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Maria Lanciotti. Il Villaggio di Gennaro – 2. 
Testo teatrale liberamente ispirato a personaggi, luoghi e circostanze reali
Gennaro Massa (foto di Michele Concilio)
Gennaro Massa (foto di Michele Concilio) 
11 Settembre 2024
 

Scena seconda

(Gennaro, Aladdin, Daniele, Giacomo e Michela)

 

Interno bottega. Una parte del bancone viene liberata, Gennaro si adopera nell’angolo cottura. Sistema tre sgabelli nello spazio tra i banconi, invita i due giovani a sedere.

La sveglia segna le 12 passate, va in onda il telegiornale (le notizie potrebbero essere adattate o attualizzate. Argomenti: disoccupazione e precariato, guerra economica, disastri ambientali, omicidi di genere, emergenza migranti, terrorismo. Gennaro toglie l’audio, siede con i suoi ospiti. Suona la campanella, entrano due ragazzi con alcune borse della spesa).

 

GENNARO Ah, eccovi finalmente! (Indicando il ripiano sotto il bancone) Poggiate, poggiate lì, poi sistemo io. (Fa le presentazioni) Questi sono amici miei, Aladdin e Daniele; questi sono compagni, Giacomo e Michela. (Versando il caffè ai nuovi arrivati) Accomodatevi.

GIACOMO Dove, Genna’?

GENNARO Dove volete, questa è casa vostra.

MICHELA (salta a sedere sul bancone, fa posto al compagno) Qui, Giacomi’. (Rivolta a Gennaro) Come ti va il piede?

GENNARO Così così, stamattina ho pure saltato la medicazione…

ALADDIN (timidamente) Gennaro, fai vedere tuo piede malato?

GENNARO Sai che spettacolo… perché t’interessa il mio piede?

ALADDIN Io specialista diabetologo, mio paese…

GENNARO Ma il diabete non è una malattia dei paesi ricchi, collegata al benessere? Che ci fai con la tua specializzazione… che prospettive ti dà, in un paese del terzo mondo?

ALADDIN Pure paesi poveri brutte abitudini… troppo mangiare cibo industriale. Da noi no prevenzione, no cure, malattia sviluppa…

GENNARO E così sei dottore… e vai in giro a vendere pedalini e canotte… Mi spieghi perché non sei rimasto al tuo Paese a fare il medico, a curare la tua gente?

ALADDIN No condizioni. A mio paese si muore come mosche. Volevo qui creare contatti, promuovere causa… suscitare interesse opinione pubblica, internazionale…

GIACOMO Creare… promuovere… suscitare… (Rivolto a Michela, scettico) Ma lo senti? (Poi, rivolto a Aladdin) Amico bello, tu sogni! Ti sei guardato attorno? Hai visto in giro che popolo di zombi? e al governo? l’eterno ritorno delle mummie… e tu… tu vorresti suscitare…

MICHELA Come voler ridestare i morti!

GENNARO (perentorio) E se pure fosse? Io non la vedrei così nera, quante volte questo paese è già risorto?

GIACOMO e MICHELA Ma per favore!

GENNARO (alzando il pugno) Io so’ compagno: credo e lotto.

GIACOMO e MICHELA Ma per favore!

ALADDIN (si alza, prende a caricarsi della sua roba) Prego scusare me se agitato acque…

GIACOMO Acque nere…

MICHELA Acque infette…

GENNARO (si toglie la pantofola, mette a nudo il piede fasciato) Scusa dottore, il piede non me lo guardi?

ALADDIN (con un sorriso grato) Medicina italiana per me scuola… tu ben curato, se tue ulcere medicate ogni giorno…

DANIELE A me nessuno chiede niente?

GENNARO, ALADDIN, GIACOMO, MICHELA Musica, Maestro!

DANIELE Ascoltate brava gente, ricchi di tanto e ricchi di niente… (Esegue un brano molto intenso di musica popolare, alla fine applausi scroscianti).

ALADDIN (avviandosi alla porta) Io ringraziare tutti voi, ora andare… (Rivolto a Daniele) Tu venire?

