorse.
DON TONINO Oh Signore!
NINITA E renderli partecipi, interessarli al progetto…
MICHELA E farli muovere nella giusta direzione, per la realizzazione di un’opera socialmente e culturalmente utile…
NINITA Come l’avviamento a una professione…
GENNARO Ehi, ehi, il mio Consorzio non è un’opera pia sotto l’egida della carità pelosa! Il mio Consorzio non è un’istituzione assistenziale di stampo clericale!
MICHELA Ma quello era il Medioevo, poi c’è stato Crispi, Giolitti, i Patti Lateranensi…
NINITA Papa Francesco…
GENNARO e DON TONINO Papa Francesco?
NINITA Papa Francesco. (Citando) “Osate, siate artigiani del futuro”, le sue parole rivolte al mondo del lavoro, che hanno toccato il cuore degli artigiani…
MICHELA Ah sì? Il papa ha detto questo?
GENNARO Sì, l’ho sentito pure io in televisione. E insomma, m’è piaciuto. Pareva quasi che si rivolgesse a me direttamente: “Osate, siate artigiani del futuro”. E anche il presidente Mattarella ha detto la sua.
NINITA Che ha detto Mattarella?
GENNARO Ha detto che gli artigiani (citando) “in questi difficili anni hanno affrontato con la tenacia e lo spirito di adattabilità che li contraddistingue le grandi difficoltà determinate dalla lunga crisi economica”.
MICHELA Genna’, sai tutto a memoria?
GENNARO Stampato a fuoco. (Proseguendo) E quanto sia importante il “contributo insostituibile” che gli artigiani hanno dato e possono dare “al rafforzamento del processo di ripresa dell’economia”.
NINITA Ma allora, sono tutti con gli artigiani! Chiesa e Stato!
GENNARO A parole. Poi quando bussi a una porta, nessuno ti apre. Ci vorrebbe san Giuseppe.
NINITA San Giuseppe?
GENNARO San Giuseppe. L’artigiano per eccellenza, da lui imparò il mestiere Gesù Cristo.
MICHELA Che c’entra adesso Gesù Cristo?
GENNARO (aprendosi il collo della camicia e mostrando la catenina con il crocefisso) Me lo appese al collo il mio padrino di cresima, anarchico e proletario ma rispettoso della figura rivoluzionaria del Cristo. Un Cristo che predicava e praticava i principi del marxismo e menava giù botte ai farisei ‘sepolcri imbiancati’. E per questo fu fatto fuori.
DON TONINO Oh Signore!
DANIELE (attaccando in sordina “Dio è morto” di Guccini). “Ma penso che questa mia generazione è preparata/ a un mondo nuovo e a una speranza appena nata/ (…) nel mondo che faremo dio è risorto…”.
MICHELA (Asciugandosi gli occhi) Bubbole. (Con durezza) Io penso che dio non sia mai nato. E non aspetto nessuna resurrezione, ma vorrei che la gente si svegliasse. Che cominciasse a pensare con la sua testa, tolti di mezzo padri, maestri e falsi profeti. Cominciare dal fatto semplice che una persona, la più miserabile, costituisce un’entità autonoma, degna di rispetto. Basta con le dottrine, con gli inganni e le attese costruite ad hoc mentre il presente fugge. Io voglio il mio tempo, il tempo di una vita, e un motivo per vivere la mia vita… un motivo che giustifichi la fatica da affrontare ogni giorno senza sapere se arriverò a domani.
ALADDIN Si naviga a vista… in un mare infestato da squali sotto un cielo di pece.
MICHELA Grazie del conforto, mi serviva.
ALADDIN (mortificato) Mi pareva chiedessi verità, no conforto.
MICHELA La verità. Accidenti quanto è dura.
ALADDIN Diamantina, incide roccia.
MICHELA Che bella cosa!
DANIELE Allora, quando parte questo Villaggio di Gennaro?
GENNARO Come, come?
GENNARO (Folgorato) Proprio quello che m’immaginavo: casa e bottega!
DON TONINO (quasi urlando, avviandosi) Ninita, s’è fatto tardi!
NINITA Vengo, vengo! (a Gennaro) si potrebbe avere in visione la sua documentazione? sì, nevvero? Stia tranquillo, la mette in buone mani. Ora andiamo… (Segue il sacerdote, ma sulla porta si volta e strizzando l’occhio a Gennaro, con un gran sorriso) Ma torniamo presto!
Epilogo
Luce crepuscolare che rapidamente va schiarendo. Al centro dello spazio scenico la brandina e Gennaro semi sdraiato, con espressione trasognata.
GENNARO Che visione! Il Sacro Cuore ristrutturato, le botteghe artigiane in piena attività, le famiglie sistemate, via vai di gente, tutto un fermento! (Sembra assaporare con tutti i sensi ciò che va descrivendo) Mi sembrava di risentire la sinfonia dei mastri all’Alberone, fra scintille di forge e stridere di seghe… (arrivano i primi suoni di “Experimentum mundi” di Giorgio Battistelli) il richiamo dell’arrotino e dell’ombrellaio, il chiasso dei monelli, le risate delle donne affacciate alle finestre. (Aspirando con voluttà) E il profumo sublime del pecorino romano, dello stracotto di castrato, del sugo di pajata. (Fa per alzarsi, la brandina cigola) Pure tu ti sei fatta vecchia. Una bella lubrificata e passa. (Si appoggia al bancone, che traballa) E qua ci vuole una zeppa! (Allegramente) Gujermone e Ceccopeppe/ che se regge co le zeppe… Mi ricordo mastro Aurelio, stava sempre a sistemare zeppe sotto sedie e tavolini, poi ci saltava sopra per provare se reggevano e faceva il botto. Il fatto è che era sempre sbronzo, era lui che non si reggeva dritto! (Ride. Poi, ripensando alla sua ‘visione’) Boh, sarà stato un sogno ma pareva vero. (Suona allegra la campanella, Gennaro rivolto agli spettatori, emozionatissimo) Ninita! L’aveva detto che tornavano presto!
La musica invade la scena, cala il sipario.
Maria Lanciotti
Il Villaggio di Gennaro di Maria Lanciotti, in versione definitiva, è stato pubblicato con Edizioni Controluce nel 2016 nella Collana Drammaturgia. Tutti i diritti riservati.
[Il Villaggio di Gennaro, 3ª parte - fine]