Dall’ultimo sopralluogo alla Cappelletta votiva di San Bello, eretta tra fine Ottocento e inizio Novecento a Campovico, Comune di Morbegno, abbiamo scoperto nuovi particolari nell’affresco mezzo fresco; vale a dire, realizzato con colori sia a fresco che a secco. Insieme alla proprietaria Milva Barri, stiamo infatti lavorando per il suo restauro conservativo e desideriamo far conoscere questo bene culturale per la sua unicità ed il suo valore artistico, finora trascurato e comunque poco divulgato.
A favore dell’opera di rinascita della Cappelletta votiva, situata lungo la mulattiera che delimita il confine tra il Comune di Morbegno e il Comune di Civo, proponiamo come Associazione per la diffusione del Fondo Pizzigoni E.T.S., eventi in corso nel mese di agosto 2024 in località Civo e Dazio. Il primo a partire è il laboratorio creativo per bambini del 06 agosto sulla strada sterrata di Roncaglia di sotto. Segue la serata sotto le stelle del 12 agosto con la volta celeste raccontata da Loris, l’esperto del planetario di Lecco che si sposta presso la Chiesa di San Bernardo. Il 20 agosto si cammina di Cappelletta in Cappelletta per far ammirare i precedenti tre restauri al Quadrivio, a San Bernardo, a Santa Croce. Il 23 agosto c’è il concerto di “Alpi Sonanti” a Civo, il 24 agosto il palcoscenico si apre alle arti con musica, canti, poesia, pittura a Dazio. Infine, il 27 agosto l’itinerario si chiude con il tour intorno ai Palazzi di Caspano, dal Palazzo Paravicini al Palazzo del Podestà. Due Palazzi ciascuno con una sua propria identità e caratteristica bellezza tra Umanesimo e Rinascimento.
I sei eventi sono organizzati per incontrarci e condividere momenti di serenità e armonia in montagna. L’impulso è quello di aiutare il restauro della Cappelletta di San Bello che dicevamo essere qualcosa di veramente prezioso nel panorama delle cappellette da recuperare. L'affresco potrebbe essere attribuibile al famoso pittore di Talamona di nome Giovanni Gavazzeni (1841-1907) o alla sua scuola. Gli elementi che conducono alla sua mano maestra sono diversi: la posizione della Madonna in trono con il Bambino Gesù in piedi sul grembo della madre; il colore del mantello blu e dell’abito marrone; il volto squisitamente delicato e dolce di cui resta una porzione rivelatrice del tratto; il fazzoletto bianco finemente merlettato ed annodato all’altezza degli orecchi, come a conferire un tono insieme di bellezza, frivolezza, pudicizia, stile popolano e campagnolo. Si possono rivenire le tracce accennate, eppur lasciate dalla corrosione del tempo, di ben 12 personaggi. Oltre alla Madonna (1) con il Bambinello (2) posizionati al centro, un santo (3) con fazzoletto in mano dietro del quale si intravvedono delle ali, presumibilmente di un angelo (4). Guardando l’affresco nella parete destra si trova raffigurata una donna (5) con abito monacale raccolto in vita da cingolo e sopra al suo capo un piccolo angelo (6) sta per porgerle l’aureola. Nella parete a sinistra ci sono un altro presumibile santo con barba (7) e dietro di lui un angelo (8) di cui restano visibili le ali e un accenno del volto. Non si capisce bene quale dei due personaggi maschili potrebbe essere San Bello. Nella porzione in basso ci sono i volti e le parti del busto nudo di tre personaggi su sfondo rosso, che supponiamo essere le tre anime sante del Purgatorio (9 10 11). Uno dei tre personaggi sembra muoversi con decisione mentre gli altri due sono fermi nel corpo. Tutte e tre guardano verso l’alto il Padre Eterno (12) che rivolge gli occhi verso il basso. Il complesso conferisce una sorta di comunicazione tra il basso e l’alto, e viceversa. Il volto del Padre Eterno è ben conservato e si può ammirare il tratto delicato del disegno che conferisce all’immagine risolutezza e leggerezza.
Si nota un certo contrasto tra i volti. La porzione di viso della Madonna è dolce e serena, si intuisce che sia concentrata sul sostegno da dare al Bambinello, deducibile anche dalla posizione delle braccia che fermano il corpicino vibrante. Il volto del Padre Eterno è come se fosse assorto in pensieri pesanti e gravi, e la croce sul mondo che Egli porge sulla mano destra racchiude questa percezione d’immagine iconografica. I volti dei tre personaggi in basso sono in atto di adorazione, in movimento e finemente espressivi. La staticità della Madonna trasmette la preoccupazione che sembra raccogliere il Padre Eterno.
In definitiva, ci troviamo davanti ad un affresco quasi dantesco che conduce l’umano a ricongiungersi con il divino. Sulla cornice di gronda compaiono le ultime lettere “oni”, forse originariamente era scritto “Ciapponi”, che risulta essere per certo il venditore della Cappelletta ai Barri intorno al 1960.
La Chiesa di San Benigno de’ Medici (1372-1472) è a pochi passi dalla Cappelletta Barri e, dalle note biografiche consultabili in rete (» Treccani.it), si legge che la ridenominazione in “San Bello” deriverebbe dall’aspetto avvenente del santo. Nella tradizione popolare la ridenominazione aveva una funzione propiziatoria, s’invocava San Bello affinché portasse il bel tempo e si avessero buoni raccolti. La Cappelletta è circondata da vigneti. All’interno della Chiesa chiusa si conserva un affresco di San Bello che potrebbe risultare proficuo rivedere per identificare uno dei due personaggi presenti nell’affresco. Per aiutare la ricostruzione dell’affresco, saremmo grati di poter ricevere copia di foto d’epoca sia della Chiesa che della Cappelletta. Informazioni e contatti: sandra.chistolini@uniroma3.it