GENNARO Ma dove vai, dove volete andare… (rumore di pioggia battente) E fuori piove, non sentite come piove? (Prendendo le buste portate dai due compagni) Che passa oggi la Caritas? (Tirando fuori dalle buste alimenti vari) Ecco qua, una bella carbonara… e un bicchiere di rosso perché manca il bianco.

GIACOMO Genna’, il vino bianco te l’ho portato l’altro giorno…

GENNARO Come passa il tempo…

GIACOMO E come si svuotano presto le bottiglie… lo sai, ci devi andare piano, con gli alcolici.

GENNARO Alcolici? Nemmeno dieci gradi, va giù come acqua.

GIACOMO Sarà leggero, ma è sempre vino,

GENNARO Vino… divino, mi aiuta a dormire, mi fa scordare i guai… mi fa sentire libero…

DANIELE (accompagnandosi con la fisarmonica) Libertà l’ho vista svegliarsi/ ogni volta che ho suonato/ (…) per un compagno ubriaco.

GENNARO Compagno sempre, ubriaco mai! (accantonando la pentola col minestrone e storcendo il naso)) Per chi vuole, c’è anche la zumpappazum! (Dopo un breve trambusto, tutti siedono davanti a una padella fumante).

MICHELA (sollevando il bicchiere). All’amicizia! All’integrazione! Alla vita! (Tutti brindano).

GENNARO (in piedi, con tono solenne) Alla cooperativa!

TUTTI (col bicchiere a mezz’aria) A che cosa?

GENNARO (portando il bicchiere alle labbra, deliziato). Adesso ve lo spiego.

 

Tutti insieme sgomberano il bancone, Gennaro vi poggia una cartella voluminosa, tira fuori una serie di documenti, li dispone in un certo ordine. Tutti siedono, Gennaro in piedi traffica con le carte.

 

GENNARO Dunque. Devo fare una premessa. Fin da ragazzino, cresciuto in un quartiere di artigiani, operai e piccoli imprenditori, tutti compagni di Cristo divino operaio…

MICHELA Ma se Cristo non ha mai lavorato!

GENNARO Tu credi? Dicevo: fin da ragazzino avevo un desiderio. Finché, nel 1991, mi sono deciso a mettere su carta l’idea che da una vita mi frullava per la testa, come un uccello in gabbia.

MICHELA Un sacco di tempo fa, un quarto di secolo.

GENNARO A me pare ieri.

MICHELA Insomma, di che si tratta?

GENNARO Un’idea semplice semplice, elementare. E perciò non fa una piega. Ecco qua (legge): Progetto redatto per costituire un Consorzio di Artigiani… denominato Cooperativa Artigianale (dubbioso) o Cooperativa San Giuseppe? (Rivolto agli altri) Voi che ne pensate?

TUTTI (si guardano tra loro, insieme guardano Gennaro) Di che?

GENNARO (tagliando corto) Da decidere. (Si accerta con uno sguardo che i suoi ospiti lo seguano, prosegue) Capitale Sociale: trecentomila euro…

TUTTI (trasecolando) Trecento… che?

GENNARO Netti.

TUTTI Netti. E da dove piovono?

GENNARO Dai sacrifici di una vita. E comunque di questo aspetto se ne riparlerà al momento opportuno. (Distribuisce il vino rimasto, riprende con tono vigoroso) Il progetto richiede un grande spazio, pubblico o privato, meglio se comunale, o diversi capannoni.

TUTTI (increduli) Per questo progetto… un grande spazio o diversi capannoni…

GENNARO (con sufficienza) Bravi, vedo che mi seguite. Un sito immobiliare da mille metri quadri in poi, non di meno. (Riprende la lettura) Punto A: lo scopo di tale progetto è creare un polo per valorizzare l’attività artigianale italiana in tutti i suoi aspetti…

TUTTI Ah!

GENNARO Dal servizio al pubblico, tramite esposizione e vendita, deposito, consulenza, formazione per aspiranti artigiani, copertura medica… (sottolinea con la matita alcuni passaggi, commenta tra sé) Questa parte va rivista e sistemata. Il Consorzio…

TUTTI Il Consorzio?!

