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In libreria/ Giuseppina Rando. La Poesia come distillato dell’esperienza spirituale 
“Profili di tempo e d’anima” di Domenico Pisana
12 Giugno 2024
 

A un lettore attento non può sfuggire che cogliere il senso profondo della Poesia ed evidenziare il significato di quest’arte così delicata e complessa sia la meta a cui conducono i versi di Profili di tempo e d’anima, ultima pubblicazione di Domenico Pisana, poeta, teologo, critico, scrittore e giornalista.

Un grande messaggio sul valore della Poesia, sui suoi segreti nascosti, sul suo ruolo di faro culturale e civile che ancora le appartiene, nonostante i cambiamenti dell’epoca contemporanea.

L’opera si sviluppa in due parti: la prima Nella dimora dell’inconoscibile tra kronos e Kairos e l’altra Tra immanenza e trascendenza, titoli che prefigurano la portata filosofico-teologica della raccolta poetica rilevando come la letteratura può avere anche il compito di portare alla luce del pensiero l’essere nella sua essenza: l’essere che il tempo consuma, ma che la trascendenza “salva” tramite la relazione col divino.

Il dire poetico di Domenico Pisana comporta così effetti di vasta portata tanto da mettere in connessione i due opposti stati del sentimento e del pensiero e la poesia farsi espressione della vita stessa.

Il pensiero poetante, come un basso continuo, fluisce per tutto il libro: immagini che rispecchiano lo scorrere della vita, ora allietata da eventi felici e amorevoli (Come dono divino / e lieto soffio / di primavera / ti sei aperta alla vita / Greta Maria…) ora da ricordi (Mi rivedo / in spicchi di sole / adagiati sull’erba in ascesa…) ora di mestizia (Il tramonto ombrato di nuvole / accompagna pensieri di malinconia / tracimati dal tormento / di guardare volti di angeli in guerra, / di sentire dalle guglie di Palazzi / rosari di menzogne…) ora di incertezza, di iniquità che portano l’eco di un tempo passato inesorabilmente volato via e irrecuperabile: Mi connetto / a stagioni smorte: speranze che sperai / sorrisi, gioie / sogni in cui i rimpianti / non passano mai / narrano /cieli d’emozioni / impossibili.

Rimane la parola poetica come elemento di accordo, ma anche strumento che serve a marcare il disaccordo dentro la deriva, il disprezzo e rifiuto delle nostre verità relative (Si cercano verità / in pagine sgualcite / in questo tempo d’ombre / ove pure le foglie / sbruffano aliti di rugiada / annerita di veleni / e il sangue dei corpi respira il colore delle idee…).

La parola poetica diventa pertanto parola reale che sta dentro le cose che infiammano / nembi di tenebre e accarezza tutti i piani emozionali (…Mi addolora / la metamorfosi dell’onda europea: / provoca morti, capovolge barconi, [….] Mi emoziona / il filo d’erba / avido di frescura del prato…) senza mai tradire il proprio io, la propria visione intima che regge di fronte quello che appare o si presenta: Cerco / il mio “centro di gravità permanente” / la libertà di essere quel che sono / non ciò che mi vogliono. Quasi una scommessa del poeta con se stesso di resistere in questo tempo che ci dà tutto e ci riduce a niente.

Mente e corpo inscindibili, legati dagli elementi descrittivi e riflessivi della parola poetica sorreggono l’essenza stessa dell’essere lasciando spazio al pathos e all’esistenza in tutte le sue molteplici schegge di senso.

Lungo il cammino tracciato da Pisana viene rilevato, tra l’altro, come sia possibile restituire alla parola la proprietà di parola pensante-interrogante in quanto, intrinsecamente, la parola ha esigenza di domandare, di chiarire a testimonianza della propria etica e volontà di introdursi nello spazio dei problemi che chiedono di essere portati alla luce.

L’esistente (gli occhi stanchi…) incontra e riconosce l’essere nell’attimo risolutivo in cui soffia la speranza e L’arpa della fede / ricompone lo specchio dell’anima / e innalza al cielo / la sua nuova melodia.

Alle ingiustizie, alla deriva di una contemporaneità sempre più caotica ed incomprensibile, Domenico Pisana oppone la propria spiritualità e fede come antidoto alla superficialità ed indifferenza dilaganti, ricorre alla profondità del proprio pensiero declinandolo non solo nel tempo (Kronos e kairos) o negli affetti familiari, ma anche alla visione di una vita autentica come si legge nella nota introduttiva: …La terra è il suolo in cui l’uomo fa esperienza del suo esistere, del suo andare, conoscere, errare, edificare, demolire e ricostruire, del suo lasciare eredità di ombre, di segni e di visioni. La vita che il cuore desidera non semplicemente kronos, ma quella sa farsi kairos, spazio temporale della scelta, delle decisioni, dell’ascolto di sé e dell’altro, relazione col divino, di conoscenza e responsabilità, di comunione e condivisione; spazio di lettura e scrittura, di voce, di canto e d’espressione.

Dichiarazione di poetica e fondamento di etica ossia professione di autentica moralità radicata nell’animo, nell’interiorità e lontanissima dalle esigenze strategiche del “potere” nelle sue varie accezioni.

Tale funzione etica della poetica di Pisana dà vita a composizioni intessute di immagini evocative, finemente curate anche sul piano dell’armonia formale con percorsi ben calibrati che mirano a risolversi in finali conclusioni dove il lettore può attingere per cogliere il senso morale del messaggio del poeta; tale messaggio consiste nella ricerca di una luce salvifica trascendentale che possa sciogliere quei dubbi che la ragione non può risolvere; sospinto dalla fede egli alza lo sguardo oltre la cruda e amara realtà del mondo, accarezzato dall’idea di resurrezione e dalla speranza che la società tutta possa, un giorno, divenire migliore.

In Profili di tempo e d’anima il poeta, percorrendo gli intricati vicoli della dolente condizione umana, compone versi che sanno di silenzio interiore profondo: “Ogni volta che trovo in questo mio silenzio una parola scavata – scriveva Eugenio Montale – è dentro di me come un abisso”. Sta proprio qui il segreto del poeta, nella percezione dell’abisso che istantaneamente diviene supplica urgente, avvolta dal senso religioso del mondo, delle cose e degli uomini. Poesia come distillato dell’esperienza spirituale dell’essere che, nella sacra percezione dell’esistere, si trasforma in appassionata ricerca dell’Altro (l’Inconoscibile) alimentando nel mentre, la fiamma del Mistero di Dio.

 

Giuseppina Rando

 

 

Domenico Pisana, Profili di tempo e d’anima

Operaincerta, Ragusa 2024, pp. 136, 15,00


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