GENNARO …Il Consorzio è rivolto a fabbri, ceramisti, tornitori, ebanisti, carrozzieri, falegnami, elettricisti, saldatori, eccetera. (La pioggia rallenta, Aladdin si alza, raccoglie la sua roba, fa per salutare ma Gennaro lo blocca) Non te ne andare, dottore, questo progetto riguarda anche te (poi rivolto a Daniele) e anche te.

MICHELA (insorgendo) E a me, a me non mi riguarda?

GENNARO Nel Consorzio c’è posto per tutti, senza distinzione di sesso, di lingua, di religione…

ALADDIN (timidamente) Tu non detto “di razza”…

GENNARO No, e sai perché? Perché non esiste la distinzione di razza.

ALADDIN Però scritto su Costituzione, articolo tre!

GENNARO Ah! Conosci la nostra Costituzione!

ALADDIN Pochetto pochetto… studio lingua poi imparo meglio.

MICHELA (impaziente) Vabbè, siamo tutti uguali…

GENNARO Uguali e diversi, qui sta il bello…

MICHELA Vabbè siamo tutti uguali e diversi, ma per il Consorzio hai nominato solo lavoratori di sesso maschile: il progetto riguarda anche me, che sono femmina?

GENNARO Chiaro. Che sai fare? ce l’hai un mestiere? un’aspirazione?

MICHELA Posso imparare tutto… mi piacerebbe fare la ceramista…

GENNARO Benissimo. Intanto potresti occuparti della parte amministrativa…

MICHELA Giusto ho fatto ragioneria e perito commerciale.

GENNARO (ironico) Perito… o perita?

MICHELA Ho capito Genna’, senza distinzione di sesso.

GENNARO (riprende la lettura del documento) Obiettivi: valorizzare l’attività artigianale creando un polo che sia di riferimento per artigiani già avviati, della zona o anche di altre regioni che pur eseguendo le loro opere altrove possano esporle e venderle in tale spazio; appoggiare le aspirazioni di giovani desiderosi di intraprendere l’attività artigianale offrendo loro una guida per quello che concerne apprendistato, tirocinio e tutto quello che apporti conoscenza ai fini di una futura propria attività…

GIACOMO e MICHELA (annoiati) Genna’, noi dobbiamo andare.

ALADDIN e DANIELE (confusi) Anche noi, s’è fatto tardi.

GENNARO Ho capito: ora vi dico tutto in due parole. (Toglie di mezzo i documenti, tutti riprendono interesse) Io fin da piccolo volevo fare il muratore.

TUTTI (un po’ delusi) Ah! il muratore…

GENNARO Il muratore che progetta la casa e la costruisce con le sue mani…

TUTTI Per il progetto ci vuole il geometra o l’architetto…

GENNARO (senza badare all’interruzione) Ma mio padre voleva che diventassi ingegnere…

TUTTI (come sollevati) Ah! l’ingegnere!

GENNARO Ma io volevo fare il muratore…

TUTTI Il muratore non può fare il progetto! Ci vuole l’ingegnere!

GENNARO Per il progetto basta il geometra. Io sono geometra.

TUTTI Ah! geometra!

GENNARO Per prendere quel pezzo di carta, ho sputato sangue.

TUTTI Ellallà!

GENNARO Un pezzo di carta strappato a forza, a me che volevo fare un lavoro manuale.

TUTTI Gennaro voleva fare…

GENNARO Volevo impastare calce e impilare mattoni. Da ragazzino raccoglievo in uno smorzo piastrelle e calcinacci per costruirci le casette.

TUTTI …Il muratore!

GENNARO Ottenuto il diploma, assecondato il volere di mio padre, ragioniere e finanziere ‒ capoccione! convinto sempre di fare il mio bene! ‒ andai a cercare lavoro nei cantieri. Ma non avendo fatto apprendistato, mi trovai in difficoltà: non avevo forza nelle braccia. Tenni duro…

TUTTI (partecipi, comprensivi) Tenne duro…

GENNARO Fino a spezzarmi la schiena. Finché il medico mi disse: o cambi mestiere o finisci su una sedia a rotelle.

TUTTI (costernati) Ohi!

GENNARO Aprii un piccolo colorificio e quando capitava facevo lavoretti di ristrutturazione; spuntando ad ampliare l’attività ma non da solo. L’antico desiderio picchiava in testa e cresceva cresceva, come un palazzo in costruzione. Così cominciai a lavorare al progetto della cooperativa. (Rimuginando) Mi pareva cosa fatta, agli inizi del novanta, poi ci fu Tangentopoli con tutte le conseguenze risapute. E addio ai principi del movimento cooperativo. E io che d’allora non ci dormo la notte!

DANIELE I sogni, i desideri profondi, non perdonano.

GENNARO Tu… sai?

DANIELE So. Mio padre, Addetto alla Difesa, mi voleva pianista di formazione classica, anche i miei insegnanti insistevano nel dire che avevo talento, la passione di sicuro l’avevo, ma…

GENNARO Ma?

DANIELE Ci provai, ottenuto il diploma al Conservatorio feci concerti in Italia e pure all’estero, ebbi successo e riconoscimenti, ma…

TUTTI Ma?

DANIELE Ma io volevo fare il cantastorie!

TUTTI Oh!

GENNARO Ah!

DANIELE Mi ha sempre affascinato l’arte di strada, i musicisti clown mi rapivano. Poi, giovanissimo, mi capitò d’incontrare un vecchio Cuntastorie e…

TUTTI E…

DANIELE E poi… (abbraccia il suo strumento, esegue cantando un altro brano de “Il suonatore Jones” facendo giravolte nello spazio esiguo) “E poi la gente lo sa, e la gente lo sa che sai suonare,/ suonare ti tocca per tutta la vita/ e ti piace lasciarti ascoltare…” (Pioggia scrosciante, tuoni e lampi, va via la luce).

 

Chi seduto, chi appartato in un angolo. Gennaro riprende a sfogliare i documenti alla luce incerta che proviene dal lucernario.

 

GENNARO Non ci si vede. (Apre un cassetto e tira fuori alcune candele).

ALADDIN (trionfante, poggiando sul bancone uno dei suoi faretti) Funziona!

MICHELA E luce fu!

GENNARO Bravo, il genio della lampada! (Sfogliando le carte, riassume) Dunque… capitale sociale… scopo… obiettivi… (riprende a leggere) Destinatari: artigiani che hanno bisogno di una sede per svolgere la loro attività o esporre le loro opere, cittadini, turisti (aggiunge qualcosa a matita, legge), cuochi, animatori…

GIACOMO (con tono da imbonitore) Camerieri, baristi, pizzaioli…

MICHELA (con lo stesso tono) E a gentile richiesta massaggiatori, coiffeurs, bagno turco…

GIACOMO e MICHELA (cantando) Comm’è bella, comm’è bella, ‘a città ‘e Pullecenella…

TUTTI (tranne Gennaro) Comm’è bella, comm’è bella, ‘a città ‘e Pullecenella…

GENNARO (ripiegando le carte) Non avete capito un tubo.

ALADDIN (mortificato) Bello, tuo progetto. Scusa se cantato, bella canzone napoletana.

GENNARO Sì sì, è tutto bello, finché si sogna.

DANIELE L’importante è non svegliarsi mai, lottare sempre per l’avverarsi del proprio sogno.

GIACOMO Ed eccoci giunti alla città dell’Utopia…

MICHELA Dove non si fa mai attracco.

GENNARO Come non detto. Fate conto che vi abbia raccontato l’inizio di una favola.

ALADDIN Adoro favole. Come finisce tua favola?

GENNARO Non lo so. Ci sto lavorando.

DANIELE (convinto) Il tuo è un buon progetto, fattibile.

GENNARO Certo, che è fattibile. Io sono geometra e artigiano, il mio compito è progettare e fare opere funzionanti e concrete. Mica costruisco i castelli in aria. Ma non posso fare tutto da solo, mi serve aiuto e nessuno mi dà retta. (Con preciso riferimento a Giacomo e Michela) Nemmeno i cosiddetti compagni, con i pugni alzati e la cresta bassa.

GIACOMO e MICHELA (risentiti) Caro compagno, si fa quel che si può, e scusa se è poco.

GENNARO (dispiaciuto) Lo so ragazzi, sono tempi duri. Anche per l’Idea vorrei lottare…

GIACOMO Lascia stare, Genna’, i tempi cambiano…

GENNARO Non per me. Io ci credo sempre a una riforma morale…

DANIELE (a Gennaro). A chi ti sei rivolto per illustrare la tua idea? Fra le persone che contano, intendo.

GENNARO (con foga). Possidenti, imprenditori, politici. Amministratori locali, regionali e provinciali. Volevo scrivere pure al papa e al presidente della Repubblica (ridacchiando) ma ho una brutta calligrafia. Aspetto risposte, ma non dalle sfere superiori. Pure lì ho bussato, a suo tempo: picche. Andai a trovare pure uno storico esponente del partito, una ventina d’anni fa. Gli volevo parlare di persona, pensavo: lui tanto bravo a fare i discorsi su “masse e potere” e lotte sociali, avrebbe capito l’importanza del progetto, mi avrebbe indirizzato. Mi aprì la sua donna di servizio di colore, l’onorevole mi ricevette per dirmi che voleva dedicarsi solo alla letteratura e l’ho visto in seguito solo in televisione. Ah, scrissi pure a un certo sindacalista e politico di chiara fama che mi rispose con una bella lettera. (Cerca tra le carte, estrae un foglio, lo porge a Daniele) Ecco, leggi.

DANIELE (legge a voce chiara e forte; in alcuni passaggi Gennaro s’inserirà nella lettura, citando a memoria). Mio caro, ho ricevuto la tua nota, che hai voluto così gentilmente inoltrare. Apprezzo molto…

GENNARO La fierezza…

DANIELE …La fierezza con la quale sostieni di essere comunista, credo che questo elemento se coniugato…

GENNARO Alla coerenza…

DANIELE …Alla coerenza che tu dimostri…

GENNARO Non sia facilmente riscontrabile in militanti di altri partiti…

DANIELE (proseguendo) Questo credo sia il principale elemento, utile alla costruzione di un serio, grande partito. (Pausa, tutti si guardano e nicchiano) Ciò detto, per ciò che attiene la tua proposta credo sia più opportuno che tu esamini con il referente regionale dell’associazione di competenza…

GENNARO E tanti saluti! E io che mi sono dato tanto da fare per sostenere il partito! (pausa, nell’imbarazzo di tutti).

DANIELE (determinato, rivolto a Gennaro) Hai la pianta del progetto?

GENNARO Certo, l’ho fatta io stesso (la dispiega sul bancone. Tutti gli si fanno attorno) Un lotto di terreno o capannoni dismessi da dividere in tanti spazi minori (illustra nel dettaglio), qui l’accettazione con il portiere, il magazzinaggio, la segreteria, gli uffici, lo studio medico…

TUTTI Eeeh?

GENNARO Gli artigiani si possono facilmente incidentare e comunque potrebbero avere problemi legati all’attività lavorativa. Quindi (guardando intenzionalmente Aladdin, che appartato in un angolo ha seguito tutto con attenzione), studio medico con medico competente.

ALADDIN (interdetto) Oh!

GENNARO (riprende) Punto di ristoro e mensa, camere con bagno per ospiti…

TUTTI Ospiti?

GENNARO Rappresentanti, trasportatori, visitatori, mastri artigiani provenienti da zone esterne. Qui i laboratori, e sopra ogni locale l’abitazione dell’artigiano sottostante. Nello spazio interno, vendita e posa in opera, spazio mostra, sala riunioni, tutto da sistemare e organizzare.

MICHELA Carambola! Un sogno!

GENNARO Una realtà, manca solo lo spazio…

GIACOMO Hai detto niente!

GENNARO Uno spazio produttivo per cui ogni singolo artigiano pagherà in proporzione, più un canone aggiuntivo mensile per le spese comuni e il fondo cassa. Chi investe sull’impresa ci guadagna e non ci perde, garantito.

GIACOMO e MICHELA Però!

GENNARO (sguardo circolare, chiede attenzione) Partendo da tale realtà, il Consorzio si doterà degli adeguati strumenti finanziari e con incentivi, contributi e quant’altro (si ode qualche risatina scettica, Gennaro ignora) potrà acquistare lo spazio e adibirlo in funzione della propria attività. (Pausa. Poi, scandendo le parole) Gli artigiani dovrebbero essere italiani o cittadini acquisiti, perché le opere prodotte devono essere frutto dell’operato degli uomini di questa terra… (Tutti mostrano disappunto)… il Made in Italy, avete presente? (Tutti si rilassano, avendo compreso il motivo che spinge Gennaro a difendere e privilegiare la categoria degli artigiani locali) E perché è giusto pensare prima ai propri figli e poi a quelli degli altri, come ogni buon padre di famiglia farebbe. (Rivolto ad Aladdin) Non fraintendermi, io mi leverei il boccone di bocca per chiunque avesse fame quanto me, o anche meno di me, ma ciò non risolverebbe la crisi e non sarebbe giustizia sociale. (Tutti chinano il capo, vivendo il conflitto generato dalle parole di Gennaro).

ALADDIN (assentendo) Tu uomo giusto: più difficile che essere uomo buono. (Gennaro lo guarda riconoscente, nota la stanchezza sul volto del giovane e del cantastorie, apre la brandina e invita i due a stendersi. Presto si sente russare e Gennaro li copre con un vecchio plaid).

MICHELA (infreddolita, batte mani e piedi) Ma qui si muore di freddo, c’è una stufetta da qualche parte?

GENNARO (accende la piastra elettrica) Ecco la stufetta, a me la sera mi fa da scaldino il gatto.

MICHELA Fantastico. Qui si parla di progetti astronomici, e tu Genna’ vivi da anni come un terremotato. Scaldandoti con il gatto, pensa un po’…

GIACOMO (intervenendo con lo stesso tono) In effetti. E poi, se hai disponibilità come dici, tanto da disporre di un capitale che ammonta a centinaia di migliaia di euro, e per di più ancora lavori a bottega, perché ti fai mancare pure il necessario?

GENNARO (provocatorio) C’è dell’altro: io percepisco pure una pensioncina con cui affronto le spese vive. E ho pure l’esenzione per patologia cronica e reddito.

MICHELA e GIACOMO E allora?

GENNARO La volete sapere tutta? Io ho il capitale ma non ho reddito. Gli immobili sono da anni improduttivi e hanno un costo, e qui non batto chiodo. Però pago le tasse e le bollette e pure l’affitto per un magazzino dove ho ammucchiato i macchinari quando ho ridotto l’attività e cambiato ubicazione.

MICHELA E perché non cerchi di liberare tutto e pensare alla tua sistemazione?

GENNARO È proprio quello che voglio fare, da vent’anni a questa parte: sistemarmi come dico io! Ma non da solo!

MICHELA Genna’, tu vivi tra le nuvole.

GENNARO Pare a te, pare a voi. E comunque non è un peccato.

MICHELA Però si paga come un peccato.

GENNARO E io paaago, diceva Totò.

MICHELA (con un’alzata di spalle) Intanto noi (indicando Giacomo) e gli altri compagni (vago gesto della mano) abbiamo fatto colletta: stasera sei ospite all’Ostello, tutto pagato. Ti fai una bella doccia, ti cambi, ceni, dormi in un letto vero con le lenzuola pulite, e domattina colazione a tavolino. Poi passa direttamente in farmacia e fatti medicare il piede… (tira fuori da sotto il bancone un bustone di panni e lo porge a Gennaro).

GENNARO (compunto) Grazie compagna. Grazie a tutti i compagni. Sempre solidali, pronti a dividere il progetto e il boccone…

GIACOMO (pungente) Più il boccone che il progetto…

GENNARO Che dici?

MICHELA Niente Genna’, scherzava.

GENNARO (guardando i due giovani nella brandina che dormono quasi abbracciati) Questi qui, se vogliono, sono già assunti: medico competente e animatore socio culturale.

GIACOMO (c. s.) Nel villaggio di Gennaro.

GENNARO Proprio quello che m’immagino! Casa e bottega!

MICHELA (indicando la porta) Il don!

GENNARO e GIACOMO Il don?

 

 

Il Villaggio di Gennaro di Maria Lanciotti, in versione definitiva, è stato pubblicato con Edizioni Controluce nel 2016 nella Collana Drammaturgia. Tutti i diritti riservati.

 

[Il Villaggio di Gennaro, 2ª parte - segue]


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